Dopo il grande lavoro di marketing e l’hype generato durante le fasi dello sviluppo nutrivamo grandi speranze per il quinto capitolo di Star Ocean, quell’Integrity and Faithlessness di cui ormai da tempo si parla tantissimo, con il team di sviluppo intenzionato a riportare il nome di questo franchise ai fasti di un tempo. Purtroppo le cose non sono andate proprio per il verso giusto, e il gioco si è rivelato solo un JRPG tutto sommato mediocre, ancorato a meccaniche vecchie, privo di novità di rilievo e caratterizzato da elementi che non sono affatto all’altezza di quanto ci era stato promesse. Andiamo ad analizzare il prodotto nella sua interezza.
Star Ocean: Integrity and Faithlessness
La trama del gioco e la maniera in cui viene gestita è certamente uno dei problemi principali dell’intera produzione. Da una parte l’idea di miscelare la fantascienza con il fantasy appare intrigante, soprattutto se si mettono sul tavolo personaggi dal background interessante come il protagonista Fidel, la piccola Riala o lo stesso Emmerson. Il problema è che qui si limita tutto – per l’appunto – al background, con una storia che fallisce nel suscitare interesse nel giocatore, vuoi per mancanze evidenti nella sceneggiatura, vuoi per la decisione di eliminare filmati e cutscene in favore di dialoghi doppiati durante i quali potremo continuare a utilizzare il nostro protagonista.
La mancanza delle classiche cutscene è pesante, la narrazione sembra procedere in maniera stanca, non è possibile apprezzare l’espressività dei volti, non sono presenti animazioni o movimenti che trasmettano la benché minima emozione.
Considerato inoltre che potremo controllare il protagonista liberamente durante i dialoghi, spesso capiterà di scambiare alcune pause e silenzi per la conclusione del dialogo stesso, portandoci ad allontanarci per poi vedere la nostra strada bloccata da simpatici muri invisibili.
Immaginiamo che una soluzione del genere sia stata dettata dalla volontà di mantenere più bassi i costi di produzione, ma francamente si porta l’utente a una sorta di straniamento e ad un grave disinteresse verso gli eventi, già di per sé poco entusiasmanti e carichi di tutti i cliché tipici dei giochi di ruolo di stampo giapponese. Considerato che parliamo di un gioco intenzionato a riportare il brand all’antico splendore si tratta di mancanze grossolane e di una di un coraggio a dir poco discutibile da parte di scrittori e sceneggiatori.
Qualche volta capita di trovarsi tra le mani un gioco di ruolo che non offre molto in quanto a storia e personaggi, ma che si fa perdonare preso in mano il pad e prendendo confidenza con la struttura di gioco o col sistema di combattimento. Purtroppo anche in questo caso Integrity and Faithlessness fallisce nella propria impresa, cercando di inserire alcune idee che alla fine lasciano il tempo che trovano e senza riuscire a ravvivare un battle system che a conti fatti non diverte.
La struttura del gioco ci porterà ad esplorare ambientazioni dalle dimensioni più che accettabili (non aspettatevi uno Xenoblade ovviamente), con nemici bene in vista e la possibilità di far partire i combattimenti avvicinandosi ad essi, senza alcuna schermata di caricamento o noiosa transizione.
Il design degli avversari è accettabile, ma le ambientazioni tradiscono una natura a basso budget con una quasi totale assenza di shader per quanto riguarda il terreno e una quantità vergognosamente bassa di asset spalmati per tutte le ambientazioni. Muoversi all’interno delle stesse e orientarsi potrebbe dunque divenire un po’ stancante e monotono, anche se bisogna riconoscere come il problema sia più evidente nelle aree al chiuso che in quelle all’aperto.
A una situazione di partenza non rosea aggiungiamo un foliage implementato alla meno peggio (niente erba che si muove al nostro passaggio, Geralt e Nathan non hanno insegnato nulla), impronte delle scarpe mancanti e in generale il mancato riconoscimento delle superfici su cui ci muoveremo, con l’acqua delle spiagge trattata come se fosse sabbia, trattata come se fosse terra, trattata come se fosse cemento armato.
