L’ultimo Nintendo Direct è stato molto più interessante del solito. Non tanto per gli annunci in sé, ma piuttosto per una serie di considerazioni che sono venute spontanee.
Switch sta attraversando un momento di grande splendore. Nintendo è stata bravissima nel supportare la nuova console con uscite distanziate in modo ottimale. Ha saputo dare grande rilievo ai propri titoli ma anche a quelli delle terze parti, massimizzando gli introiti di tutti.
L’ultimo Direct ha dimostrato un rinnovato interesse da parte di alcune aziende importanti, tra cui Bethesda e Square Enix. Non è una notizia da poco, parliamo infatti di compagnie che non hanno avuto un grandissimo rapporto con la Grande N negli ultimi anni, o che non sono riuscite a realizzare introiti di chissà che tipo.
Square Enix ha provato a riavvicinarsi al colosso di Kyoto già dai tempi di GameCube, senza però fare numeri significativi. L’eccezione è stata Bravely Default, e sembra che le cose stiano continuando bene.
Bethesda ha sorpreso tutti con la sua versione di Skyrim per Switch. Durante il Direct ha annunciato anche l’arrivo di Doom e Wolfenstein II sulla console ibrida Nintendo.
E qui la questione si fa un po’ più complessa.
Esattamente come Capcom e Ubisoft, Bethesda sembra voler sondare il terreno. L’idea è di riproporre giochi tutto sommato vecchi per vedere come l’utenza Switch risponderà in termini di vendite. Capcom ha fatto la stessa cosa con Street Fighter II, Ubisoft con Rayman Legends.
E’ un’idea poco sensata. Questi sviluppatori vogliono spendere il meno possibile, ma è anche vero che cercare di vendere un gioco vecchio e già apparso su otto miliardi di piattaforme non è forse sensatissimo. Specie se stabilisci un prezzo allucinante aspettandoti che la gente paghi perché gli piace la tua faccia.
E’ giusto valutare l’interesse degli acquirenti, ma fallo proponendo qualcosa di nuovo, adatto al tipo di cliente.
Da questo punto di vista Bethesda è stata molto più intelligente. Sa bene che buona parte degli utenti Nintendo sono fedelissimi, molti di loro nemmeno lo conoscono Skyrim. Realizzarne una versione per questa console ha il suo perché.
Allo stesso tempo ti inizia la conversione del prossimo Wolfenstein II. Il motivo si intuisce: le terze parti su Switch vendono bene. E’ una cosa che avviene di rado su console Nintendo, ma a volte capita. Bethesda ha fiutato l’occasione e si sta giustamente lanciando.
In questo contesto Doom rappresenta un tassello intermedio per determinare se i giocatori Nintendo apprezzino anche gli FPS classici. Ricordiamo che Nintendo 64 fu una delle migliori console di sempre per questo genere. Ospitò capolavori come GoldenEye, Perfect Dark, ma anche i vari Quake, Doom, Turok e compagnia.
Nintendo Switch ha bisogno di giochi un po’ più nuovi di Rayman Legends
L’interesse di aziende come Bethesda, Ubisoft, Capcom e perfino Electronic Arts, così come le dichiarazioni di interesse da parte di From Software, sono interessanti sotto più punti di vista.
Naturalmente siamo tutti contenti, Nintendo sta recuperando parecchia fiducia, ha saputo convincere i consumatori. Ha commesso errori non trascurabili nella commercializzazione di Switch, su tutti la dotazione di memoria ridicola e la scarsa quantità di macchine prodotte, ma sta compensando con un supporto di marketing eccellente e un calendario gremito, denso nelle uscite.
Ma c’è un altro elemento che voglio analizzare.
Sapevate che Oceanhorn, Wonder Boy e Death Squared hanno venduto più su Switch che su tutte le altre console messe insieme? Kamiko ha superato le 100.000 copie vendute. E’ un giochino da nulla, sarebbe finito nel dimenticatoio in mezzo secondo se fosse stato rilasciato su un’altra piattaforma.
E’ bizzarro se pensate che la base installata di Switch è ancora modesta. Il motivo di questo successo è la crisi del mondo dei videogame verso cui andiamo incontro. Su Switch ci sono ancora pochi giochi. La buona cadenza nella distribuzione ha permesso al software di restare in risalto abbastanza a lungo da farsi notare. Su PC, mobile e sulle altre console questo non avviene.
Kamiko, un action da 5€ che piazza oltre 100.000 copie su Switch
L’esempio più emblematico è indubbiamente Steam, con oltre 6000 giochi rilasciati lo scorso anno.
Videogame di qualità vengono sommersi da centinaia di giochi spazzatura, l’utente non sa come orientarsi. Naturalmente non c’è alcun tipo di selezione qualitativa a monte. I prodotti vengono semplicemente ammassati, lanciati in una mischia dove nessuno è vincitore.
Uno sviluppatore indipendente non può investire denaro in pubblicità, conta piuttosto sul passaparola e sulle recensioni. Se giocatori o redattori non sanno nemmeno dell’esistenza del gioco in questione, l’oblio è assicurato. E non potrebbe essere altrimenti.
