Triste ma vero, l’innovazione nel mondo dei videogiochi si ferma agli indie. Se cercate freschezza e genialità nei titoli più commerciali sbagliate infatti strada e anzi, spesso e volentieri, più che andare avanti noterete che si torna addirittura indietro. Questo a causa di un’industria sempre meno interessata a stupire ma ad assuefare monetizzando, senza investire in idee brillanti per evitare di prendersi rischi non necessari. Ai giocatori PC, comunque, le alternative non mancano mai e tra piattaforme di crowdfunding, itch.io, GOG e quant’altro non si resta mai totalmente a secco di indie. Il luogo fertile per eccellenza in termini di coltivazione dei talenti rimane ovviamente Steam. Come dal letame nascono i fiori, dalla montagna di sterco in accesso anticipato sulla piattaforma Valve ogni tanto esce fuori qualche capolavoro capace di inventare o ridefinire un genere. E sì, ci riferiamo proprio a Slay the Spire, oggetto della recensione odierna.
Slay the Spire – Recensione
Data di uscita: 23/01/2019
Versione recensita: PC
Disponibile su: PC
Lingua: Italiano
Prezzo di lancio: €20.99
Inutile nasconderlo. Qui ci troviamo di fronte a un titolo straordinario, sia nel concept che nella realizzazione. Si tratta di un misto inedito fra roguelike e gioco di carte, due generi incredibilmente difficili da mettere d’accordo e che invece qui convivono in armonia all’interno di una formula pressoché perfetta. In modo simile ai casi di Darkest Dungeon, Crypt of the Necrodancer, Into the Breach e così via, Slay the Spire riesce a crearsi il proprio sottogenere. Il risultato è allo stesso tempo semplice e profondissimo, in grado di conquistare sia assoluti novizi che veterani dei card game.
Ma come funziona nell’atto pratico? Similmente a un JRPG, dove però le mosse sono rappresentate dalle carte in mano. Si possono giocare solo un numero limitato di carte per turno ed è essenziale prestare attenzione a salute, denaro ed equipaggiamento. Le componenti di Slay the Spire, ovvero esplorazione, gestione delle risorse, progressione e combattimenti, derivano da generi differenti. Il primo rientra nella filosofia roguelike, e infatti le mappe che esploreremo si strutturano in complesse ramificazioni generate casualmente. Ciascuna può contenere mostri normali, elite, negozi, tesori ed eventi speciali.
Qui entriamo in gestione delle risorse e progressione, legate a doppio filo alla costruzione del mazzo. Partiamo inizialmente con un mazzo da 10 carte, che varia a seconda dell’eroe scelto. Questi ultimi, tre in totale, possiedono abilità e carte ben diversificate tra loro. Il primo si concentra su danno e resistenza, il secondo sulle combo e gli status, il terzo sulla manipolazione degli elementi magici. Le meccaniche convincono: quasi nessun effetto casuale e tanto spazio all’inventiva per plasmare il proprio stile di gioco.
Slay the Spire miscela in modo brillante card game e RPG
Chiaramente all’inizio della partita avremo a disposizione un deck basilare. È possibile migliorarlo aggiungendo carte vinte sul campo di battaglia o acquistate dai mercanti. Alternativamente potremo tentare la sorte negli eventi, simili a quelli visti in Hand of Fate, dove una risposta sbagliata può rivelarsi piuttosto penalizzante nell’economia della run. Slay the Spire consente anche di rimuovere e potenziare singolarmente le carte del proprio mazzo per ottimizzare i pescaggi e ottenere nuovi bonus. Non l’abbiamo detto finora ma essendo un roguelike se si perde si riparte da capo. L’esperienza accumulata fin lì confluirà nello sblocco di carte utilizzabili nel deck base.
Finire KO non è poi tanto difficile, soprattutto se non pianifichiamo adeguatamente il da farsi. I boss che ci aspettano a fine livello non le mandano a dire e possiedono un elevato numero di punti vita e margini di danno. Visto e considerato che di boss dovremo affrontarne 4 e già dal secondo la difficoltà sale vertiginosamente, arrivare al piano successivo non è affatto uno scherzo. Capita di trovarsi in una partita apparentemente perfetta e poi venire disintegrati in un paio di colpi dal demone gigante di turno. In realtà, comunque, Slay the Spire ne sceglie 4 da un totale di 10 e lo fa in modo casuale quindi magari con un po’ di fortuna potrebbe apparirne uno più abbordabile. Tra le altre cose c’è anche la possibilità di scegliere tra run normale a 4 piani, infinita con leaderboard oppure personalizzata per controllarne le variabili e aumentare ancora la difficoltà.
Il fattore RNG non manca, ma Slay the Spire è decisamente onesto col giocatore
Sta di fatto che in Slay the Spire non ci siamo mai trovati davanti a uno sbilanciamento né a un momento frustrante. Il 90% di quello che succede dipende dal giocatore, non dal caso, e si decide in fase di deckbuilding. Gli scontri veri e propri rappresentano il coronamento delle decisioni prese durante la costruzione del mazzo. Essi funzionano in modo semplice e intuitivo. Basta trascinare fuori le carte per giocarle, sul nemico se si tratta di danni o sul nostro personaggio se si tratta di buff o armatura. L’armatura, per la cronaca, serve ad assorbire i colpi nemici e, considerando che non ci si cura tra uno scontro e l’altro, averne almeno una decina ogni turno fa davvero comodo. Al resto ci pensano artefatti e oggetti, i primi deputati a fornire bonus passivi e gli altri attivi con utilizzi limitati. Tranquilli, capirete tutto già dopo un paio di partite.
Aiuta sicuramente un’interfaccia veloce, pulita ed efficiente, perfetta per l’utilizzo con mouse. Abbastanza complete le impostazioni audiovisive, presente la lingua italiana e nessuna traccia di bug o problemi di ottimizzazione. Del resto non ci sono ambientazioni 3D e illuminazioni dinamiche da gestire, giusto sprite e ambientazioni bidimensionali non proprio dettagliatissimi. Animazioni ai minimi termini, piattezza cromatica, scarsa varietà nel design estetico: il comparto artistico è senza dubbio il punto debole di Slay the Spire. In compenso la colonna sonora, che ricorda lo stile compositivo di John Williams, è uno spettacolo. Recuperatela su Steam, è un DLC venduto al prezzo stracciato di 4,99€. Vale fino all’ultimo centesimo.
Consigliato
Dopo 2 anni di sviluppo autonomo e appena 1 in accesso anticipato su Steam, i ragazzi di Mega Crit Games ci hanno regalato un titolo a dir poco incredibile. Il sistema di Slay the Spire è rodato talmente bene da creare subito dipendenza e le meccaniche sono tarate al millimetro per offrire la miglior esperienza da gioco di carte single player in circolazione. La popolarità che nel corso del tempo si è guadagnato su Youtube e Twitch partendo praticamente da zero parla da sé. Lo consigliamo ad occhi chiusi sia agli amanti dei roguelike che dei giochi di carte, e più in generale a chiunque sia interessato a mettere le mani sull’ultimo gioiellino uscito dal mercato indipendente. Complimenti agli sviluppatori.
Pregi | Difetti |
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