Firewatch rientra nella categoria di meta-videogame o di walking simulator che dir si voglia, un gioco pesantemente incentrato sulla storia, ma anche sull’esplorazione ambientale, grazie allo splendido lavoro svolto dai designer di Campo Santo.
Non si tratta di un gioco allegro né di un prodotto pensato per chi cerca azione e un’interazione complessa, ma piuttosto per chi vuole ascoltare (e osservare) una storia che si svela attraverso le 4 ore offerte dal gioco. La vera domanda è se Firewatch possa o meno competere con prodotti quali Dear Esther, Gone Home o Everybody’s Gone to the Rapture.
Firewatch – Recensione
Considerato il nostro odio viscerale per spoiler di qualsiasi tipo, accenneremo soltanto all’introduzione del gioco, che pone le basi per la narrazione vera e propria, fulcro dell’esperienza.
Henry è un uomo sulla quarantina che, suo malgrado, si ritrova ad avere a che fare con una moglie che soffre di Alzheimer, e cerca di reagire come può ad una situazione degenerativa a cui non c’è rimedio.
Data di Uscita 9 Febbraio 2016 | Lingua Inglese |
Piattaforme PC, Mac, Linux, PS4 | Versione recensita PC |
Ciascuno reagisce a modo proprio al dolore e, in questo caso, il nostro Henry decide di staccare la spina per un po’ accettando un lavoro come guardia forestale, lasciando dunque la moglie alle cure della famiglia, dall’altra parte del mondo.
L’unico contatto umano di Henry sarà il proprio capo, Delilah, con la quale si instaurerà un rapporto nel corso di circa tre mesi (virtuali) di lavoro. Le nostre mansioni ci richiederanno più che altro di garantire la sicurezza della montagna, controllare gli incendi, e assicurarsi che tutto proceda per il verso giusto. Dal punto di vista del gameplay tutto ciò che dovremo fare sarà orientarci con una mappa e una bussola dirigendoci nei vari punti di interesse. Tutto qui.
L’elemento fondamentale di Firewatch è ovviamente la storia, l’evoluzione del rapporto tra Henry e Delilah, i dialoghi tra i due personaggi, che parleranno esclusivamente attraverso ricetrasmittenti, aprendosi poco per volta l’una all’altro. Da parte nostra avremo la possibilità di decidere quanto vorremo condividere della nostra storia, della malattia della moglie Julia, dei motivi che ci hanno spinto ad accettare il lavoro e altro ancora.
La storia potrà evolvere in modi diversi, ma sfortunatamente non ci sarà una reale possibilità di cambiare il finale, l’elemento che deluderà la maggior parte dei giocatori.
Il problema fondamentale è la discrepanza tra la storia e il tema su cui gli sviluppatori vogliono effettivamente andare a parare.
Le prime ore dell’avventura ci lasceranno infatti intendere che le tematiche possano toccare teorie cospirazioniste, complotti di vario tipo e addirittura una vena paranormale.
Sono tutti elementi che catturano l’interesse del giocatore, e che in qualche modo ricordano l’atmosfera thriller/horror di alcune fasi di Gone Home. Tuttavia, se quest’ultimo approfondisce i propri delicatissimi temi in maniera progressiva e coerente, Firewatch sembra perdersi in un bicchiere d’acqua, mettendo da parte gli argomenti potenzialmente più interessanti.
Pochi saranno infatti i dettagli svelati riguardo la moglie di Henry, riguardo il dramma dell’Alzheimer, riguardo la volontà di andare avanti con la propria vita e il senso di colpa che ne deriva. Proprio il senso di colpa è l’elemento centrale della produzione, che trova anche una sorta di parallelismo tra Henry e gli altri personaggi della storia.
Pecche e mancanze anche per quanto riguarda il rapporto con Delilah, che a dispetto delle nostre decisioni a scelta multipla non ci lasciano mai sufficiente strada per sperimentare nuove vie, cosa che riduce la rigiocabilità del titolo.
Firewatch ha insomma numerose pecche narrative, scelte bizzarre da parte degli sceneggiatori, che si sono lasciati sfuggire la possibilità di affrontare argomenti profondi e di certo toccanti per i giocatori.
Ma in tutto questo c’è un enorme “ma”. I personaggi principali di Firewatch sono correlati e legati gli uni agli altri da un elemento fondamentale: la reazione al senso di colpa. Il gioco si presta ad un’interpretazione dopo il finale che purtroppo solo pochissimi giocatori riusciranno a fare. Si tratta di una sorta di “unire i puntini”, come se i ragazzi di Campo Santo avessero voluto lanciare dei semi che sarebbe poi stato dovere degli utenti far germogliare. Il nichilismo di Dear Esther è palese, così come lo è l’amore in Gone Home o la disperazione di Actual Sunlight. In Firewatch non funziona in questo modo: il lavoro di comprensione è affidato al giocatore, e ci domandiamo quanti saranno in grado di unire quei famosi puntini.