Per capire meglio l’entità del problema pensiamo a Titanfall 2. Un titolo tripla A, con un gigante come Electronic Arts alle spalle. Ha venduto molto meno di quanto avrebbe dovuto perché collocato a metà fra Battlefield e Call of Duty. Parliamo di due soli giochi, parliamo di settimane di distanza, parliamo del mercato mainstream, quello che fa i numeri più interessanti. Per un indie sconosciuto, magari in competizione con altri venti giochi rilasciati lo stesso giorno, le cose peggiorano notevolmente.
E’ una situazione in cui il consumatore perde tanto quanto lo sviluppatore meritevole, mentre quello furbo guadagna.
Ai tempi del NES, Nintendo utilizzava il Seal of Quality sulle cartucce autorizzate alla commercializzazione. In realtà non era molto significativo, indicava solo che il gioco faceva parte del circuito di vendita ufficiale. Un’idea del genere oggi sarebbe però oltremodo utile.
I videogame di qualità hanno bisogno di più spazio, maggiore visibilità. I giocatori necessitano di aiuto, serve che qualcuno gli indichi su cosa orientarsi. Purtroppo stampa, blogger e youtuber non possono fare miracoli. Siamo umani, non abbiamo fisicamente il tempo di provare tutto.
C’è un eccesso di offerta di cui bisogna occuparsi prima che la situazione degeneri ulteriormente.
Titanfall 2, uno dei giochi schiacciati dalla massa
I videogame hanno superato ampiamente il fatturato del cinema ormai da molti anni. Gli investimenti sono spaventosi, la diversificazione del mercato consente di soddisfare qualsiasi tipo di utenti.
Ma è una torta di cui ciascuno desidera ottenere una fetta, siamo inondati di prodotti che non hanno motivo di esistere. Steam, Sony, Microsoft, Apple e Google non stanno sbagliando. L’intento è far soldi, e in effetti stanno facendo tanti soldi. Nintendo è un’azienda che deve far contenti gli investitori, non esiste nessuna differenza tra lei e le altre. Tuttavia si ritrova al momento in una situazione eccellente per gli sviluppatori, magari per caso, magari per un’attenta gestione dei tempi.
Bisogna inoltre considerare che Switch è la console ideale per qualsiasi sviluppatore indipendente. Non tanto per le caratteristiche della macchina, quanto piuttosto per il tipo di playerbase.
Gli utenti Nintendo sono abituati e affezionati al 2D, premiano il gameplay piuttosto che la grafica. Dopo anni di Mario, Yoshi e Zelda sapranno recepire un Oceanhorn molto più di quanto non sappia fare chi è abituato a The Last of Us o Halo. Gli indie non vengono visti come videogame di serie B, ma semplicemente come giochi con cui divertirsi.
E’ una conseguenza naturale della filosofia radicata in Nintendo.
I consumatori Nintendo non hanno pregiudizi verso il 2D
Switch ha insomma un’utenza sensibilizzata da anni di giochi 2D di altissima qualità. Nintendo ha inoltre impostato una ritmica impeccabile sulle uscite.
Dare spazio ai nuovi giochi è oggi assolutamente necessario. Il 2017 è pericolosamente simile al 1983. In quell’anno avvenne la più terribile crisi dei videogame della storia, decine e decine di aziende chiusero i battenti. Il problema principale, indovinate un po’, fu l’improvviso sovraffollamento del mercato. Questo riguardò sia l’hardware che il software. La qualità infima della maggior parte dei giochi, la concorrenza nei prezzi e lo spaesamento dei consumatori portò a un vero e proprio disastro economico.
In tantissimi oggi pensano che la massificazione del gaming mobile e delle micro transazioni porteranno a un tracollo simile.
Nel 1983 fu Nintendo a risollevare l’intera industria con il suo NES. Una piattaforma su cui gli sviluppatori potevano concentrarsi, un Sigillo di Qualità che doveva essere garantito, e soprattutto consumatori che si sentivano tutelati. Quel tipo di tutela oggi non esiste.
Aprite Steam o PlayStation Store e vi ritroverete in una giungla selvaggia. Selezionate un genere, ok, ma la quantità di porcate che vi verranno proposte sarà disarmante. A questa regola sfuggono i grossi publisher, che possono pagare per dei bellissimi banner in evidenza. Ciò non significa che il gioco sarà valido, magari vi ritroverete con un concentrato di bug o chissà che altro. Perché chiunque punta al profitto. Se pagate per un Mafia 3 completamente rotto, perché dovrebbero aggiustarlo prima del lancio? In fondo prenotiamo a scatola chiusa tre mesi prima del lancio, quindi perché non specularci? Se comprate DLC a prezzi folli, perché non dovrebbero svilupparli?
Oggi si fa un gran parlare di Destiny 2, dei loot box e cagate del genere. Ma vi chiedo, se siamo noi a comprare cagate, perché loro non dovrebbero produrre merda?