Media Create ha rilasciato i dati di vendita del software e dell’hardware per la scorsa settimana in riferimento al mercato giapponese, patria dei JRPG. Sono stati sette giorni poco rilevanti dal punto di vista commerciale, non ci sono state uscite importanti.
Le posizioni sono bene o male quelle che tutti si aspettavano, in particolare sotto il profilo console.
Switch piazza circa 40.000 pezzi e domina le classifiche, mentre PS4 deve accontentarsi di 22.000 unità vendute. E fin qui tutto normale. Spostandosi però ad analizzare il software c’è qualcosa che stona.
Questa settimana ha infatti visto il debutto di Lost Sphear, secondo videogame realizzato da Tokyo RPG Factory. E’ lo studio di sviluppo interno a Square Enix già responsabile di I Am Setsuna, che a sua volta non aveva raggiunto i risultati sperati. Il publisher giapponese aveva deciso di dar vita a questo team proprio per occuparsi di giochi di ruolo giapponesi di stampo classico, sia in termini di meccaniche, che di tematiche, che ancora di impostazione grafica.
In pratica mentre il grosso di Square Enix si sarebbe dedicato a produzioni mastodontiche come Final Fantasy XV, Tokyo RPG Factory si sarebbe concentrato sui JRPG, in ogni caso con investimenti nettamente inferiori. Non è infatti un segreto che la grandezza dei vecchi JRPG dipendesse in larga parte da trama e personaggi, mentre per tantissimo tempo le meccaniche vere e proprie si sono limitate a ristagnare senza reali evoluzioni.
I JRPG classici continuano nella loro parabola discendente
Nonostante I Am Setsuna non abbia raggiunto le previsioni di vendita né valutazioni della stampa particolarmente buone, Square Enix ha deciso di dare una seconda opportunità al team di sviluppo. In teoria si sarebbe dovuto mettere a frutto l’esperienza maturata con il gioco precedente cercando di aggiustare il tiro, ma sembra che qualcosa sia andato storto.
Lost Sphear debutta questa settimana con 7.363 pezzi in verisione PS4, mentre su Switch vende 5.770 unità. Per fare un rapido raffronto, I Am Setsuna aveva venduto nella settimana di lancio 33.629 copie su PS4 e 27.994 su PSV. La differenza è considerevole. Di sicuro non ha aiutato la decisione di Square Enix di collocare un gioco budget a un prezzo decisamente elevato. Consideriamo infatti che Lost Sphear costa 5.800 yen, 1.000 in più di I Am Setsuna. Al cambio parliamo di 36 euro contro 43 euro. Non è una differenza da poco, perché lo stesso I Am Setsuna era stato fortemente criticato per il suo prezzo, eccessivo se rapportato alla natura budget della produzione.
Se poi oggi andiamo a guardare il mercato dei JRPG è innegabile che la situazione sia tutt’altro che rosea. Esistono ancora dei nomi importanti in questo settore, su tutti la serie dei Tales of. Non è tuttavia un franchise capace di fare numeri di chissà che tipo, probabilmente l’ultimo blockbuster di stampo classico è ormai solo Dragon Quest. Tuttavia questo franchise è storicamente “lento”, nel senso che ciascun episodio ha un tempo di gestazione che dura anni e anni.
Esistono certamente altre realtà, ma nessuna offre sistemi di gioco realmente tradizionali. Etrian Odyssey ibrida tutto col dungeon crawling, Persona aggiunge una dose notevole di cultura nipponica e rimane comunque relegato in una sorta di nicchia.
Sembra insomma che i tempi dei Final Fantasy VII, VIII e IX siano definitivamente finiti.
O forse no.
Final Fantasy IX, l’ultimo grande JRPG per la prima PlayStation
Poco tempo fa Square Enix ha rilasciato un porting di Final Fantasy IX per PlayStation 4, che in Giappone ha raggiunto la testa delle classifiche di vendita. Ok, non c’era una grandissima competizione, ma è comunque un risultato impressionante per un gioco con tanti anni sulle spalle.
E’ difficile dire se gli acquirenti siano nostalgici o se semplicemente i JRPG moderni siano qualitativamente inferiori in termini di personaggi e sceneggiature.