La recitazione dei doppiatori è assolutamente straordinaria: Firewatch ha con ogni probabilità i doppiaggi più convincenti che ci sia mai capitato di ascoltare in un videogame, e considerato che non vedremo mai i volti dei protagonisti (è tutto in prima persona tramite ricetrasmittenti) un risultato del genere è senza dubbio da encomiare. Si tratta di un’affermazione che dipende naturalmente dalla mia personale esperienza con i videogame, che per molti aspetti è stata limitata dalle traduzioni italiane di giochi come Heavy Rain, Beyond e simili. Qui è tutto in inglese, dunque le qualità dei doppiatori originali non vengono in alcun modo intaccate.
Ottima anche la colonna sonora, mentre assolutamente superba è la direzione artistica del gioco. La montagna e la foresta sono state riprodotte con un grande amore, c’è grande varietà nella vegetazione, nei colori, nelle rifrazioni, nei bagliori solari e tanto altro ancora. Le ambientazioni sono molto immersive, e ibridano la ricchezza di un Ethan Carter con i cromatismi del recente The Witness.
E’ tutto molto bello, ma gli sviluppatori non hanno accompagnato tutta questa ricerca stilistica con un comparto tecnico all’altezza: vi sono parecchi muri invisibili, un framerate non troppo stabile e, di tanto in tanto, glitch di compenetrazione poligonale che potrebbero portare il nostro personaggio a incastrarsi, o addirittura a cadere nel vuoto tra i poligoni, costringendoci a ricaricare l’ultimo salvataggio. Fortunatamente i salvataggi automatici avvengono con una certa frequenza, e considerata la rarità di questo glitch non si tratta di un problema di grande rilievo.
ConclusioniFirewatch è un gioco che parte con le migliori intenzioni e che tocca tematiche molto interessanti, evitando però di approfondirle e concentrandosi sulle reazioni dei personaggi più che sui fatti. La bellezza delle ambientazioni e l’altissima qualità della recitazione si scontrano con la maniera apparentemente superficiale con cui vengono affrontati i diversi elementi e lascerà moltissimi utenti insoddisfatti sul finale, quando la “rivelazione” ci porterà a capire la maggior parte degli episodi avvenuti durante la nostra avventura. Difficile dire se Campo Santo si aspettasse davvero tanto dall’interpretazione dei giocatori o se si tratti invece di mancanze nella sceneggiatura. Sappiamo per certo che ci sarebbe piaciuto che se si fosse dedicato più spazio alle tematiche più intime, piuttosto che cercare di arpionare il giocatore con cenni di idee cospirazioniste che lasciano il tempo che trovano. Il problema è che gli sviluppatori hanno creato un prodotto estremamente stratificato, ma che non fa nulla per comunicare in maniera diretta con il giocatore, affidandosi piuttosto alla sua capacità di creare parallelismi tra le storie dei diversi personaggi. E’ qualcosa che pochissimi riusciranno a fare, e che meriterebbe di per sé un approfondimento a parte. Dare un voto oggettivo a un lavoro del genere è impossibile, dunque interpretate quel 8,5 come una media tra i contenuti che arriveranno ad alcuni giocatori e quelli che arriveranno ad altri. Rispettivamente opteremmo per un 7,9 e un 8,9. |
Valutazione 8.5 |
+ La recitazione è fenomenale + Direzione artistica splendida + Riesce ad intrigare con alcuni espedienti + Emotivamente più profondo di quanto non sembri |
– Non si approfondiscono le tematiche più intime – Parallelismi tra i personaggi che sfuggiranno a moltissimi giocatori – Alcuni piccoli bug |
Devo dire che la recensione mi trova in larga parte d’accordo ma il voto finale mi sembra troppo alto, anche se devo confessare onestamente che gran parte dei miei dubbi derivano proprio dal fatto di non essere riuscito a creare quei parallelismi di cui si parla nella recensione.
Il finale per questo mi è parso alquanto deludente rispetto all’evoluzione della storia lasciando fin troppe cose all’immaginazione del giocatore.
Forse è sempre il solito banale problema del creare aspettative che non vengono (volutamente o non) mantenute.
Vorrei scrivere uno speciale su questo gioco proprio per approfondire i messaggi e i paralleli tra i 3 protagonisti della vicenda, ma sono continuamente oberato di lavoro con il sito. Capisco perfettamente quello che dici quando parli del finale deludente, ma se prendi in considerazione alcuni elementi è la cosa più sensata e più giusta che potessero fare. Non voglio fare spoiler a nessun lettore, ma cercherò di scrivere uno speciale al più presto per approfondire le tre diverse prospettive di questo titolo, è molto sottile ma anche brutalmente freddo se ti arriva il messaggio.