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Licenziamenti Ubisoft: chiude sviluppatore, The Division subisce

Ubisoft sta per licenziare 185 dipendenti. Sì, avete sentito bene. Centottantacinque persone che perderanno il lavoro. E non è tutto: chiuderanno uno studio di sviluppo, quello di DJ Hero, e ridimensioneranno altri studi. Tra le vittime c’è anche Ubisoft Leamington. Ma non finisce qui: i tagli arriveranno anche a Düsseldorf, Stoccolma e Ubisoft Reflections. Centottantacinque licenziamenti. Una cosa brutta, ovviamente. Persone che perdono il lavoro, famiglie che rischiano di finire in difficoltà. Ma sapete cosa? Non voglio fare il solito piagnisteo. Perché c’è qualcosa di più grande dietro a questi licenziamenti Ubisoft. Qualcosa che puzza di strategia, di calcolo, di manovre aziendali sporche.

Ecco, la cosa da notare è che in molti sostengono che questi non siano licenziamenti casuali. Questi tagli farebbero parte di una manovra più grande, una manovra di pre-acquisizione. Perché? Per evitare che i licenziamenti vengano fatti sotto il nome di chi acquisirà l’azienda. Sì, avete capito bene: stanno pulendo il terreno prima di passare il testimone. E chi potrebbe essere questo acquirente? Ma naturalmente Tencent, il colosso cinese che già possiede mezzo mercato del gaming. Ubisoft sta cercando di prendere accordi con Tencent per capire come gestire la situazione. Devono decidere se uscire dalla Borsa e privatizzarsi completamente, oppure optare per questa nuova soluzione di cui si parla da un po’: la creazione di un nuovo team di sviluppo, una nuova azienda che sarà posseduta dalla famiglia Guillemot e da Tencent, con molto più potere decisionale in mano ai cinesi. Questa sembra essere la soluzione più probabile al momento.
Ma c’è un’altra opzione sul tavolo: Tencent potrebbe acquisire alcune delle IP di Ubisoft. Tuttavia, a quanto pare, la strada che stanno percorrendo è quella della fondazione di un nuovo team, una nuova squadra che possiederà la maggior parte delle IP di rilievo di Ubisoft.

Ma il problema, al di là di questa soluzione con Tencent, è che Ubisoft rimane con una gigantesca gatta da pelare: le proprie dimensioni colossali. L’azienda è diventata un mostro, un gigante con un organico totalmente fuori controllo. Parliamo di 20.000 dipendenti e 40 team di sviluppo (anzi, 39, dopo questi licenziamenti). È chiaro che questa situazione non è sostenibile. Lo dicevano svariati analisti, e lo sappiamo più o meno da fine novembre: si parla di 13.000 licenziamenti che dovranno avvenire tra adesso e dopo questa acquisizione-fusione.

E qui arriva il punto cruciale: Tencent non vuole trovarsi nella posizione di dover licenziare 13.000 persone subito dopo l’acquisizione. Perché? Perché sarebbe un disastro di immagine. Quindi, cosa fanno? Si accordano affinché i licenziamenti li gestisca Ubisoft in anticipo. Pulizie di primavera, insomma. Riducono le spese, tagliano i costi, e preparano il terreno per Tencent. Perché Ubisoft, con 20.000 dipendenti, ha delle spese gigantesche. E non stiamo parlando di spiccioli. Prendete, ad esempio, il rinvio di Assassin’s Creed Shadows: è costato all’azienda circa 20 milioni di dollari. Venti milioni solo in stipendi per gli sviluppatori.

Ora, la famiglia Guillemot ha il 14% delle azioni di Ubisoft, mentre Tencent ne ha il 9,99%. Cosa vogliono fare? Eliminare dipendenti il più possibile. Questi 185 licenziamenti sono solo l’inizio. 185 poveri cristi che stanno perdendo il lavoro e che faranno da apripista per il resto dell’anno. Sono solo i primi. Stiamo solo a gennaio, ragazzi.

E insieme a queste notizie, ce n’è anche un’altra da leggere e interpretare: il rinvio a data da destinarsi del nuovo DLC di The Division 2. La motivazione ufficiale? “Dobbiamo migliorarlo per assicurarci che la qualità sia il più possibile elevata per i nostri giocatori.” Bla bla bla, le solite stronzate di rito. Ma la verità è che Ubisoft sta cercando di ridurre le spese ovunque possibile.

Inizialmente, l’intenzione di Ubisoft era quella di sfruttare The Division 2, un live service che gli ha fruttato un bel po’ di soldi, per rivitalizzarsi. Volevano renderlo più user-friendly, ottimizzarlo, e lanciare una nuova campagna marketing per attirare nuovi giocatori. Ma a quanto pare, stanno avendo difficoltà anche con questo DLC. Un DLC massiccio, per carità, ma che avrebbe dovuto uscire entro marzo. Invece, ora dicono che mancherà le aspettative iniziali e non arriverà durante l’anno virtuale in corso. E se andiamo a leggere le opinioni online, c’è chi ha fatto delle analisi della situazione, contestualizzando questo rinvio alla luce delle difficoltà economiche della compagnia. È possibilissimo che una parte dello staff che lavora al franchise di The Division (ricordiamoci che stanno sviluppando anche The Division 3) stia venendo ridotta. E quindi, semplicemente, non hanno più abbastanza persone da buttare sul DLC. Stanno cambiando strategia, ma ancora una volta, tutto dipende dall’acquisizione.

E qui arriva il punto: Ubisoft è un’azienda totalmente paralizzata. Parliamo di grandissimi, profondi cambiamenti strutturali che vedremo nel corso di quest’anno. Il futuro dipenderà da come e quanti saranno i licenziamenti Ubisoft. Perché questa compagnia diventerà piccola. Molto più piccola di quanto non sia adesso. E tutti i progetti che stanno portando avanti? Beh, non saranno più in grado di mantenerli da qui a pochissimo tempo.

Quindi, riassumendo: Ubisoft sta affondando. Sta licenziando, sta chiudendo studi, sta rinviando giochi e DLC. E tutto questo mentre cerca di prepararsi per un’acquisizione che potrebbe cambiare tutto. Ma la domanda è: cosa resterà di Ubisoft dopo tutto questo? Un guscio vuoto? Un nome senza anima? Perché, ragazzi, una cosa è certa: questi licenziamenti Ubisoft non sono solo numeri. Sono il segnale di un’azienda in crisi, di un modello di business che non regge più. E mentre i dipendenti perdono il lavoro, noi giocatori ci chiediamo: cosa ci aspetta nel futuro di Ubisoft? Perché, onestamente, non vediamo l’ora che questo periodo di instabilità possa finire, in un modo o nell’altro.

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