Link’s Awakening fu uno dei migliori capitoli bidimensionali di The Legend of Zelda. Ricordo che lo giocai su un originale Game Boy monocromatico, per poi apprezzare, anni dopo, la sua edizione a colori. Da allora è passato davvero tanto tempo ma, come prevedibile, la formula alla base di questo franchise riesce ad invecchiare bene, straordinariamente bene. Potremmo passare ore a cercare di capire quale elemento renda i vari Zelda dei videogame immortali. La verità è che il game design, quando è davvero di qualità, non conosce lo scorrere del tempo.
Così, 26 anni dopo l’uscita dell’originale, scopriamo di nuovo The Legend of Zelda: Link’s Awakening, nella nostra recensione approfondita.
The Legend of Zelda: Link’s Awakening – Recensione
Data di uscita: 20/09/2019
Versione recensita: Switch
Disponibile su: Esclusiva Switch
Lingua: Italiano
Prezzo di lancio: €59.99
Sponsor: in offerta su Amazon
Il gioco fa da seguito diretto ad A Link to the Past, il capitolo rilasciato su Super Nintendo. Dopo aver sconfitto Ganon, Link si ritrova a naufragare su un’isola. Obiettivo del gioco sarà riuscire a tornare a casa, risolvendo i problemi che affliggono questo strano luogo e svelandone i misteri.
Come spesso accadeva nei vecchi Zelda bidimensionali, la trama non è particolarmente sviluppata. Non trovandoci ad Hyrule, non aspettatevi di trovare le ambientazioni iconiche di questa serie. Niente Kakariko, niente Monte Morte, niente cascate di Hylia. C’è però un villaggio pieno di gente interessante, personaggi come al solito molto caricaturali, stereotipati. E’ fantastico notare come ciascun capitolo di Zelda vanti degli NPC che, in un modo o nell’altro, riescono a rimanere impressi nella memoria del giocatore. Gli abitanti di questo mondo vengono definiti con pennellate caratteriali fortissime, semplici eppure marcate. Bastano una manciata di righe di testo per farci inquadrare un carattere e, fortunatamente, la traduzione italiana non ha snaturato l’opera originale.
Ad ogni modo, se avete già giocato una precedente versione di Link’s Awakening, ricorderete che la storia è una delle più toccanti dell’intero franchise. Eviteremo di fare spoiler, sappiate soltanto che il finale suscita emozioni contrastanti. Non è insomma la solita scarpinata in giro per il mondo per salvare Zelda dalle grinfie di Ganon. Qui si toccano temi un po’ diversi, è una specie di svolta registica che rimane gradevole per tutta la durata del gioco.
The Legend of Zelda: Link’s Awakening – Video recensione
Come per quasi tutti i videogame della serie, anche Link’s Awakening è un adventure purissimo. L’originale era ovviamente realizzato in 2D, mentre su Switch si è optato per un 3D con visuale isometrica. All’atto pratico cambia davvero poco in termini di gameplay, dunque è stato possibile preservare tutti gli ottimi puzzle del gioco originale.
Il sistema di progressione non sarà una novità, se nella vostra vita avete giocato ad uno Zelda qualsiasi. Diversamente dal solito però, Link’s Awakening non si affida a nessun gimmick particolare. Ciascun capitolo della serie tende infatti a incentrarsi su un particolare oggetto o abilità, intorno a cui viene impiantato l’intero design. Pensiamo ad esempio allo specchio/portale di A Link to the Past o alla trasformazione in lupo in Twilight Princess. Gli episodi in cui non esistono gimmick del genere sono davvero pochissimi, e Link’s Awakening è uno di essi.
Questo significa che l’esplorazione e la risoluzione dei puzzle sembrano da una parte un po’ più generiche, dall’altra sfoggiano però una piacevole creatività. Questo non è di certo uno dei capitoli più difficili della serie, sia ben chiaro. Parliamo di puzzle tutto sommato accessibili per chi abbia un po’ di esperienza con gli adventure. Non aspettatevi quindi palazzi dell’acqua in stile Zelda 64, o capolavori di ingegneria come in Twilight Princess.
Ottenere nuovi strumenti espanderà le possibilità di esplorazione di Link, consentendogli ad esempio di saltare, di correre velocemente o di sollevare oggetti pesanti. Rispetto all’originale sono stati apportati tanti miglioramenti. Nella versione Switch di Link’s Awakening i tasti dorsali di destra attiveranno lo scudo, i dorsali di sinistra ci permetteranno di correre, mentre il bracciale che consente di sollevare i massi verrà indossato costantemente. Nell’originale dovevamo invece associare tutti gli oggetti ai due pulsanti disponibili, quindi dovevamo interrompere spesso l’azione per armeggiare con i menu.
Nintendo ha aggiunto in questa riedizione un nuova modalità, che a quanto pare proviene da certi esperimenti fatti su un rumoreggiato Zelda Maker. Un NPC presente nel gioco si offrirà infatti di creare per noi dei dungeon, utilizzando tavolette che troveremo nel corso dell’avventura. Daremo vita ai labirinti stanza dopo stanza, assicurandoci di disporre chiavi e casse del tesoro nei posti giusti.
