We. The Revolution è un titolo indie di una software house polacca uscito un po’ dal nulla. Molti lo hanno definito “judge simulator” (simulatore di giudice per i non anglofoni) e alcuni lo paragonano a quel gioiello di Papers Please. Ma questo gioco è veramente così valido o merita la ghigliottina? Scopriamolo insieme nella nostra recensione.
We. The Revolution – Recensione
Data di uscita: 21/03/19
Versione recensita: PC
Disponibile su: PC
Lingua: Inglese
Prezzo di lancio: €19.99
We. The Revolution è ambientato dopo i fatti della rivoluzione del 1789. Vestiremo i panni di un giudice il cui scopo sarà quello di scalare pian pian la scala gerarchica. Per farlo, oltre destreggiarci nelle aule di tribunale, saremo coinvolti in vari intrighi e assisteremo alle vicende fondamentali del tempo. Vedremo il passaggio dalla monarchia alla repubblica e incontreremo tutti i personaggi chiave come Robespierre, Marat, Danton e anche il famoso pittore David. Premetto però che la storia è molto romanzata, non aspettatevi una grande accuratezza. Tra l’altro, per certi versi sembra anche che il gioco critichi la rivoluzione stessa.
Un indizio della filosofia del gioco lo si trova già nel menù principale. La personificazione della giustizia con la testa mozzata e posta su uno dei piatti della bilancia mentre sull’altro vi è il martelletto da giudice. Il martelletto è più pesante della testa.
Avviato il gioco e dopo una cutscene breve e confusionaria ci troviamo in aula di tribunale. L’imputato è nostro figlio piccolo e dovremo giudicarlo colpevole o meno per un battibecco tra bambini. Il processo non ha alcun effetto sul gioco e ha l’unico scopo quello di farci da tutorial per capire le meccaniche di base.
Per ogni processo avremo sul nostro tavolo quattro elementi. Un giornale riepilogativo con tutti gli eventi e le informazioni sui personaggi, le carte relative al processo, un quaderno dove vengono registrati i dialoghi e il “protocollo” da seguire e infine un altro quaderno per decidere il giudizio finale.
We. The Revolution – Trailer di lancio
Per ogni processo dovremo consultare le carte relative e, attraverso un minigioco, assegnare una spiegazione ad ogni argomento. Ad esempio se nelle carte viene rinvenuta come arma del delitto un coltello collegheremo “coltello” a “indizio”. Ad ogni link corretto otterremo una domanda da porre all’indiziato, che ci aiuterà a cambiare il parere della giuria. Proprio questo sarà infatti il nostro scopo, non tanto la risoluzione del caso in sé.
A seconda del giudizio finale le fazioni in gioco reagiranno con un cambiamento di umore. Se il loro umore sarà basso rischieremo di perdere, mentre quando sarà alto riceveremo un bonus. Ecco perché il martelletto pesa più della testa della giustizia.
Molto importante sarà anche il quaderno del protocollo. Esso contiene delle domande a risposta multipla riguardanti il caso. Rispondendo in modo corretto a più della metà delle domande riceveremo un bonus. In caso contrario saremo penalizzati. Il minigioco purtroppo non è molto intuitivo, e le stesse domande a volte risultano poco chiare.
Concluso il processo torneremo a casa e potremo passare del tempo con la nostra famiglia, elemento in comune con Papers, Please. Ogni membro della famiglia avrà un’influenza su di noi in base al proprio umore, che sarà a sua volta determinato dalle nostre azioni.
Proseguendo nel gioco saremo coinvolti in una serie di intrighi che determineranno infine il controllo di Parigi. Potremo impiegare i nostri agenti per controllarne le diverse zone. In base alla nostra influenza saremo poi agevolati o meno nel corso dei processi.
Lo stile grafico di We. The Revolution è piuttosto piacevole
Altra meccanica che entra in gioco sono gli intrighi. Con un intrigo potremo sbarazzarci di un avversario nella scala gerarchica e guadagnare reputazione. A volte dovremo scegliere in che modo risolvere una questione oppure dovremo cercare di convincere di qualcosa un altro personaggio. Creeremo un discorso abbastanza convincente attraverso un ulteriore minigioco, dove sceglieremo tono e argomenti in base all’atteggiamento dell’interlocutore. Le meccaniche non sono particolarmente efficaci, alla fine saremo costretti ad imparare a memoria i toni giusti in base al personaggio.
We. The Revolution prevede anche un sistema di battaglie, basato sul classico carta, sasso, forbice. Anche in questo caso risulta purtroppo difficile capire la strategia adatta. Non abbiamo nessuna informazione sulle statistiche delle nostre unità, e le unità nemiche sono completamente diverse da quelle a nostra disposizione. Anche scegliendo la modalità che offre un risultato migliore potremmo comunque subire più perdite del dovuto. Inutile dirlo, c’è un fattore RNG preponderante.
Una delle principali pecche del gioco, è che le nostre scelte non hanno praticamente alcun effetto tangibile. Nonostante le miriade di opzioni durante gli intrighi, nei processi e nelle dinamiche famigliari avremo infatti due soli finali. Finale che verrà semplicemente determinato durante uno stupido colpo di scena verso la fine del gioco. Gli stessi sviluppatori hanno ammesso di aver voluto concentrarsi su piccole scelte con piccoli risultati piuttosto che su molteplici finali diversi.
Ma allora che senso ha tutta questa presunta libertà, se poi non c’è nessuna differenza tra una run e l’altra?
Inoltre, vi ricordate delle battaglie? Bene, a metà del gioco diventeranno una presenza fissa. Io ero talmente concentrato sulle battaglie che cercavo di risolvere i processi il più velocemente possibile per passare alla successiva. Lo scopo tanto, come detto prima, non è risolvere i casi in maniera corretta ma cercare di rimanere in vita.
We. The Revolution pecca in numerose meccaniche
Se per metà gioco tutto sembrava avvincente, con tante cose da fare, decisioni da prendere. L’altra metà si rivelerà pura agonia, fino a raggiungere un finale che sarà sempre lo stesso.
Altra pecca è la trama. La prima metà ci farà vivere le vicende della rivoluzione francese che, per quanto romanzata, è parecchio interessante. Poi diventa un disastro. Un colpo di scena introdurrà un nuovo antagonista, assolutamente banale sia nelle motivazioni che nel comportamento.
E per infilare il dito nella piaga ci sarà di mezzo pure il politically correct. Ad un certo punto saremo costretti a nominare nostro generale un ragazzo di colore, e fin qui nessun problema. Peccato che il personaggio non abbia alcun nesso con la trama, né abbiamo idea di chi sia. È totalmente buttato lì a caso, senza alcun motivo.
E visto che siamo in tema ci toccherà pure vedercela con la lotta femminista del tempo che, neanche a dirlo, sarà piena di luoghi comuni.
Da evitare
Sinceramente avrei voluto dare una bella valutazione a questo We. The Revolution. La grafica è piacevole, c’è un buon senso di immersione storica. La prima metà del gioco è intrigante, sottolinea come la sete di potere possa essere distruttiva. Ma se non vengo premiato per le scelte che compio e non ottengo alcun cambiamento nella storia mi passa la voglia di giocare. Per non parlare poi della piega illogica presa improvvisamente dalla trama, e delle meccaniche poco chiare.
Forse gli sviluppatori avrebbero dovuto concentrarsi più su storia e finali, che sulla miriade di mini giochi.
Sono comunque fiducioso che lo sviluppatore possa imparare dai propri errori e migliorarsi per il prossimo videogame.
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