Un colosso come Square Enix ha dovuto bilanciare la presunta perdita di interesse verso questo genere spingendo gradualmente verso l’action. Pensiamo al processo di evoluzione dei Final Fantasy, con il X che a conti fatti è stato l’ultimo capitolo tradizionale. L’XI va online, il XII aggiunge un sistema di combattimento quasi in tempo reale, il XIII lo approfondisce, il XV è a conti fatti un action con un sistema di progressione ruolistico. Ma rientra ancora nella categoria dei JRPG? E’ possibile che il disinteresse dei giocatori verso questo genere non dipenda tanto dalle meccaniche, quanto invece dal grado di coinvolgimento delle storie?
Hironobu Sakaguchi, papà di Final Fantasy, diceva “Non sono un granché nel fare videogiochi, ma sono bravo a raccontare storie“. E’ possibile che sia questo ciò che oggi effettivamente manca? Magari siamo semplicemente troppo pieni di cliché. Forse Persona 5 è un capolavoro ma è anche estremamente prolisso. Magari Xenoblade Chronicles X non ha ripetuto il successo del predecessore perché non aveva altrettanto mordente.
Xenoblade Chronicles X, immenso JRPG per Wii U
Magari The Witcher 3 vende uno sproposito perché Gerald, Triss, Jennefer e soci sono personaggi spettacolari, personaggi che oggi come oggi gli sviluppatori giapponesi non sanno creare. E parliamo di oggi, perché pochi anni fa qualcuno di Giappone ha tirato fuori dal cilindro Cecil, Cain, Kefka, Sephiroth, Kuja. Sì, parliamo di un’unica persona, quel Sakaguchi che oggi ha deciso di puntare tutto sul suo Terra Battle. Sono convinto che la grandezza e il traino di questo personaggio nei confronti dell’intera industria siano stati incommensurabili. Penso che non ci sarebbe stato un Suikoden né un Breath of Fire se prima non ci fosse stato un Final Fantasy. Magari non avremmo avuto Grandia né Xenogears.
Richard Garriot ha cambiato il mondo dei videogame con il suo Ultima. Ha definito degli standard su cui altri hanno lavorato nel corso dei decenni successivi. John Carmack ha inventato un genere che oggi è uno dei più giocati al mondo. Shigeru Miyamoto ha apportato un numero straordinario di idee che oggi sono considerate pilastri inattaccabili dell’intera industria.
Attualmente al mondo dei JRPG manca una luce, una personalità di spicco capace di indirizzare tutti gli altri. Del resto il mondo del cosiddetto gaming tripla A si è trasformato da tempo in una bolgia dominata dal denaro. I videogame sono sviluppati da staff spesso giganteschi, e le personalità che riescono davvero a emergere sono sempre più rare. Un Eiji Aonuma o un Ken Lavine sono le eccezioni, non la norma.
Ken Lavine, papà di Bioshock, una delle personalità più note del mercato
Alcuni sostengono che l’interesse verso i JRPG sia crollato perché i videogame single player non interessano più. Non penso sia vero, credo invece che manchino nomi di richiamo. The Witcher 3 ha venduto parecchio contando prima di tutto su una fanbase ampia e molto “rumorosa” sui forum di discussione. Doom ha fatto contenti gli investitori senza praticamente alcuna spesa dal reparto marketing. Final Fantasy XV ha piazzato i suoi milioni di pezzi a dispetto della sua profonda rottura col passato.
Nomi di questo tipo non temono questo discutibile disinteresse verso il single player, possono affidarsi a una fanbase fedele e a un lavoro di passaparola che consente vendite molto elevate. E’ più o meno la stessa meccanica alla base di Nintendo e dei suoi software.
Tra tutti i nomi celebri nel panorama dei JRPG moderni, gli unici davvero capaci di far breccia tra i giocatori sono Dragon Quest e Persona. Il primo è osannato in Giappone, il secondo si sta facendo strada in occidente con gran determinazione.
Sono giochi marcatamente nipponici, e in fondo è giusto che sia così. Ovviamente il fatto che entrambi siano piuttosto lenti nella narrazione non aiuta il pubblico occidentale, abituato a ritmi molto diversi.
