Ubisoft assume sviluppatori incapaci

Un dipendente di Ubisoft rimasto anonimo, avrebbe recentemente inviato tramite pdf una serie di informazioni allo youtuber americano AccolonTV. Precisiamo che non ci sono prove di alcun tipo, e he potrebbe trattarsi di una semplice indiscrezione, ma quanto segue è ciò che lo youtuber ha riportato.
Il messaggio includeva dettagli sulle difficoltà interne dell’azienda, accompagnato da un documento redatto dal team di marketing e ricerca di Ubisoft. Questo documento evidenziava i principali fallimenti della compagnia, sottolineando che lo sviluppo dei videogiochi è ormai ridotto a una semplice linea di produzione. A questo si aggiunge il fatto che molti degli sviluppatori Ubisoft vengano considerati a tutti gli effetti dei “pesi morti”.

Secondo il documento, la creatività viene soffocata da infiniti livelli di burocrazia, paragonabili all’esperienza di “fare la fila alle poste”, ma applicata allo sviluppo di videogame. Ubisoft, con i suoi circa 20.000 dipendenti, sembra essere diventata un’entità eccessivamente macchinosa e inefficiente. Nel pdf si riporta che l’azienda potrebbe tranquillamente dimezzare il personale, licenziando 10.000 persone, senza che la qualità dei giochi o il loro output complessivo ne risentano.

Un altro grave problema riguarda i team di QA (Quality Assurance), che incontrano enormi difficoltà nel segnalare bug e proporre correzioni agli sviluppatori. Il processo richiede settimane di riunioni solo per ottenere l’approvazione dei fix. Questo problema, pur comune ad altri studi, è particolarmente accentuato in Ubisoft, come si evince dalla qualità scadente e dalla mancanza di ottimizzazione nei giochi rilasciati.

La complessità si aggrava nei giochi open world, dove il livello di dettaglio e interattività richiede un team esperto e ben organizzato. Tuttavia, la struttura interna di Ubisoft sembra creare gerarchie informali tra i dipendenti, basate più sulla loro popolarità o attivismo politico che sulle competenze tecniche.

I dipendenti sono suddivisi in tre categorie:

  1. Superstar: sviluppatori di grande talento e fama, la maggior parte dei quali ha già lasciato Ubisoft.
  2. Bravi sviluppatori: persone di talento, ma non abbastanza affermate da trovare facilmente lavoro altrove.
  3. “Pesi morti”: dipendenti con scarse competenze tecniche che prosperano grazie al loro impegno politico interno.

Un produttore di Ubisoft ha ammesso che il team più giovane e inesperto nella storia di Assassin’s Creed ha lavorato all’ultimo capitolo della saga, il già tanto discusso Shadows. Molti di questi dipendenti (che potrebbero anche essere tirocinanti), assunti a basso costo, non dispongono della preparazione sufficiente per gestire progetti del genere, e sono uno dei principali motivi per cui la compagnia decide spesso e volentieri di affidarsi all’outsourcing di una parte dei propri progetti.

L’email dell’insider sottolinea come Ubisoft sembri prioritizzare il cambiamento sociale e l’attivismo interno rispetto allo sviluppo di videogiochi di qualità e alla selezione di sviluppatori capaci. Questa politica aliena i talenti rimasti, che spesso si trovano a lavorare con colleghi poco competenti o impegnati in discussioni politiche irrilevanti per il contesto lavorativo.

L’azienda possiede studi in tutto il mondo, tra cui Canada, Stati Uniti, America Latina, Europa, Asia e Australia. Tuttavia, nonostante questa rete capillare, Ubisoft ricorre frequentemente a studi di terze parti per completare i suoi progetti.

Secondo il documento trapelato, i giocatori casual acquistano in media 1,4 videogiochi all’anno, basandosi spesso sulle raccomandazioni di gamer esperti o influencer. I blockbuster tripla A di Ubisoft, pur avendo budget enormi, si trovano regolarmente superati in termini di successo e qualità da giochi indipendenti più piccoli e focalizzati.

Questo dimostra l’incapacità di Ubisoft di adattarsi ai cambiamenti del settore. Nonostante siano consapevoli dei propri errori, l’azienda continua a perpetuarli. Esempi di giochi ben fatti in passato, come Child of Light e Valiant Hearts, sono ormai un ricordo, dato che i loro creatori hanno lasciato Ubisoft anni fa.

Un esempio positivo di outsourcing viene da Nintendo, che ha collaborato con piccoli studi indipendenti, supervisionando i progetti per garantire qualità e coerenza. Ubisoft, invece, sembra lasciare agli studi esterni il controllo delle sue IP, perdendo così l’opportunità di migliorare le sue competenze interne.

La situazione descritta dall’insider di Ubisoft dipinge un quadro preoccupante: un’azienda intrappolata in una gestione inefficiente e incapace di valorizzare il talento. La loro strategia attuale, incentrata più su politiche interne che su obiettivi chiari e produttivi, rischia di compromettere ulteriormente il futuro della compagnia.

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