halo 5 guardians

[Recensione] Halo 5: Guardians – E Master Chief?

Data di Uscita 27 Ottobre 2015 Lingua Italiano
Piattaforme One Versione recensita One

Halo 5: Guardians è con ogni probabilità uno dei capitoli più innovativi della serie in quanto a meccaniche. 343 Industries sta continuando a lavorare per dare al franchise una propria impronta, allontanandosi per certi versi da quanto fatto da Bungie nel corso degli anni, e dimostrando un coraggio rimarchevole. Se da una parte molte delle novità introdotte in Guardians sono ben gradite, alcuni elementi della produzione sono molto più sottotono rispetto a quanto i fan di vecchia data potrebbero aspettarsi. Andiamo a scoprire in che termini.

Halo 5: Guardians

La campagna principale di Halo 5 è suddivisa in 15 livelli, ma solo in 3 di questi potremo giocare nei panni di Master Chief. Il principale protagonista sarà infatti Jameson Locke, a capo della squadra Osiris, e incaricato per l’appunto di ritrovare il fuggitivo Master Chief. L’incipit può apparire intrigante, ma la caratterizzazione dei personaggi fallisce miseramente, mostrandoci un Locke del tutto privo di mordente, e dei personaggi secondari che sembrano messi lì giusto per far numero.

La trama del gioco risulta poco chiara, perché si appoggia al cosiddetto universo espanso di Halo, formato sì dai precedenti capitoli del franchise, ma anche da una serie TV, da romanzi, fumetti e via dicendo; star dietro a quanto accade e cogliere tutti i dettagli risulta più complicato del previsto, e la sceneggiatura in sé non riesce in alcun modo a decollare in nessuna fase del gioco, nemmeno quando dei supposti “colpi di scena” dovrebbero far trasalire il giocatore.
La colpa è da imputare da una parte al nostro team Osiris, con cui risulta davvero difficile identificarsi, ma anche la bontà dell’intreccio è da mettere in seria discussione.
Tutto questo è un peccato, perché le meccaniche del gameplay sono state modificate e arricchite, e sia il gunplay che la rinnovata libertà di movimento permetteranno al giocatore approcci molto diversi agli scontri rispetto al passato.
Una delle modifiche più importanti è senza dubbio il tanto discusso iron sight, ovvero la possibilità di mirare come avviene in qualsiasi altro sparatutto da anni a questa parte. Per chi non conosce la serie di Halo potrà trattarsi di un elemento marginale, ma una modifica del genere ha un impatto tremendo sull’intera esperienza di gioco, e permette agli utenti di testare la precisione con le proprie armi.
Esiste inoltre la possibilità di effettuare degli scatti che ci permetteranno di schivare i colpi degli avversari, anche se dovremo far bene i nostri conti: scattare impedirà infatti il ripristino automatico dello scudo, dunque si tratterà di scegliere tra un’agilità incrementata o il recupero dei nostri HP.
A tutto ciò si aggiunge il verticalismo delle mappe, la possibilità di aggrapparsi alle sporgenze, e di sfruttare le diverse altezze per effettuare delle schiacciate al suolo devastanti, che però richiedono un tempo di caricamento a mezz’aria.
Tutte novità molto gradite, a cui si aggiunge -purtroppo- la presenza di un team di imbecilli che corrisponde alla nostra squadra di supporto. Gli NPC che ci assisteranno potranno ricevere dei semplici ordini attraverso la croce direzionale del gamepad, ma spesso e volentieri dimostreranno una demenza congenita, che li porterà a stare nelle retrovie e a non intervenire negli scontri, o magari a lasciarci moribondi osservandoci con sguardo inebetito. I membri del team possono infatti aiutarci in caso di sconfitta, in quei pochi secondi in cui possiamo essere rianimati: a volte la cosa funzionerà, altre volte i compagni resteranno fermi, altre ancora si lanceranno verso di noi come dei pazzi suicidi noncuranti della nostra posizione, facendosi crivellare di colpi e mancando naturalmente al proprio compito.
Fortunatamente è possibile giocare la campagna principale anche in cooperativa con degli alleati umani, ma per qualche oscura ragione non è presente alcun tipo di matchmaking, né la possibilità di giocare in locale attraverso il vecchio, caro split screen. Sono scelte discutibilissime, che francamente non abbiamo ben compreso, e che minano in maniera evidente la campagna.
La struttura dei livelli è comunque buona, sono presenti degli scorci di paesaggio straordinari, l’azione serrata si frappone a sezioni di gioco più rilassate, sono presenti percorsi alternativi che aggiungono libertà di movimento e limano almeno in parte la linearità generale dei livelli stessi.

