Il 15 Febbraio 2019, un mese prima del lancio di The Division 2, Ubisoft e Massive pubblicavano un tweet, con tanto di immagine allegata, in cui ribadivano che il gioco avrebbe garantito il matchmaking per tutte le attività, a prescindere dal livello di difficoltà. Così è stato fino a poche ore fa, quando Alexandre Guenounou (del team marketing dell’azienda) ha fatto sapere sempre attraverso Twitter che il nuovo raid non avrebbe utilizzato un sistema di formazione automatica del party.
“No, non c’è alcun matchmaking. Dovrete creare un party attraverso le liste del clan, le friend list, o invitando altri giocatori mentre siete negli spazi social del gioco, prima di lanciare il raid.”
La notizia è a dir poco deludente per la stragrande maggioranza dei giocatori. Ubisoft sta venendo meno alla parola data, sia attraverso post su Twitter, che infografiche, che a conti fatti sono il nero su bianco della nostra epoca digitale.
Il punto è che, per quanto non abbiamo ancora visto il raid, è altamente improbabile che esistano motivi validi per rimuovere una funzione tanto basilare. A dimostrazione di ciò possiamo portare due esempi estremi, attualmente ai poli opposti, ovvero Destiny 2 e Final Fantasy XIV.
L’immagine in cui Ubisoft confermava che The Division 2 avrebbe avuto il matchmaking per tutte le attività
Il franchise di Destiny ha sempre imposto delle fortissime limitazioni al matchmaking, e Bungie ha puntualmente ignorato le richieste della community. Secondo i dati di Maggio 2018, solo il 7,1% dei giocatori di Destiny 2 aveva completato uno dei raid. E’ una percentuale estremamente bassa, causata principalmente dall’assenza del matchmaking.
Precisiamo: i raid di Destiny e di Destiny 2 hanno meccaniche piuttosto complesse, spesso anche inutilmente complicate, giusto per il piacere di renderci la vita difficile. E’ però altamente improbabile che The Division 2 voglia offrire contenuti altrettanto astrusi. Tra enigmi, puzzle e gimmick di vario genere, i raid di Destiny richiedono una certa conoscenza delle strategie, una buona coordinazione e un margine di errore piuttosto basso. La fusione tra elementi tipici da shooter, altri da puzzle game, e altri ancora più tipici dei platform 3D, rendono i raid di questo franchise impegnativi.
Detto questo, affidandosi al matchmaking si permetterebbe a tanti giocatori di farsi le ossa, si imparerebbe insieme, si potrebbero spiegare le meccaniche in chat vocale o testuale. Si creerebbe insomma quel tipo di competenza che cresce nel tempo, e che porta a un progressivo miglioramento delle proprie capacità.
E’ ovvio che l’esperienza in matchmaking non possa essere qualitativamente paragonabile a quella di un gruppo statico, affiatato e rodato. Final Fantasy XIV ne è una dimostrazione, rivelandosi una specie di terno al lotto ogni volta che aggiungiamo giocatori trovati a caso. Il punto è che a volte questa è l’unica soluzione, e una soluzione potenzialmente mediocre è sempre meglio di nulla.
E’ improbabile che i raid di The Division 2 possano essere complessi come quelli di Destiny
Magari aggiungerai in party qualcuno che non ha esperienza, però sarai in grado di partecipare all’attività, magari sconfiggerai un boss, forse prenderai qualche loot. Certo, probabilmente non arriverai al nemico finale, e magari non vincerai, l’amarezza e la frustrazione saranno sempre dietro l’angolo. Ma col tempo è possibile che le cose diventino più facili, magari conoscerai qualcuno strada facendo, scambierai due parole, ci si aggiungerà in lista amici e si cercherà di riprovare, in un altro momento, insieme, dando vita senza accorgersene a un party statico.
