Electronic Arts brucia 6 miliardi per Dragon Age Veilguard e FIFA

Electronic Arts è collassata in Borsa bruciando circa 6 miliardi di dollari subito dopo l’annuncio dei propri risultati finanziari, ammazzati dalle performance a dir poco deludenti di Dragon Age the Veilguard e il nuovo FIFA, per gli amici EA Sports FC 25. Il crollo è stato del 17,5% come riportato da Yahoo Finance e da tante altre testate. La situazione è insomma piuttosto negativa, e c’è la preoccupazione che Electronic Arts possa diventare una sorta di nuova Ubisoft, in quanto a stabilità aziendale.
In particolare apprendiamo che Dragon Age Veilguard – che doveva essere il ritorno glorioso di un franchise che tutti amiamo – si è rivelato un flop colossale, con tanto di director che abbandona la baracca. E no, non sto esagerando. Veilguard ha raggiunto circa 1 milione e mezzo di giocatori. Sì, avete capito bene, “giocatori”, non copie vendute. Perché Electronic Arts ha usato questa dicitura, lasciando intendere che nel calcolo ci siano sia le copie vendute, che quelle provate tramite l’abbonamento EA Play, che quelle rimborsate tramite Steam e altri store, che ancora le copie regalate attraverso l’acquisto di schede video Nvidia. E se nel tuo annuncio già qui c’è qualcosa che puzza.

Ma andiamo avanti. Veilguard avrebbe dovuto raggiungere 3 milioni di giocatori, secondo le stime iniziali di Electronic Arts. Tre milioni. Un obiettivo già di per sé modesto, considerando che Dragon Age: Inquisition aveva venduto 12 milioni di copie. Dodici, ragazzi. E ora ci ritroviamo con un gioco che, dopo 7-8 anni di sviluppo, non solo non raggiunge neanche la metà delle aspettative, ma probabilmente non recupera neanche i costi di produzione.

E qui mi viene da chiedere: ma Electronic Arts, che cosa sta facendo? Seriamente, come fai a lanciare un gioco che dovrebbe rilanciare un franchise storico come Dragon Age e metterti come obiettivo 3 milioni di copie? È chiaro che nemmeno loro ci credevano. A mio parere, durante lo sviluppo si sono resi conto che il prodotto non era all’altezza e hanno iniziato a ridimensionare le aspettative. Ma questo non giustifica il disastro che abbiamo davanti.

E parliamo del fatto che Veilguard è solo l’ultimo di una serie di flop epocali per Electronic Arts e soprattutto per BioWare. Anthem, Mass Effect: Andromeda, e ora questo. Tre titoli di fila che hanno deluso le aspettative dei fan e, probabilmente, anche quelle degli azionisti. E non venitemi a dire che è colpa del mercato che è cambiato. Sì, il mercato è diverso rispetto ai tempi di Dragon Age Inquisition, ma questo non giustifica un calo così drastico. Da 12 milioni a 3 milioni? Ma per favore. È come se avessero deciso di puntare in basso fin dall’inizio, sperando di non fare troppo male. E invece hanno fatto malissimo.

Ma hey! L’importante è che si siano lasciati la strada aperta sul finale per un sequel. Perché in fondo la qualità era così alta che un seguito se lo merita tutto, vero? È chiaro che Electronic Arts vuole tenersi aperte tutte le porte, ma non credo sia questa la maniera corretta di procedere, specie per un capitolo che tecnicamente avrebbe dovuto risolvere tutte le questioni lasciate in tredici e dare una degna conclusione alla storia. Tra l’altro, tecnicamente non è nemmeno la prima volta che lo fanno: hanno fatto lo stesso errore con Dragon Age 2 e con Mass Effect: Andromeda. Impareranno? Noi abbiamo qualche dubbio.

E ora, mentre Veilguard affonda, secondo le informazioni in nostro possesso BioWare starebbe lavorando al prossimo capitolo di Mass Effect. Ma dopo tre fallimenti di fila, mi chiedo: ammesso che in futuro possa esistere un nuovo Mass Effect, siamo sicuri che sarà BioWare ad occuparsene? Siamo sicuri che una BioWare continuerà ad esistere? A me sembra una cosa sempre meno probabile. Perché non mettere qualcuno che conosce davvero il franchise al timone? Qualcuno che abbia giocato ai giochi, che conosca la lore, che sappia cosa vuole il pubblico. Invece no, continuano a bruciare milioni in progetti che non vanno da nessuna parte.

Electronic Arts possiede alcuni degli sviluppatori più importanti nel mondo dei videogiochi, ma è ormai da tanti anni che non riesce a trovare una propria dimensione, confermandosi generazione dopo generazione come uno dei publisher più odiati dai giocatori di tutto il mondo. Ha chiuso studi, ha bruciato franchise, ha deluso i fan in modo sistematico. E ora, con Dragon Age the Veilguard, ha dimostrato un nuovo livello di incompetenza, sia esso per colpa propria o dei ragazzi di BioWare.

Veilguard non è solo un fallimento commerciale, ma anche un fallimento creativo. Il gioco è stato in sviluppo per quasi un decennio, e a cosa è servito? Hanno dato vita ad un prodotto che sembra uscito da una catena di montaggio, senza anima, senza innovazione, senza quel qualcosa in più che ti fa dire “questo è Dragon Age”. No, invece ci ritroviamo con un gioco che sembra fatto con il pilota automatico, come se chi lo ha sviluppato non avesse nemmeno giocato ai capitoli precedenti. E questo, ragazzi, è imperdonabile.

E poi c’è naturalmente tutta la gestione del marketing. Electronic Arts ha speso milioni in campagne pubblicitarie per Dragon Age Veilguard, promettendo un’esperienza epica, un ritorno alle origini, un gioco che avrebbe fatto rivivere i fasti del franchise. La verità è stata molto lontana dalle promesse: per la stragrande maggioranza dei giocatori – noi inclusi – si tratta di prodotto mediocre, che ha mancato anche le aspettative più basiche.

E non pensiate che sia solo una questione di gusti personali. I numeri parlano chiaro: Veilguard ha fallito su tutti i fronti. Le vendite sono state deludenti, gli sconti sugli store sono arrivati in tempi record e il gioco è già sparito dalle classifiche subito dopo il lancio. E questo, in un’epoca in cui i videogame vivono di longevità, di aggiornamenti costanti, di community attive, è un segnale chiaro: Veilguard non ha lasciato il segno. È stato un tentativo maldestro di cavalcare l’onda del passato senza avere la minima idea di come farlo.

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