E’ un simpatico diversivo, che tra le altre cose permette di guadagnare parecchie rupie. Manca purtroppo della profondità e della versatilità di un qualsiasi Mario Maker, limitandosi ad essere un buon minigioco. I puzzle di Zelda possono infatti raggiungere livelli di complessità notevoli, ed è chiaro che utilizzando delle stanze pre-confezionate non si possa aspirare a risultati di chissà che tipo. Speriamo che Nintendo continui con i suoi esperimenti, arrivando magari a proporre un gioco completo che offra una maggiore libertà.
Link’s Awakening oggi
Altra novità importantissima (e anche ovvia) di questo Link’s Awakening è il passaggio ai 16:9. Su Game Boy i giocatori erano vincolati al 4:3, che rendeva l’esplorazione più complicata. Gli scenari erano infatti molto più piccoli, impedivano di comprendere bene in che modo la mappa si collegasse con gli ambienti limitrofi. Se un lato dello schermo era chiuso da una fila di alberi non potevi sapere cosa ci fosse dall’altra parte. Adesso riusciremo a farcene un’idea, alimentando la voglia di esplorare e di trovare un modo per raggiungere luoghi magari inaccessibili.
L’adozione del 16:9 si accompagna tra l’altro a una mappa aperta, simile a quella degli episodi visti su DS e 3DS. Nel Link’s Awakening originale avevamo invece una struttura molto più limitata dalle possibilità tecniche della console. Il gioco caricava, uno dopo l’altro, dei quadri dove si svolgeva l’azione. Arrivati all’estremità del quadro avevamo una breve transizione che ci portava in quello successivo.
A Link to the Past, su Super Nintendo, migliorava un po’ le cose, offrendo un leggero scrolling e caricando ambientazioni molto più vaste di quanto non fosse su NES. Il nuovo Link’s Awakening, invece, si affida ad una mappa completamente aperta.
L’esplorazione è quindi più piacevole, continua, aggiornata se vogliamo.
In quest’opera di rifacimento non si è dedicata però troppa attenzione ai movimenti del protagonista. Link sembra essere ancorato ai vecchi spostamenti in 8 direzioni, senza animazioni di transizione tra una e l’altra. Considerato che utilizzeremo uno stick analogico, nei cambi di direzione noteremo degli “strappi” non esattamente piacevoli.
Nintendo avrebbe potuto tamponare il difetto permettendoci di usare il D-pad, preservando il feeling dell’originale. Ma lo stick analogico sarà la nostra unica opzione.
C’è poi il discorso del comparto tecnico. Link’s Awakening è, in assoluto, un’ottima reinterpretazione di un videogame amato dai fan di tutto il mondo. Gli sviluppatori hanno creato uno stile che ricorda da vicino la plastilina, giocando con shader e rifrazioni. L’effetto finale può piacere o meno, ma di certo appare fresco e originale.
Se l’impatto visivo è piacevole, è altrettanto vero che bisogna fare i conti con le limitazioni della console. Link’s Awakening gira teoricamente a 60 frame al secondo. Come esaminato da Digital Foundry però, il gioco gestisce in maniera bizzarra la sincronia verticale. Quando la scena è troppo complessa, o quando ci sono dei caricamenti sulla RAM, il framerate crolla a 30FPS. Va da sé che passare di botto da 60 a 30FPS è a dir poco fastidioso, e purtroppo succede con una certa frequenza. Il gameplay viene coinvolto, i comandi diventano molto meno reattivi, ma per fortuna si tratta di 1 o 2 secondi per volta.
Nintendo ha cercato di alleggerire il lavoro della console adottando una risoluzione dinamica. Questo significa che giocando in TV avremo delle immagini piuttosto ammorbidite sui bordi, mentre in modalità portatile si nota qualche scalettatura di troppo. Durante l’utilizzo su TV la risoluzione minima è una 720p, mentre in handheld si scende fino a 480p.
Ottimo è invece il lavoro svolto sulla colonna sonora. Le tracce midi dell’originale Link’s Awakening sono state riarrangiate, reinterpretate e trasformate in opere orchestrali. Tributano i pezzi classici, ma non hanno paura di osare inserendo una sfilza di strumenti, modificando qualche nota, aggiungendo spessore.
I pezzi sono tutti riconoscibilissimi, e non dubito che faranno venire la pelle d’oca ai fan di vecchia data. Tra tutti non posso non menzionare la rivisitazione di una traccia presa dal primissimo The Legend of Zelda, che in questa versione orchestrale fa davvero la sua figura.
Consigliato
L’edizione 2019 di The Legend of Zelda: Link’s Awakening svecchia e migliora uno dei migliori capitoli della serie. E’ un gioco attuale, invecchiato molto bene, dotato di un fortissimo carattere e una indiscutibile qualità. Il mondo da esplorare è denso, ci sono tantissime cose da fare, missioni a cui dedicarsi, obiettivi secondari, minigiochi vecchi e nuovi. La difficoltà non è elevata come in altri episodi, manca il senso di soddisfazione di un Ocarina of Time o un Majora’s Mask alla risoluzione di un puzzle. Tuttavia, nel suo insieme Link’s Awakening convince senza lasciare dubbi, e si conferma come un acquisto obbligato per tutti gli amanti del genere adventure, anche se aveste già giocato alla versione originale.
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