Zone of the Enders è un classico dell’era PS2 che, come una buona parte dei titoli oggetto delle nostre retrospettive, non ha potuto godere del pieno riconoscimento da pubblico e critica. Non di rado se ne sente addirittura parlare dai più rinomati critici settoriali come un gioco mediocre, pensate un po’. Invece, andando ad analizzarlo con attenzione e soprattutto a contestualizzarlo, si scopre una verità leggermente diversa. Non a caso l’idea e la direzione appartengono a nientepopodimeno che Hideo Kojima e sappiamo bene quanto la mediocrità, per lui, non abbia mai rappresentato una valida opzione.
Ma cos’è Zone of the Enders? Per chi non lo sapesse, si tratta di un action/shooter in terza persona a tema sci-fi. I protagonisti sono, come in Gundam e Mazinga, umani a bordo di poderosi mech. Qui però gli argomenti trattati esulano leggermente da quelli delle opere appena citate. L’introspezione si avvicina di più a quella di Evangelion, con un protagonista inizialmente spaventato, fragile, incapace di concepire il male. In poche parole è un bambino incredulo che si ritrova all’improvviso dentro un robottone gigante. Il focus, più che sui combattimenti, risiede nei valori della vita, della diversità, della forza d’animo e nel peso delle nostre scelte nel destino altrui. Cogliere tutte queste tematiche sta al giocatore, naturalmente in base alla sensibilità che si ritrova. Chiaro, se ci si approccia a Z.O.E. soffermandosi solo sugli avvenimenti nudi e crudi della trama, è facile tacciarla di banalità e sottosviluppo, considerandone peraltro la durata risicata (4-5 ore) e il pessimo lavoro di localizzazione eseguito all’americana.
Sì, ricordare la voce del protagonista Leo suscita sgradevoli memorie. Tuttavia, ad un’attenta analisi, il messaggio di Kojima arriva forte e chiaro. Lo stesso messaggio che probabilmente ha ispirato alcune opere più recenti come Gurren Lagann, per citarne una.
Grazie a Zone of the Enders i mech iniziavano a diventare digeribili anche dai detrattori. Oltre all’intelligente interpretazione del genere giocava un ruolo fondamentale il gameplay del titolo Konami. Ricordiamo ancora con gioia le ore trascorse sia nella modalità storia sia, in particolare, nella versus locale a due giocatori. Quest’ultima ha un retrogusto alquanto piacevole di picchiaduro alla Budokai Tenkaichi. Il sistema di controllo è ancora oggi fluido e dinamico, nonostante gli anni sulle spalle. Il merito ce l’hanno soprattutto la responsività dei comandi e la precisione di una telecamera perfezionata, a quanto pare, nel giro di un anno dallo studio giapponese. Il ritmo è sostenuto, le manovre diversificate a sufficienza (corpo a corpo, missili, barriere), il senso di progressione appagante. Non è un gioco tecnico come Metal Gear Rising ma il pacing sembra sempre regolare nella sua rapidità. Bisogna poi porre l’accento sullo spazio decisionale lasciato all’utente. Mettere a rischio la vita dei civili distruggendo troppi edifici o ignorando gli SOS ricevuti saltuariamente significa compromettere la propria umanità e giungere ad un finale differente dal previsto. Le decisioni sono importanti, possono influire attivamente sulla narrativa. Una feature senz’altro notevole per il periodo d’appartenenza.
Gli unici difetti sono rappresentati dalla scarsa varietà dei nemici e dal costante backtracking, ad ogni modo sempre circoscritto alle 5 ore necessarie a portare a termine la campagna. In certe sezioni scade persino nella monotonia. Da qui a definirlo mediocre, però, ne passa. Già solo per la soundtrack che si ritrova meriterebbe un posto speciale nella libreria di qualsiasi giocatore. E stranamente lo si può reperire ancora con molta facilità e a prezzi risibili. Forse trovare la versione scatolata originale contenente in aggiunta la demo di Metal Gear Solid 2 è un tantino più complicato, ma sia l’edizione standard PS2 sia il recente remaster HD completo di sequel (2nd Runner) sono accessibilissime. Se vi piacciono gli action, i mech e adorate il divin maestro Kojima, Zone of the Enders è la perla che fa per voi. E al diavolo chi lo ritiene un gioco scadente.