A dispetto della nobiltà del genere, i giochi puramente stealth sono ormai diventati una nicchia quasi invisibile. Oggi il mercato punta decisamente più verso l’azione frenetica e meno sul ragionamento, sulla tattica e sul tempismo. Eccezion fatta per franchise come Metal Gear e Dishonored il genere viene mandato avanti più che altro da sviluppatori indipendenti. Questi guardano con nostalgia alle produzioni degli anni ’90, ne omaggiano la memoria costruendo titoli dalla struttura old school. Uno di questi è Serial Cleaner, stealth game retrò anche nell’atmosfera, creato dai polacchi di iFun4ForAll e disponibile in multipiattaforma. Attratti dalle premesse, ci siamo tuffati nella versione PS4 del titolo. Vediamo cosa ne è uscito fuori nella nostra recensione.
Serial Cleaner
Il modo migliore per descrivere Serial Cleaner è definirlo un post-Hotline Miami. Se nell’opera di Dennaton si ammassavano cadaveri su cadaveri a colpi di shotgun, qui si ripuliscono le scene del crimine. Il protagonista è infatti un addetto alle pulizie su commissione il cui compito consiste nel rimuovere ogni traccia sospetta e potenzialmente incriminata dai luoghi dove si sono svolti degli omicidi, naturalmente da sotto il naso delle forze dell’ordine. C’è una piccola trama in sottofondo ma nulla di trascendentale, giusto un filo logico tra i vari contratti. Il punto focale dell’esperienza viene racchiuso quasi interamente nel gameplay.
Serial Cleaner: Trailer di lancio
Le meccaniche si contano sulle dita di una mano e sono abbastanza immediate. L’obiettivo, come detto poc’anzi, è quello di “smacchiare” le location più insanguinate servendosi di un’aspirapolvere, dell’ambiente circostante e soprattutto del proprio ingegno. Generalmente bisogna recuperare un certo numero di corpi caricandoli nel bagagliaio dell’auto parcheggiata all’ingresso del livello. Più avanti gli incarichi cresceranno in gravosità e dovremo occuparci anche di raccogliere diversi oggetti e rimuovere pozze di sangue. A missione compiuta torneremo alla station wagon per uscire di scena e riscuotere il compenso.
Il lavoro del Serial Cleaner non è però così facile come sembra. Questo perché in ogni scena del crimine sono di pattuglia svariati poliziotti ed essere scoperti significa game over quasi istantaneo. La visuale dall’alto (con l’ausilio del comodo zoom out) ci aiuterà ad avere una panoramica completa dei pattern nemici e del loro cono visivo da evitare per non allertarli. Compito agevolato dall’IA a dir poco carente che si muove sempre allo stesso modo e non ispeziona i nascondigli sparsi per i livelli consentendoci di abusarne ogniqualvolta si rischi di mandare a monte la copertura.
Serial Cleaner tinge le ambientazioni di sangue
Questi ultimi, insieme ad altre chicche come scorciatoie e trappole, rinforzano l’elemento strategico del level design. I percorsi da intraprendere sono a discrezione dell’utente, non esistono strade obbligatorie che ne limitino la libertà d’azione. In tal senso il gioco cattura lo spirito dei classici dello stealth e verrà sicuramente apprezzato dagli amanti del genere. Tuttavia la mancanza di vere innovazioni alla formula e la scarsissima varietà sia in fatto di meccaniche sia di contenuti si fa evidente nel corso della progressione in game. La quarantina di livelli in totale, tra campagna e scenari bonus ispirati a certe pellicole storiche, non è riuscita a entusiasmarci particolarmente a causa della ripetitività di fondo e della breve durata (2-3 ore complessive).
Anche graficamente Serial Cleaner non fa gridare al miracolo. Il carattere non gli manca, è evidente, ma a nostro parere la scelta stilistica limita leggermente la giocabilità. Le ambientazioni non rendono bene il senso di profondità, si finisce spesso per imbottigliarsi all’interno di vicoli o scambiare ostacoli per vie d’accesso. L’art style angolare non ci ha dunque convinti al 100%, così come la soundtrack funk potenzialmente egregia ma soggetta a fastidiosi e ricorrenti loop.
A conti fatti la produzione di iFun4ForAll, pur avendoci soddisfatti solo a metà, non soffre di gravi lacune. Il titolo ha sì delle incertezze tecniche e soffre di una penuria di originalità. E’ colpa dell’eccessivo attaccamento ai canoni old school, ma l’esperienza è tutto sommato solida, pura, senza fronzoli. Non un brutto gioco insomma, soltanto uno da recuperare quando il prezzo si abbasserà.