Tante volte quando viene annunciato un nuovo survival si storce un po’ il naso. Salvo casi rari, le meccaniche spesso sono ripetitive e riciclate dal buon vecchio Minecraft. Capita a volte però che qualche videogame proponga elementi originali e interessanti. E’ proprio questo il caso di Outward, titolo indipendente sviluppato da Nine Dots Studio, che nel trailer di lancio esordiva con proposte che hanno fatto leccare i baffi ai fan del genere.
“Il protagonista non è un eroe, ma una persona -ordinaria- che dovrà compiere imprese -straordinarie-“. Davanti a un simile concetto di base, è difficile non essere almeno incuriositi. Ma adesso che Outward è finalmente arrivato nei negozi, che sensazioni ha lasciato? Scopriamolo insieme nella nostra recensione.
Outward – Recensione
Data di uscita: 26/03/2019
Versione recensita: PS4
Disponibile su: PC, PS4, Xbox One
Lingua: Italiano
Prezzo di lancio: €39.99
La trama di Outward inizia tenendo fede al concetto che il protagonista sia in realtà una persona ordinaria. Il nostro personaggio sarà reduce da un naufragio che vedrà sopravvivere soltanto lui, il suo migliore amico e un altro membro dell’equipaggio. Da lì a poco salterà fuori che il protagonista aveva deciso di intraprendere il viaggio in cerca di denaro, poiché ha un debito non indifferente verso il proprio villaggio. Entro 5 giorni dovremo quindi saldare un conto di 150 pezzi d’argento.
Si tratta praticamente della prima fase dell’avventura, dopo la quale il mondo di gioco si aprirà completamente. Verranno proposti 3 o 4 filoni narrativi, ognuno dei quali modifica completamente l’evolversi della trama. Va da sé che il fattore rigiocabilità incrementa in modo considerevole, permettendo ad ogni nuova partita di essere diversa dalla precedente.
La parte più interessante del racconto è riconducibile proprio al protagonista, un individuo normalissimo, il cui futuro è completamente nelle mani del giocatore. Nulla vieta ad esempio di diventare un chierico al servizio della divinità Elan, un avventuriero intento a forgiare il proprio destino, un mercante, un potente mago, un grande alchimista e così via.
Il sistema di progressione è coerente con le idee alla base di Outward. Non esiste infatti un vero e proprio albero delle abilità o un level up per il potenziamento delle statistiche. Invece sarà necessario pagare dei maestri affinché insegnino al personaggio nuove tecniche di combattimento. In altre parole verranno sbloccati moveset aggiuntivi, fondamentali per avere la meglio in battaglia.
Outward – Trailer di lancio
C’è una considerevole varietà e possibilità di personalizzazione. I meno inclini al corpo a corpo potranno preferire un equipaggiamento per combattere dalla distanza, utilizzando archi ed armi da fuoco. Ognuno di questi ha chiaramente bisogno dei proiettili appositi per funzionare. Se cercare proiettili e dardi non fosse tra le vostre corde potrete anche trasformare il personaggio in un potente mago, in grado di sbaragliare i nemici con l’ausilio degli incantesimi.
L’ambientazione di Outward sa offrire in più occasioni panorami mozzafiato. Tuttavia, nonostante il piacevole impatto iniziale, difetti come fastidiosi pop-in e pop-up distruggono l’atmosfera. Non è raro ritrovarsi a camminare in un campo e, tutto a un tratto, vedersi sbucare davanti alla faccia una quercia che aveva dimenticato di caricarsi.
Accanirsi sull’elemento grafico di Outward comunque sarebbe come sparare sulla croce rossa. Con un team di circa 10 persone e un budget molto limitato, è naturale che molte texture possano risultare poco curate, soprattutto se consideriamo la vastità della produzione. Questa non vuole comunque essere una scusante. In linea di massima preferiamo sempre mappe di gioco più piccole ma più dettagliate, una scelta a nostro avviso più sensata quando il denaro in fase di produzione scarseggia.
Outward offre degli scorci molto belli, ma la grafica è in realtà molto datata
Pilastro portante di Outward non è quindi l’ambientazione, come non lo è la profondità della trama o il sistema di combattimento. Il gioco aveva fatto molte promesse invece riguardo la componente survival, piatto forte dell’esperienza.
Dovremo controllare i valori di idratazione, fame, energia e temperatura corporea. Le idee proposte dalle meccaniche riescono a rendere tutto più che convincente: è possibile portare con sé un otre da riempire di qualsiasi liquido disponibile in gioco, come pozioni, veleni o acqua. Quest’ultima potrà essere potabile o meno, e toccherà ovviamente al giocatore lavorarla per poterla finalmente bere.