Forse era stato proprio questo il grande merito di Final Fantasy, Xenogears, Chrono Trigger e Grandia. Erano giochi giapponesi, ma adottavano sceneggiature piuttosto incalzanti, senza perdersi nei ritmi compassati tipici della cultura, del cinema, dei romanzi e dei videogame giapponesi. Proprio Final Fantasy aveva permesso una straordinaria diffusione del genere in tutto il mondo, ovviamente grazie alle possibilità economiche di Squaresoft. Dispiace dunque che Atlus, lo sviluppatore al momento più valido in ambito JRPG, non possieda i fondi necessari a spingere a dovere i propri prodotti sul mercato di massa.
Lo straordinario Persona 5, il miglior JRPG della corrente generazione
Adesso c’è un disperato bisogno del guizzo brillante, della scintilla improvvisa, dell’idea inaspettata. Non serve necessariamente investire milioni, sia gli indie che i giochi a basso budget possono fare la differenza. Creare Tokyo RPG Factory è stata un’ottima idea da parte di Square Enix, il problema è che forse manca la qualità dei tempi andati.
Ultimamente mi è capitato di giocare ad alcuni videogame sviluppati in modo amatoriale utilizzando RPG Maker. Sono in 2D, utilizzano spesso asset gratuiti. Eppure ammetto di essermici divertito molto, perché elementi come storia, ambientazione o idee di fondo risultavano piacevolissime. Sono giochi che forse non aggiungono nulla di nuovo in termini di meccaniche, tuttavia non potrei che consigliarli agli amanti del genere. Anzi, a che ci sono ve li menziono anche, perché potreste trovare davvero ciò che fa al caso vostro. Date un’occhiata quindi ad Ara Fell, LiEat, Doom & Destiny, Last Dream, Skyborn e chissà quanti altri stanno lì ad aspettare di essere scoperti.
Servono idee, serve sperimentazione, servono tentativi. Se Lost Sphear non avrà successo nemmeno in occidente è ragionevole presumere che Square Enix chiuderà Tokyo RPG Factory. Non posso dire che sia un peccato, perché se un titolo è mediocre lo è a prescindere dal genere di appartenenza. Ciò non toglie che i grandi publisher debbano assolutamente continuare a investire in produzioni più modeste e potenzialmente in grado di divenire dei classici. Un po’ come fatto da Ubisoft con i suoi Ubi Art.
Il bellissimo Child of Light, arrivato come un fulmine a ciel sereno
Non credo che i JRPG siano morti, ma penso stiano in qualche modo dormendo. Magari stiamo aspettando un Tales of che sia davvero un capolavoro, magari sarà un Bravely XYZ che convincerà Square Enix a investire di nuovo i big money in questo genere, magari sarà un Golden Sun che ritorna senza dire nulla, uno Xenoblade che sappia anche commuoverci. Stiamo in qualche modo aspettando che succeda qualcosa, che l’industria riesca di nuovo a ripulire e ribilanciare se stessa.
Esistono cicli che ricorrono a distanza di anni, che mettono in crisi interi generi prima che questi riescano a ritrovare una propria dimensione. L’esempio più emblematico è stato probabilmente quello delle avventure grafiche, in auge durante l’epoca di Lucas Arts, crollate in seguito, oggi nuovamente alla ribalta grazie agli studi indipendenti e alla diffusione dei controlli touch, perfetti per questo genere di prodotti.
I JRPG al momento vivono di piccoli esperimenti come quelli di Tokyo RPG Factory. Vanno avanti grazie a videogame buoni come i The Legend of Heroes, i Tales of, i Ni No Kuni. Godono di pochi, rarissimi capolavori come Persona 5, apprezzatissimi da una nicchia ma preclusi a tantissimi utenti. Sopravvivono grazie all’amore di migliaia di ex giocatori che oggi si sono lanciati nello sviluppo amatoriale con RPG Maker, sfornando a volte prodotti di altissimo livello.
C’è comunque un sottobosco vitale, si sente il brusio di fucine sempre all’opera. Magari in un clima generale di confusione, magari domandandosi cosa i giocatori vogliano realmente.
E quello che vogliamo, forse, è solo il prossimo Sakaguchi.