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Recensione: Redout – Apologia della velocità

Saremo sinceri: ultimamente troviamo troppo di rado un motivo per riesumare l’ormai compianto spirito patriottico verso il Bel Paese (in ambito videoludico, s’intende), sia per quanto riguarda il mercato tripla A che quello indipendente.
Il panorama italiano, ristretto com’è, ci offre spunti davvero stimolanti con una frequenza bassissima, tanto che non ricordiamo neanche l’ultima volta in cui abbiamo avuto tra le mani un titolo made in Italy di alto livello.
Ma in questa voragine di nulla cosmico si è improvvisamente inserita una sorpresa oltremodo gradita, un titolo capace di sbalordirci già dal primo impatto: si tratta di Redout, racing game sviluppato dai ragazzi con sede a Torino di 34BigThings.

Redout

Uscita 2 Settembre 2016
Lingua Italiano
Piattaforme PC
Versione recensita PC
Prezzo al lancio 29,99€

Redout è un progetto apertamente ispirato a titoli storici nel genere delle corse anti-gravità come F-Zero, WipeOut, Rollcage e POD, dai quali eredita numerose caratteristiche cardine.
Per cominciare il gioco mette sul piatto un’ottima quantità di contenuti comprendenti tre modalità, 7 tipi di competizione, una ventina di tracciati e altrettanti veicoli, questi ultimi chiaramente modellati ad immagine degli intramontabili craft dei classici citati in precedenza.
La modalità carriera permette di creare la propria avventura da zero, acquistando prima di tutto un mezzo dalla prima tra quattro categorie disponibili che si sbloccano avanzando di livello, poi completando eventi progressivamente più impegnativi mentre si aggiorna la vettura con upgrade e power up grazie al denaro vinto in gara.

Tali potenziamenti includono da un lato l’aumento di statistiche quali velocità massima, accelerazione, grip ed energia, dall’altro comprendono due sezioni di add-on attivi e passivi (da evolvere fino a quattro volte) che donano al craft capacità aggiuntive, ad esempio protezione dai danni o boost temporanei extra.
Il sistema di progressione funziona egregiamente allo stesso modo dell’intera modalità carriera, difficile ma gratificante, tuttavia avremmo gradito una maggiore chiarezza nella descrizione degli effetti in termini statistici di upgrade/power up poiché più di una volta ci è capitato di aver visto alcuni valori scendere o addirittura azzerarsi in seguito a delle modifiche; inoltre uno strato di libertà in più nel tuning del veicolo non avrebbe di certo guastato.
Le altre due modalità sono corsa veloce e multigiocatore, entrambe caratterizzate da un’ampia scelta di competizioni, da attacco al tempo a gare di sopravvivenza in cui bisogna evitare di finire distrutti, e di conseguenza ugualmente godibili.

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Parliamo adesso di giocabilità, il punto forte e distintivo di Redout.
Una volta scesi in pista non potrete fare a meno di sentire la ventata d’aria sul viso e la scarica di adrenalina provocata dal ritmo sostenutissimo, quasi da record, del gameplay.
Gli sviluppatori sono riusciti a riprodurre senza pecche un’esperienza che va al di là del solito racing game, una vera e propria apologia della velocità.
Non è solo l’accattivante feeling estetico con il blur accentuato e la fluidità degli effetti particellari in movimento a donare al giocatore l’incredibile sensazione di frenesia ad ogni kilometro percorso in un batter d’occhio ma anche i controlli calibrati alla perfezione, responsivi e precisi in modo esemplare.
Sebbene gestire il veicolo al meglio risulti spesso difficoltoso a causa della sua estrema rapidità ed il gioco tenda a punire persino la minima imprecisione, un uso oculato dei due stick analogici del controller (sistema di input obbligatorio) i quali controllano la direzione e il pitch della vettura possono fare la differenza tra vittoria e fallimento.
In sostanza dovrete giostrare al meglio accelerazione, attivare il turbo ricaricabile tenendo premuto il tasto corrispettivo, usufruire del power up qualora necessario ed ovviamente mettere al lavoro i pollici per evitare di sbattere sui guard rail finendo poi distrutti nel caso di danneggiamenti reiterati.
A ciò sommate un’intelligenza artificiale in grado di mandarvi il fumo negli occhi a partire dalle primissime gare, praticamente sempre competitiva nel modo giusto e mai sbilanciata, elemento a dir poco fondamentale in un titolo del genere.
Non esageriamo affermando che si tratta di uno dei racing game più soddisfacenti mai provati nella nostra -pur breve- carriera di redattori.
Non inventa nulla, è vero, ma primeggia all’incirca in qualsiasi aspetto.

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Questo perché oltre all’eccezionale sistema di controllo, anche i circuiti sono stati progettati con estrema cura.
Nessun tracciato, a differenza di quanto visto in svariati competitor, pecca di piattezza, anzi vantano tutti un level design ben ragionato e ricco della necessaria verticalità; percorsi riconoscibili già dopo pochi giri, complessi ma non troppo, ognuno in grado di fornire un feedback differente.
I quattro scenari tematicamente discordi (deserto, ghiacciaia, costa, vulcano) suddivisi in 5 circuiti presentano inoltre uno stile grafico delizioso, miscuglio tra le luci al neon di Tron e la palette di No Man’s Sky con inserti paesaggistici talora mozzafiato realizzati sotto Unreal Engine 4.
Non essendo comunque particolarmente dettagliato, il titolo mantiene un framerate stabilissimo anche su hardware datato, quindi l’esperienza ultraveloce rimarrà pressoché invariata da GTX 560 a 960 senza troppi compromessi.
Spendiamo in fine un paio di parole per la soundtrack, composta da tracce alquanto coinvolgenti dalle tonalità elettronica/rock che si fregiano della dinamicità, per cui seguiranno ritmicamente la nostra velocità in game.

In sintesi
Alla luce dell’analisi appena effettuata, Redout può essere considerato con facilità motivo di orgoglio nazionale in campo videoludico.
Il titolo di 34BigThings vanta un gameplay semplicemente straordinario per il suo genere di appartenenza, offre un feeling di velocità unico e un livello di sfida elevatissimo.
Certo, noi avremmo preferito una migliore interpretazione del sistema di upgrade e immaginiamo che a qualcuno potrebbe pesare la relativa mancanza di originalità della produzione torinese, tuttavia si parla di difetti veniali non in grado di intaccarne l’invidiabile bontà.
Acquistate Redout ma non fatelo giusto per supportare il made in Italy in preda ad un raptus di patriottismo convulso: fatelo altresì per regalarvi un gioiellino dalle potenzialità enormi.
Valutazione scala 1/10

9.1
+ L’essenza della velocità
+ Grafica e sonoro validissimi
+ Gameplay vicino alla perfezione
+ Discreta dose di contenuti
– Alcuni elementi del sistema di upgrade vanno rivisti
– Non apporta novità sostanziali al genere

*Recensione basata su una copia promo fornita dallo sviluppatore*

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