Resident Evil 7 è un ottimo gioco, capace di tenere in tensione con le sue ambientazioni e la sua componente sonora. Questo è un fatto, ed è bene chiarirlo fin da subito. Ad ogni modo, è difficile inquadrare questo titolo all’interno del franchise di cui porta il nome, perché con esso condivide davvero pochissimi elementi.
Abbiamo provato il gioco su PlayStation 4, con e senza PlayStation VR. E’ stata un’esperienza coinvolgente in entrambi i casi, resa più speciale dall’utilizzo del visore, comunque validissima anche con il tradizionale schermo televisivo.
Andiamo a conoscere i Baker.
Resident Evil 7
Uscita 18 Gennaio 2017 Lingua Italiano Piattaforme PC, PS4, One Versione recensita PS4 Prezzo al lancio 69,99€ |
Vestiremo i panni di un certo Ethan, che un giorno riceve a sorpresa un messaggio dalla moglie – Mia – creduta morta da ormai tre anni. Dopo lo shock iniziale il nostro eroe decide di lanciarsi alla ricerca della donna, raggiungendo una casa fatiscente e all’apparenza abbandonata. Troveremo Mia nelle primissime battute del gioco, ma ben presto capiremo che qualcosa non va, e finiremo praticamente ingabbiati nella dimora della famiglia Baker. L’obiettivo sarà salvare nostra moglie e possibilmente portare a casa la pellaccia, cosa resa piuttosto impegnativa dai 3 signori Baker (padre, madre e figlio schizzato), che cercheranno di farci a pezzi senza troppi complimenti.
Resident Evil 7 si gioca in prima persona, eredità di Amnesia, Outlast e chi per loro, ma anche pretesto per metterci sul cranio quel visore per la realtà virtuale. Le ambientazioni desolate, il senso di abbandono e di vecchiume, i colori e i suoni sono tutti elementi che contribuiscono a creare una situazione fortemente ansiogena, in maniera diversa rispetto ai canoni di questo franchise. C’è anche la classica torcia per illuminare le zone troppo buie, abusatissima in produzioni di questo tipo ma sempre efficace.
Detto questo, se da una parte c’è tensione costante, dall’altra non siamo rimasti soddisfatti del lavoro svolto su trama e personaggi. La storia è fin troppo semplice e banale, dovremo aspettare fino alle ultimissime battute del gioco per capire chi effettivamente siano i Baker e perché siano diventati ciò che sono. Abbiamo un unico colpo di scena, anch’esso sul finale, ma non è qualcosa di trascendentale come buona parte della stampa ci aveva lasciato intendere. Non abbiamo avuto una reazione da “Ommioddio!” ma una da “ah, ecco”.
La caratterizzazione dei personaggi è a sua volta solo sufficiente. Solo Lucas Baker (il figlio schizzato) appare interessante, più un altro personaggio che non menzioneremo per evitare spoiler.
Il protagonista Ethan è un semplice alter ego virtuale intenzionato a salvare la moglie. Niente di più, niente di meno. Spessore e carisma sono quelli di un tappo di sughero.
Le meccaniche di Resident Evil 7 non si discostano troppo dai canoni del genere, ma risultano funzionali. Rispetto ai classici della serie notiamo un’enfasi nettamente inferiore verso la risoluzione degli enigmi. Questi sono presenti in minor quantità, e in generale sono risultati fin troppo facili. Ci sono alcuni puzzle originali che riguardano la gestione delle ombre, ma nulla di impegnativo. Gli amanti della serie potranno però apprezzare alcuni riferimenti ai vecchi capitoli.
L’utilizzo della prima persona dà un valore aggiunto durante le esplorazioni. In Resident Evil 7 bisogna guardarsi attorno con attenzione per non tralasciare nulla. Ci sono un gran numero di oggetti che è possibile perdere per strada, documenti che ci raccontano della famiglia Baker, note e indizi. Esplorate con pazienza e cercate ovunque, vi semplificherà la vita.
I tre psicopatici sulle nostre tracce garantiscono una diversità che abbiamo apprezzato. Ci daranno la caccia uno alla volta, e ciascuno in modo differente. Jack Baker pattuglierà stanze e corridoi dell’abitazione in modo meticoloso, attento ai nostri rumori, arrivando perfino a sfondare le pareti per assalirci, ci ha ricordato un Nemesis di Resident Evil 3. La deliziosa signora Marguerite sarà invece più incline ai jump scare, presenti ma senza eccessi. Lucas preferirà invece “giocare” con noi, mettendoci alla prova con puzzle ed enigmi.
A parte i signori Baker incontreremo di tanto in tanto delle creature che nella nostra sessione di gioco abbiamo chiamato “gli schifezzi”. La varietà è piuttosto bassa (ne abbiamo contati solo 3 tipi in tutto il gioco), i comportamenti fin troppo simili.
