[Aggiornamento] Piccolo chiarimento: a quanto pare nessuno, tra media e youtuber, era a conoscenza del fatto che i soldi ottenuti dalle carte shark non potessero essere spesi (almeno in alcuni paesi) in fiches al casinò. La questione resta da chiarire e per il momento attendiamo conferme da Rockstar, che finora è rimasta in silenzio. Ad ogni modo se riciclate soldi in game potete effettivamente trasformare i soldi ottenuti dalle carte shark in fiches, quindi il concetto espresso nel video rimane valido. Grazie a tutti e scusate per la confusione!
Nel Regno Unito, chiunque voglia spararsi una Sega Megadrive deve verificare la propria identità con dei documenti digitali. Allo stesso tempo, sempre nel Regno Unito, le loot box sono considerate innocue anche nei giochi PEGI 3. Questo nonostante EA e Epic Games abbiano dato il peggio di sé nell’udienza parlamentare dov’è stato coniato il termine “surprise mechanics”, non riuscendo a trovare alcuna giustificazione plausibile per i loro comportamenti scorretti e predatori. Rinfrancati dalla buona notizia, i publisher di mezzo mondo hanno iniziato a festeggiare. Take Two, per aprire le danze, ha letteralmente introdotto un casinò in GTA Online.
Il contenuto in questione si trova all’interno del DLC Diamond Casino, che permette ai giocatori di spendere soldi reali per le fiches. Neanche a dirlo migliaia di conti in banca sono già stati notevolmente alleggeriti, per la gioia di mamme, papà e zii Peppe in giro per il mondo. Ben 30 Paesi hanno deciso di prendere contromisure immediate bannando il casinò su tutte le piattaforme disponibili. Tra questi Argentina, Cina, Repubblica Ceca, Grecia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Corea del Sud, Turchia e alcune zone degli Stati Uniti. Gli assenti ingiustificati, tra cui il nostro paese, continuano ad ignorare il problema.
La scusa ufficiale dei publisher a cui molti governi hanno purtroppo abboccato è che gli acquisti in app non possono essere convertiti in denaro reale e quindi non rientrano nella definizione di gioco d’azzardo. Ma questo, oltre ad essere assolutamente falso (e lo dimostrano CS:GO, Dota 2, PUBG ed altri titoli legati a giri di compravendita di oggetti virtuali online), è anche irrilevante. L’adrenalina generata dalla scommessa ha poco a che vedere con la ricompensa monetaria in sé. Si parla di dipendenza patologica da sistemi simili quando l’individuo sviluppa un senso di appagamento dall’atto di rischiare puntando una determinata somma, a prescindere dal tipo di ricompensa finale.
Quali sono le differenze tra un tizio che perde 3000€ giocando alle slot machine e un bambino che ne spende altrettanti su FIFA senza poi trovare il giocatore desiderato? Vi sfido a trovarne. Del resto non sono neanche poche le testimonianze di ex dipendenti dal gioco d’azzardo che sono ricaduti nel baratro a causa delle meccaniche presenti nei videogame moderni, tripla A inclusi. Probabilmente l’unica differenza risiede nella denominazione legislativa del fenomeno, che non è ancora stata aggiornata per essere al passo con i tempi.
Un po’ un paradosso, considerando la triste realtà dei fatti. Di recente, infatti, la BBC ha riportato innumerevoli casi di bambini ipnotizzati dalle tattiche predatorie dei giochi F2P mobile e da altri a prezzo pieno come FIFA. Si parla di famiglie che hanno perso fino a 6000 sterline a causa di loot box e microtransazioni predatorie. Chiaro, nel caso di minori la responsabilità ricade quasi interamente sulla mancanza di supervisione da parte del genitore. Ma le cosiddette balene sono spesso e volentieri adulti in grado di smaterializzare uno stipendio nel giro di poche ore in preda alla dipendenza.
Sappiamo per certo come publisher e sviluppatori utilizzino trucchi da Jedi e strategie comportamentali ben precise per sfruttare le debolezze psicologiche dei clienti. Loot box e micro transazioni esistono proprio alla luce di tale motivo, perché gli Andrew Wilson e i Bobby Kotick della situazione non si pongono limiti etici o morali quando si tratta di guadagnare. Sei malato? Cazzi tua, noi ne approfittiamo. D’altra parte non stiamo facendo niente di illegale, anzi i nostri sistemi sono belli e divertenti come le figurine Panini e i Kinder Sorpresa! Difficile da credere ma i governi si lasciano pure abbindolare da cazzate di questo genere.
Il casinò all’interno di GTA Online, già merdaio pieno di micro transazioni vergognose, rappresenta una nuova vetta di bassezza per l’industria dei videogiochi. Trasportando il gioco d’azzardo 1:1 in game, Take Two dimostra non solo di non aver compreso la gravità di certe pratiche di monetizzazione ma di voler sfidare apertamente i governi di mezzo mondo. Tempo fa dicevamo che se ai publisher dai un dito loro si prendono tutta la mano e, beh, eccovi la dimostrazione. Possono fare peggio di così? Sembra difficile crederlo ma a questo punto non ci stupiremmo più di nulla.