Halo 5 Guardians

Il comparto multiplayer di Halo 5: Guardians è senza dubbio il piatto forte dell’intera produzione. Sono presenti tutte le modalità classiche, e le mappe del passato si mescolano con le nuove, offrendo un feel generalmente positivo. Non è tutto rose e fiori, sia ben chiaro: le mappe sono il più delle volte buone, ma alcune di esse soffrono di una certa ripetitività ambientale e di un design che non ci ha pienamente convinto. Da una parte è ottimo il fatto che si sia puntato al verticalismo, utilizzando strutture che si estendono anche in altezza e che concedono ampio respiro alle strategie dei giocatori. Avremmo solo gradito un minimo di varietà in più.
La possibilità di mirare con qualsiasi arma ha modificato parecchio il bilanciamento, e la tanto bistrattata Magnum è adesso uno strumento di morte da non sottovalutare, letale se nelle mani giuste.
Il gunplay e il feel generale sono eccellenti, come del resto da tradizione per questo franchise, e si attestano su un livello solo un pelo inferiore rispetto a quanto fatto da Bungie con Destiny, probabilmente a causa di un comparto audio che esce sconfitto dal confronto col prodotto Activision.
Una delle novità più interessanti del multiplayer è senza dubbio la nuova modalità Warzone. Due squadre si scontreranno su mappe decisamente vaste, per un massimo di 12 giocatori per team, e con la presenza sul campo di nemici controllati dall’intelligenza artificiale. Potremo vincere conquistando un certo numero di zone di controllo, oppure puntando a raggiungere per primi i 1000 punti. Otterremo punti sia uccidendo avversari dell’altra squadra, che conquistando zone di controllo, che ancora uccidendo i mini boss avversari. In pratica sarà fondamentale la coordinazione e la cooperazione tra i diversi membri della squadra, in maniera tale da reagire con prontezza alle tattiche messe in atto dagli avversari e sfruttare i vantaggi che inevitabilmente si presenteranno.
Completando le partite otterremo dei punti esperienza, che ci permetteranno di salire di rank e di acquistare particolari bonus. Questi includono pezzi di armamento, mezzi con cui affrontare un successivo Warzone, o modifiche cosmetiche per il nostro personaggio.
Il sistema di progressione è bilanciato bene, il caos durante queste sessioni di gioco dipenderà in maniera diretta dalla quantità di mezzi presenti sul campo, e la capacità di organizzarsi per attaccare in massa lo stesso obbiettivo sapranno gratificare qualsiasi appassionato di PVP.

Halo 5 Guardians

Dal punto di vista tecnico, Halo 5: Guardians gode dei tanto agognati 60 frame per secondo, che in questa tipologia di gioco fanno davvero la differenza. Per ottenere tale risultato è stato necessario scendere a qualche compromesso, che l’occhio più attento di certo noterà: in base all’ambientazione saranno presenti degli episodi di pop up, e il buon draw distance sarà in parte smorzato da texture in bassa risoluzione applicate sui poligoni più lontani, che swapperanno alla risoluzione maggiore solo quando ci avvicineremo a sufficienza.
A parte questo, il gioco non ha cali di framerate vistosi, risultato eccellente che permette di gustarsi al massimo la frenesia delle partite, sia in singolo che in multiplayer.
Ottima come al solito la colonna sonora, ma anche la qualità dei doppiaggi. Qualche piccolo appunto è da muovere invece agli effetti sonori, e in particolare alla campionatura del fuoco delle diverse armi, che non riesce a restituire un feel alla pari con quanto offerto da Destiny, con ogni probabilità ad oggi il miglior esponente in ambito gunplay.

In sintesi
Halo 5: Guardians soffre di una modalità campagna sottotono, minata da un protagonista che non affascina e da una storia che non riesce a spiccare il volo. Gli sceneggiatori stanno insistendo sull’universo espanso di Halo, che non fa parte del bagaglio culturale di tutti i giocatori, e non ci sentiamo pertanto di appoggiare tale scelta, a nostro avviso troppo pretenziosa.
Ad ogni modo, le novità a livello di gameplay sono graditissime, il controllo del personaggio è migliorato, la possibilità di mirare ha dato nuova linfa vitale a molte armi, lo schianto al suolo dà una innegabile sensazione di potenza. Peccato soltanto per l’intelligenza artificiale dei nostri compagni che non convince, e l’impossibilità di affidarsi al matchmaking per il cooperativo.
E’ il multiplayer l’elemento più riuscito dell’intera produzione, grazie in particolare alla nuova modalità Warzone, spettacolare e divertente come poche, e che siamo certi terrà incollati allo schermo milioni di giocatori.
Valutazione scala 1/10

8.4
+ Tante novità al gameplay molto gradite
+ Il gunplay è ancora eccellente
+ Multiplayer ben strutturato nella progressione
+ La modalità Warzone è la svolta
– Personaggi e trama banali
– Intelligenza artificiale del party inconsistente
– Niente matchmaking per il co-op né split screen
– Alcune mappe multiplayer meno convincenti delle altre

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