Ethan troverà alcune armi nel corso dell’avventura, ed è qui che entra in gioco l’atroce sistema di mira. Forse ne avrete già sentito parlare, e confermiamo che usando un gamepad colpire alla testa non è affatto facile. Il movimento del mirino è bilanciato male per lo stick analogico, non esiste nessun tipo di mira assistita. Giocare con mouse o con visore per realtà virtuale rende il gioco molto più semplice durante queste fasi. In uno scontro con un boss saremo chiamati a colpire determinati punti del corpo, davvero difficili da centrare con lo stick. E’ stato piuttosto frustrante. I colpi alla testa saranno fondamentali nel corso dell’avventura se non vorremo trovarci a corto di munizioni. Purtroppo non sarà affatto facile portarli a segno, bisognerà spesso lasciare l’analogico fermo e aspettare che l’avanzare del nemico porti la sua testa dove noi abbiamo collocato il mirino. E’ un tantino triste.
Alcuni sostengono che sia una difficoltà voluta, in quanto Ethan non è un soldato. Se davvero fosse così però non diventeremmo dei perfetti cecchini con mouse o PSVR. Serviva un minimo di mira assistita, non ci sono scusanti.
Tra gli elementi più controversi di questo gioco c’è senza dubbio la problematicità nell’identificarlo come un Resident Evil. Certo, ci sono dei riferimenti, alcuni nomi e puzzle in particolare, ma poco altro. C’è un collegamento con Resident Evil 6, ma risulterà chiaro solo nelle fasi finali.
Niente zombie, niente mutanti, niente virus. Questo gioco si sarebbe potuto intitolare in qualunque altro modo, o potrebbe essere visto come uno spin off. Mancano tantissimi elementi storici della serie, ma è anche vero che questo franchise è cambiato parecchio nel corso degli anni. La ramificazione Revelations è senza dubbio quella che si avvicina di più ai primi capitoli. Resident Evil 7 rappresenta invece un altro punto di svolta epocale, proprio come lo fu il 4 all’epoca di GameCube. Riteniamo che eliminare il pesantissimo elemento action del quinto e sesto capitolo sia stata un’ottima scelta. Sarebbe stato opportuno tuttavia lasciarsi ispirare di più in quanto ad enigmi e soprattutto alla trama.
Tecnicamente Resident Evil 7 è un prodotto molto valido. La scelta di colori scuri e di poche tonalità ha permesso a Capcom di spingere su poligoni e ombreggiature. Il colpo d’occhio generale è più che buono, sia per quanto riguarda le ambientazioni che personaggi e volti.
Insoddisfacenti sono invece le animazioni dei personaggi stessi, spesso per nulla realistiche, legnose, approssimative. Mostri e boss si muovono invece degnamente.
La componente sonora è eccellente, per quanto manchi una vera soundtrack. Il gioco si basa solo su effetti sonori e d’atmosfera, tutti realizzati con grande cura. Che si tratti dei nostri passi o di quelli del nemico, dello strisciare delle creature o del bussare su una porta, del metallo di una catena, ogni piccolo rumore contribuisce a creare un senso di mistero e di tensione che è parte integrante del gameplay. Un lavoro ottimo.
Il doppiaggio italiano è ok, mentre quello inglese risulta superiore almeno di una spanna. Ci è piaciuta in particolare l’interpretazione di Lucas, che con il suo “Eeeeethan!” fa venire la pelle d’oca.
In sintesi Resident Evil 7 rappresenta una svolta importante per il franchise, come avvenne col quarto capitolo. Si elimina il fastidioso eccesso action, si torna alla suspance e si introduce l’inquadratura in prima persona. Non si rimane atterriti come come Outlast, a dirla tutta non si raggiunge nemmeno la paura dei primi 2 capitoli o del più recente Revelations, ma l’atmosfera c’è, l’audio d’eccezione pure. Peccato allora per gli enigmi troppo semplici, per la trama che non esalta, per un sistema di combattimento pieno di limiti. Sono dei problemi che pesano parecchio sul voto finale, fanno la differenza tra un capolavoro e un ottimo gioco. Abbiamo comunque a che fare con un survival horror di tutto rispetto, consigliato senza dubbio a chi apprezza il genere. Non è molto vicino ai classici Resident Evil, ma resta un prodotto certamente consigliato. |
Valutazione scala 1/10 8.2 |
+ Tanta tensione e ottima atmosfera + La visuale in prima persona funziona + Corregge tanti difetti degli ultimi 2 capitoli + Lucas Baker è un personaggio molto riuscito + Graficamente validissimo + Effetti sonori di altissimo livello + Con PSVR diventa estremamente immersivo |
– Non spaventa quanto i migliori capitoli – Trama poco entusiasmante – Sistema di mira insoddisfacente – Enigmi fin troppo semplici |