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PlayStation silura Hermen Hulst per il fallimento di Concord

Hermen Hulst è stato silurato da Sony. Questa è la notizia shock del momento, il co-presidente della divisione PlayStation insieme a Nishino che – tecnicamente – perde dopo pochissimi mesi il suo ruolo all’interno della compagnia. Per chi non lo conoscesse, Hulst è uno dei cofondatori di Guerrilla Games, il padre di Horizon, l’uomo che ha portato avanti l’acquisizione del team di sviluppo di Concord e che è stato uno dei pilastri di PlayStation. Attenzione però, Non è stato licenziato, ma messo piuttosto in secondo piano. E il motivo è chiaro: Hulst è considerato il grande responsabile del fallimento di Concord, quel titolo live service che ha bruciato 400 milioni di dollari di Sony. Quattrocento milioni. Un buco nero finanziario che ha lasciato un segno profondo nell’azienda. E mentre fino a oggi non c’erano state ripercussioni per Hulst, adesso la situazione è cambiata. Sony ha deciso di agire.

Ma facciamo un passo indietro. Fino a poco tempo fa, il brand PlayStation aveva due co-direttori: Hideaki Nishino e, appunto, Hermen Hulst. Erano più o meno allo stesso livello, ma si occupavano di divisioni diverse. Una divisione di ruoli che sembrava funzionare, almeno sulla carta. Ma poi è arrivato il disastro di Concord, e tutto è cambiato. Hulst è stato retrocesso, messo in secondo piano, mentre Nishino ha guadagnato più potere ed è adesso l’unico direttore di PlayStation. Una mossa che farà certamente discutere, ma che, secondo molti, era necessaria.

Perché? Perché secondo molti, Hermen Hulst non è stato semplicemente retrocesso per punizione. Questa sarebbe infatti una mossa strategica. Sony sta cercando di riorganizzarsi, di tornare alle sue radici giapponesi. E mentre Hulst rappresentava una visione più occidentale, Nishino incarnerebbe un ritorno alla tradizione. Non stiamo dicendo che Sony tornerà esattamente com’era una volta, ma è possibile che ci sia una volontà di riprendere il controllo, di riportare l’azienda sotto una leadership più orientata al mercato asiatico. E questo, per Sony, potrebbe essere un bene.

Ma torniamo a Hulst. Perché è stato retrocesso e non licenziato? Perché Sony non ha voluto fare una figuraccia. Ricordatevi che Hulst era stato promosso a co-direttore di PlayStation solo di recente. Licenziarlo subito dopo sarebbe stato imbarazzante. Una punizione, sì, ma anche un modo per mantenere un’apparenza di stabilità. Nel frattempo Nishino guadagna terreno. Un uomo con oltre 25 anni di esperienza in Sony, ma con un background più tecnico che creativo. Nishino non è un designer, non è un uomo che ha lavorato direttamente sui giochi. La sua esperienza è legata alle piattaforme, alle infrastrutture, alle reti. Un profilo diverso rispetto a Hulst, che invece ha una storia lunga e gloriosa nello sviluppo di titoli come Horizon.

E qui sorge la domanda: cosa cambierà per PlayStation? La risposta, purtroppo, è: non molto. La strategia di Sony rimane la stessa. Investimenti nel cloud, nel PlayStation Plus, nei live service e, ovviamente, in ciò che verrà dopo PS5. Nishino non è lì per rivoluzionare l’azienda, ma per consolidare una leadership che già esisteva. La direzione è sempre quella: espandere il mercato, puntare sulle nuove tecnologie e prepararsi per la prossima console. Nishino prende il timone, ma è improbabile che voglia cambiare rotta.

E allora, perché Hulst è stato sacrificato? La risposta è semplice: è stato un capro espiatorio. Sony aveva bisogno di mostrare agli investitori che stava agendo, che stava punendo chi aveva commesso errori. E Hulst, con il fallimento di Concord, era il candidato perfetto. Ma attenzione: questo non significa che la colpa sia tutta sua. Il vero responsabile delle decisioni strategiche di PlayStation è Yoshida, il presidente di Sony. È lui che ha spinto per i live service, è lui che ha deciso di investire in titoli come Concord. Hulst è stato solo l’esecutore, il volto visibile di una strategia che è partita dall’alto.

E mentre Hermen Hulst perde potere, gli investitori festeggiano. Le azioni di Sony sono salite del 5% dopo l’annuncio della retrocessione. Un segnale chiaro: il mercato ha apprezzato la mossa. Questo non significa che Sony sia fuora dai guai. Anzi. Nonostante la competizione di Microsoft sia ai minimi storici, Sony deve ancora fare chiarezza sia con i giocatori che con gli investitori riguardo le proprie strategie con i live service. Cosa succederà a PS5? E, soprattutto cosa succederà ai videogame first party single player, profondamente narrativi a cui l’azienda giapponese ci ha abituati nel corso degli anni?

Perché i live service non sono stati proprio una passeggiata per Sony. Nonostante le ottime performance di Helldivers 2, Concord è stato capace di paralizzare l’intera azienda, portando gli sviluppatori in una situazione estremamente scomoda, incapaci loro stessi di comprendere dove Sony voglia andare a parare, come abbiamo discusso di recente. Per il momento quindi la strategia non cambia, almeno non in modo ufficiale. Sony continua a puntare su questo modello, nonostante i risultati deludenti. E questo è un problema. Perché i giocatori non vogliono solo live service. Vogliono titoli di qualità, esperienze memorabili, giochi che sappiano emozionare. E mentre Sony si concentra su numeri e abbonamenti, rischia di perdere di vista ciò che ha reso PlayStation grande: i suoi giochi.

Ma c’è un altro aspetto da considerare: il mercato asiatico. Sony sta cercando di riconquistare il Giappone e di espandersi in Cina, due mercati cruciali per il futuro dell’azienda. E mentre Nishino, con il suo background giapponese, potrebbe essere la figura giusta per guidare questa transizione, ci domandiamo se riuscirà a bilanciare le esigenze del mercato globale con quelle specifiche dell’Asia. Sappiamo bene che i gusti dei giocatori giapponesi e cinesi sono molto diversi da quelli occidentali, ma è altrettanto vero che alcune recenti produzioni cinesi sembrano colmare questo gap, basti pensare a quanto di buono fatto dall’ottimo Wukong.

La retrocessione di Hermen Hulst è una mossa simbolica, una punizione per gli errori commessi, ma soprattutto un segnale per gli investitori. Mentre Sony cerca di riorganizzarsi, la vera sfida rimane quella di tornare a fare ciò che sa fare meglio: creare giochi di altissimo livello.

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