Passando alle animazioni il discorso peggiora, in quanto Star Ocean Integrity and Faithlessness adotta per qualche assurdo motivo un sistema digitale per gli spostamenti, tipico di molte produzioni coreane pensate per essere giocate con tastiera, che si traduce in personaggi che “girano” a scatti, riconoscendo a occhio e croce solo 16 possibili direzioni (4 per quadrante). Considerato che utilizzeremo uno stick analogico per muoverci l’effetto visivo è molto fastidioso, e ci porterà spesso a muovere la telecamera invece che girare con lo stick di sinistra.
Il sistema di combattimento è in tempo reale, concettualmente interessante, praticamente poco tattico e ripetitivo. I designer hanno pensato di concederci due possibili attacchi (pesante e leggero) e una parata, quest’ultima realmente utile solo contro pochi avversari. In teoria un attacco leggero ne spezza uno pesante, mentre uno pesante può essere parato. In pratica ci ritroveremo per la maggior parte del tempo a martellare su X e O in preda a psicosi nervosa, in una sagra del button mashing che non convince.
Esistono JRPG con sistemi di combattimento in tempo reale o ibrido a turni e in tempo reale, e si tratta di sistemi che funzionano ottimamente. Proprio di recente abbiamo recensito l’eccellente Odin Sphere, ma ci vengono a mente anche gli innumerevoli capitoli della serie Tales of. Star Ocean Integrity and Faithlessness non trova un buon bilanciamento da questo punto di vista, gli scontri in sé sono noiosi, il grinding necessario, la ripetitività all’ordine del giorno.
Potremo utilizzare un solo personaggio per volta, mentre i nostri compagni (6 al massimo) saranno affidati alle cure di un’intelligenza artificiale che si baserà sulle nostre indicazioni con un sistema a classi che ne modificherà i comportamenti. Inutile a dirsi, anche in questo caso abbiamo assistito a scelte a dir poco bizzarre, dunque negli scontri più impegnativi è praticamente obbligatorio usare la croce direzionale e assicurarsi che l’healer faccia bene il proprio lavoro utilizzandolo in prima persona. Pensiamo al vecchio Gambit di Final Fantasy XII. Però brutto.
Tra quest secondarie, un sistema di crafting e tesori da scoprire la quantità di contenuti va anche bene, ma difficilmente vorrete spendere in questo gioco più di una trentina di ore, ovvero la durata della trama principale e di qualche attività extra.
Conclusioni Star Ocean Integrity and Faithlessness ci ha delusi, prima di tutto perché ricordiamo con grande nostalgia questo franchise, in seconda battuta perché la macchina del marketing è stata fin troppo aggressiva e pretenziosa per un progetto che – è evidente – è stato sviluppato con investimenti relativamente ristretti. I personaggi hanno potenziale ma vengono stroncati da una trama zeppa di cliché e da una mancata evoluzione che si accompagna a grossi buchi nella sceneggiatura, oltre che alla cronica mancanza di scene animate che avrebbero aiutato nell’immedesimazione. I comparti visivo e sonoro risultano parecchio inferiori alle aspettative, e i 60 frame al secondo servono davvero a poco quando si realizzano ambientazioni basate su un numero esiguo di asset ripetuti fino alla nausea, con un anonimo “purupù” che accompagna i nostri level up. Il sistema di combattimento non supera la sufficienza, e la sufficienza oggi come oggi non è un bene quando si prova a giustificare una spesa di 60 euro, specie se la si cerca di associare a un nome storico come quello di Star Ocean. |
Valutazione scala 1/10 5.8 |
+ Potenziale evidente nei protagonisti… + Mappe piuttosto ampie |
– …sprecato – Trama banale e piena di cliché – Sistema di combattimento solo sufficiente – Grinding – Comparti visivo e sonoro insufficienti – Fa purupù. Purupù! |
*Recensione basata su una copia promo fornita dal publisher*