Con Sony impegnata a rovinare i rapporti con gli sviluppatori giapponesi grazie alla sua nuova politica di censure su Playstation 4, le opportunità per i competitor diventano piuttosto ghiotte. Microsoft ha subito colto la palla al balzo aprendo una divisione asiatica chiamata GGPD, ovvero Global Gaming Partnership & Development. Lo scopo è quello di favorire gli accordi commerciali con sviluppatori e publisher giapponesi, coreani, cinesi e del sudest asiatico.
A tale proposito sono già fioccate le offerte di lavoro, che coprono Tokyo, Seoul, Shanghai e Redmond. Microsoft fa sapere di voler assumere il più presto possibile, in modo da smaltire la mole di lavoro per Chris Charla e Phil Spencer, precedentemente gli unici addetti alle trattative in Asia. Sembra che il publisher voglia tornare a puntare sul mercato orientale approfittando delle sviste della concorrenza, magari assicurandosi qualche esclusiva giapponese di grande calibro all’inizio della prossima generazione di console.
A determinare l’efficacia di tali investimenti in prospettiva console war sarà la tipologia di partnership stipulate da Microsoft. Se l’obiettivo fosse realmente quello di raccogliere tutti gli ex-partner commerciali di Sony traditi dalle nuove politiche censorie made in California, si tratterebbe di una mossa potenzialmente vincente a livello globale. Ciò, unito all’acquisizione di numerosi studi first party come Compulsion, Ninja Theory e Obsidian, donerebbe davvero una marcia in più alla prossima Xbox.
Con il successo di Nintendo Switch (che si dice verrà rilasciata a breve anche in Cina) e le mire asiatiche di Microsoft, l’unica rimasta a coltivare il proprio orticello è Sony. Lo abbiamo detto altre volte, il monopolio non fa bene a nessuno, neanche a chi lo detiene. A rimetterci sono comunque maggiormente i consumatori, che in Giappone sono già sul piede di guerra a causa delle censure.
Microsoft ha da poco acquisito Obsidian Entertainment, sviluppatore di Pillars of Eternity
Non solo, ma la recente aridità degli ultimi 2 first party nipponici rimasti in casa Sony (Japan Studio e Polyphony) non lascia ben sperare gli amanti dei giochi made in Japan. I third party, lo sappiamo già, stanno sfruttando la libertà di Switch e PC per pubblicare i contenuti oscurati sul PSN. Non escludiamo che molti decidano di troncare definitivamente i rapporti con Sony e stipularne di più vantaggiosi con la concorrenza.
Il verdetto, come al solito, saremo noi utenti a emetterlo. Considerando che le ultime parlano di censure persino ai titoli SEGA e Atlus, tra cui Catherine Full Body, siamo certi che non passerà molto dalla presa di distanza dei più importanti publisher giapponesi da quella che è ormai a tutti gli effetti un’azienda californiana. Per il momento Valve, Nintendo e Microsoft non fanno complimenti e accettano di buon grado prodotti e utenti scartati in modo infantile da Sony.
Ovviamente qui non si tratta di essere fanboy (un hobby per minorati mentali) ma di prevedere l’andamento del mercato. Se si pensa di continuare a potersi rilassare sugli allori alienando Giappone e amanti del fanservice, oltre che puntando tutto su esclusive occidentali standardizzate e povere di spirito, la purga sarà inevitabile.
Non bastano rumor e promesse di console potentissime capaci di sostenere 4k e 60fps. Serve un parco titoli degno e quanto più variegato possibile. Se la scorsa generazione PS4 ha sbancato anche in Asia è stato grazie a capolavori del calibro di Bloodborne, Persona 5 o i vari Yakuza. Credere di poter ripetere l’impresa affidandosi solo a Santa Monica e Naughty Dog è oltremodo ingenuo e arrogante.