Essenzialmente Massive deve capire che una gilda o un clan non sono necessariamente gruppi di amici. Non stiamo lì per scambiare quattro chiacchiere, ma solo per ottenere dei bonus all’interno di un videogame, per avvantaggiarci in un modo o nell’altro. Esistono le eccezioni, certo, ma sono per l’appunto eccezioni.
I membri della gilda sono spesso dei perfetti sconosciuti, esattamente come la gente che potresti trovare in matchmaking.
E se per un motivo o per un altro non riuscissi a progredire all’interno del raid, nulla vieta al team leader di analizzare l’equipaggiamento dei giocatori, controllarne le performance ed eventualmente valutarne la rimozione, o magari spiegargli come affrontare meglio un determinato segmento. Ci sono tante soluzioni, e sta ai giocatori trovarle. Ubisoft e Massive devono semplicemente darci la possibilità di trovarle, senza imporre la loro visione distorta di come dovrebbero essere le cose. Proprio questo è stato l’errore di Bungie, e non ha ricevuto altro che critiche, giustamente.
Di nuovo, dubito che The Division 2 possa avere un raid con meccanismi complessi come in Destiny, credo che la posizione dello sviluppatore sia totalmente da rivedere.
The Division 2 può imparare da Final Fantasy XIV, che dà una possibilità di scelta
In tutto ciò non si sta tenendo conto di quanto siano cambiate le abitudini dei giocatori. Il matchmaking è uno standard importantissimo del gaming moderno. Lo si utilizza praticamente per tutto, rende le esperienze molto più immediate ed elimina, per quanto possibile, i tempi morti.
Al di là dei ragazzini, ci sono tantissimi giocatori che hanno impegni improrogabili nella vita quotidiana. Può trattarsi di scuola, di università, di lavoro, magari semplicemente della famiglia o dei figli.
Quando riesco a trovare un ritaglio di tempo libero non desidero andarmene alla ricerca di gente in friend list, né farmi un giro di telefonate per sapere chi è disposto a fare un raid. E’ il motivo per cui ho smesso di affrontare i raid su Destiny 2.
Voglio aprire un videogame, schiacciare un pulsante e aspettare che inizi la partita. Senza restrizioni, senza dover fare nervi pensando al fatto che non riusciamo a far combaciare gli impegni di tutti. E nel caso di The Division 2 si tratterebbe degli impegni di ben 8 persone.
Ai tempi di World of Warcraft e di Final Fantasy XI, quando avevamo parecchi anni in meno sulle spalle, eravamo arrivati all’estremo di considerare il gaming quasi come una sorta di lavoro. Forse non si trattava esattamente di dipendenza, ma ti incazzavi sul serio quando qualcuno sbagliava qualcosa e perdevi un evento impegnativo. Ricordo ancora dei wipe colossali dentro Dynamis, o gli Stun non partiti da Khimaira. Ci incazzavamo perché avevamo un mare di tempo da dedicare al gioco, era una nostra priorità. Una priorità che crescendo ha dovuto per forza di cose ridimensionarsi. E oggi, ciò che cerchiamo, è accessibilità.
Il raid di The Division 2 andrà live il 16 Maggio 2019
Ubisoft ha promesso un raid, e ha promesso che tutti gli eventi di The Division 2 avrebbero avuto il matchmaking. Tutte le attività sono già strutturate intorno al matchmaking: non avrebbe senso eliminarlo proprio da quella che suscita il maggior interesse della community.
Non promettermi un raid gratuito, se poi intendi bloccarlo dietro un gating inutile. E non tagliarti le gambe da sola. Continuare su questa strada significa implementare un contenuto che giocherà solo una percentuale ridotta dei tuoi utenti. Nel frattempo gli altri giocatori se la prenderanno con te, ti accuseranno di aver portato avanti pubblicità ingannevole, i content creator parleranno male del tuo prodotto, la community diventerà più rumorosa sentendo che non la ascolti. Creerai una situazione di malcontento generale che avresti potuto evitare con una semplicità estrema.
E sarebbe veramente da imbecilli.
Analisi perfetta: concordo