È possibile procurarsi cibo in vari modi, dall’acquisto di un pasto caldo in una locanda alla produzione diretta in un bosco sfruttando una cucina da campo. Il mondo di gioco è in continua mutazione, quindi anche gli agenti atmosferici cambiano costantemente, costringendo il giocatore ad adattare il suo abbigliamento alle temperature.
Ciò che più colpisce di Outward non è tanto “quante” attività possiamo svolgere, ma l’attenzione profusa nei dettagli delle meccaniche. Per esempio, se si dovesse dormire all’aperto bisognerebbe stare attenti alla distanza tra il sacco a pelo e il fuoco da campo, poiché se questi dovessero essere troppo lontani, la notte risulterebbe gelida, mentre se dovessero essere troppo vicini il poveretto rischierà di ustionarsi. E ancora, se il personaggio dovesse contrarre una malattia, ignorarla peggiorerebbe la situazione in maniera esponenziale, quindi sarebbe opportuno preparare tisane e medicinali e restare qualche giorno in casa o in una locanda fino a totale guarigione.
Al giocatore è concessa una notevole libertà
Outward include una mappa e una bussola, ma nessuna delle due mostrerà la posizione del giocatore. Essenzialmente orientarsi all’interno del gioco è piuttosto complicato. Per fortuna certi personaggi ci verranno incontro “alla vecchia maniera”, fornendoci indicazioni sul percorso da seguire. Un approccio del genere può lasciare profondamente disorientati. Dal punto di vista meccanico sarebbe molto più semplice avere un indicatore che punti alla nostra destinazione, come avviene nella maggior parte dei videogiochi. Tuttavia, raccapezzarsi grazie a punti di riferimento che noi stessi dovremo individuare sarà molto più gratificante. L’orientarsi è insomma parte integrante del gameplay. Si spinge all’esplorazione, si valorizza la nostra capacità di osservazione, si lascia spazio ad una impostazione molto più hardcore della media. E’ un piacevole cambio di registro rispetto alla quasi totalità dei videogame odierni, fin troppo inclini a tenere per mano il giocatore con tutorial e freccette sul terreno a prova di scemo.
Anche il carico trasportabile sarà un valore a cui fare attenzione. E’ possibile conservare gli oggetti nello zaino o nelle tasche per distribuire meglio il peso, senza considerare gli oggetti equipaggiati. Inoltre, durante i combattimenti potremo toglierci lo zaino per migliorare la nostra mobilità. Questa però non è sempre una buona idea, in modo particolare durante il gioco online: potrebbe capitare che durante una combattimento non ci si accorga di furfanti che intanto rovistano indisturbati tra i nostri oggetti.
Outward supporta il multiplayer cooperativo in split screen
In Outward non esiste un vero e proprio Game Over. Quando la vita del personaggio scenderà sotto la soglia minima, questo verrà trasportato in zone differenti della mappa, con un messaggio che spiegherà cosa sia successo. Magari una cacciatrice del villaggio vicino ha visto il protagonista in fin di vita e l’ha portato dal medico, o magari ci siamo trascinati fuori dal dungeon prima di perdere completamente i sensi. Insomma, la sconfitta è sempre un grande punto interrogativo, qualcuno potrebbe aver fatto una buona azione come potrebbe averci depredato senza troppe remore.
Outward dà anche la possibilità di giocare in split screen. Vivere l’esperienza di role play in compagnia di un amico è un esperienza unica, divertente, stimolante e soprattutto permette al titolo di guadagnare in longevità. Condividere le risorse, gestire i turni di guardia durante la notte e poter rianimare il compagno caduto sono solo alcune delle meccaniche che si aggiungono al titolo giocando in cooperativa.
Consigliato
Parlare ancora delle innumerevoli meccaniche di Outward sarebbe un affronto. Sono la parte più interessante della produzione, ve ne abbiamo dato un assaggio e ci auguriamo che vogliate approfondire sulla vostra pelle.
Chiaramente non è un gioco perfetto, le animazioni sono goffe, a volte le hit box funzionano come vogliono loro e la grafica è piuttosto datata. Ma basta davvero così poco per distruggere un’esperienza valida e originale come quella proposta?
Outward verrà distrutto da tutti quei videogiocatori che cercano immediatezza e accessibilità. Allo stesso tempo sarà visto come una piccola perla da tutti gli amanti dei GDR Survival degni di tale nome.
Preview | Product | Price | |
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Pregi | Difetti |
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Recensione esaustiva, riesce a instillare nel giocatore esperto di survival , e non , una grande curiosità. Davvero esaustiva