Electronic Arts ha il fantastico potere di far incazzare gli utenti ad ogni nuova dichiarazione. Dopo le stronzate del campione di balle in giacca e cravatta Andrew “Mr. Robot” Wilson, ci pensa il magico Patrick Soderlund a proseguire con il festival del nonsense. In un’intervista con gamesindustry.biz, il capo del design EA ha infatti affermato con una certa nonchalance che i giocatori non sanno cosa vogliono. L’argomento discusso era il rilascio del nuovo Command & Conquer Rivals su mobile, titolo che aveva sollevato una valanga di polemiche tra i fan della saga dopo la presentazione di circa 10 minuti pieni sul palco dell’E3 2018 con tanto di match tra due pro player.
Secondo il buon Patrick dovremmo renderci conto dell’estrema rilevanza del mobile, oggi la più grande piattaforma di gioco al mondo. Per questo diverrebbe necessario portare un RTS leggendario su smartphone e tablet, in modo da raggiungere il maggior numero possibile di utenti e migliorare il franchise portandolo al passo successivo nella sua naturale evoluzione. L’intento di EA sarebbe quello di rendere il mercato e i giocatori mobile degni dello stesso rispetto delle controparti console e PC, allo stesso modo degli sviluppatori coinvolti in progetti come Rivals.
Non è un mistero: gli affari nel settore per il colosso americano sembrano andare a gonfie vele. Ecco perché spingere verso la traslazione mobile di una IP così rinomata attira i vertici di EA. Si andrebbe ad attingere sia dal pubblico di affezionati sia (specialmente) ai giocatori casual attratti dal nome del brand. Dal punto di vista del marketing non c’è nulla di sbagliato, sembra. Ai dubbi sulle possibili microtransazioni predatorie su mobile, Patrick risponde poi che non c’è motivo di preoccuparsi. Electronic Arts ha imparato molto dagli avvenimenti dell’ultimo anno e la sua politica si fonda sulla giustezza.
EA è migliorata sotto alcuni aspetti, ma la pasta rimane la solita
Quando si compra un prodotto bisogna che l’investimento sia soddisfacente. Il sistema economico all’interno del gioco non dovrebbe mai permettere il pay to win, continua il dirigente, ma solo offrire acquisti relativi ad elementi secondari come quelli cosmetici.
E Ultimate Team? Lì si tratta di una questione diversa. Acquistando FIFA si hanno a disposizione una campagna single player, tornei online, aggiornamenti continui e quant’altro, mentre Ultimate Team è soltanto una modalità opzionale a cui si può scegliere di prendere parte o meno. Non vi piace? Non giocateci. Tutto molto semplice secondo il nostro beniamino.
Ora, però, ci consenta di rispondergli punto per punto. Per quanto riguarda Command & Conquer Rivals l’obiettivo è più che cristallino, e non serve un genio per capirlo. Dopo aver inglobato e chiuso lo studio di produzione Westwood nel giro di poco tempo come accaduto con un’altra dozzina di case di sviluppo, EA ha ben pensato di resuscitare in salsa zombie un brand storico ormai di sua proprietà per poterlo spremere al massimo in campo mobile. Lo ha già fatto in passato. Ricordate lo schifo di Dungeon Keeper, riempito di microtransazioni a tal punto che gli store sollecitarono l’azienda a rimuovere la dicitura “free to play” dal gioco?
Classico esempio di come EA gestisca i suoi titoli su mobile e di come rispetti i giocatori su questa piattaforma. E rimanendo in tema rispetto, che dire della moltitudine di fan di C&C stroncati e offesi dall’annuncio di Rivals, che si preannuncia l’ennesimo clone di Clash of Clans infarcito di paywall e limitazioni tipiche da freemium? Sul serio pensi sia la naturale evoluzione del franchise, Patrick? Certo che no, l’importante è cogliere la palla al balzo spillando fino all’ultimo centesimo dalle tasche degli utenti mobile e giustificarsi con le solite dichiarazioni da paraculo.
Command and Conquer Rivals non ha nulla a che vedere col suo illustre passato
Mi ha fatto poi molto ridere l’atteggiamento da presunto innocente sulla questione pay to win. Come fa a parlare di giustezza un’azienda che nella sua storia ha inserito online pass, DRM, DLC, season pass, microtransazioni e tanta altra monnezza all’interno dei propri titoli venduti a prezzo pieno? Senza parlare dei bonus preordine e delle milioni di edizioni speciali tipo Deluxe, Digital Deluxe, Extreme, Gold, Platinum, Royal, FatDick etc. Usano la parola ‘giusto’ e dicono di aver imparato la lezione con Battlefront 2, eppure sbaglio o esiste ancora roba come The Sims 4 (dove i DLC hanno dei sotto-DLC), Madden, UFC e FIFA, ovvero l’esatta definizione di pay to win?
Eh no, però vedete, quelli non contano. Spendete 70€ in FIFA e non apprezzate le loot box? Niente paura, potete bellamente ignorare Ultimate Team, praticamente la modalità principale del gioco, EA vi dà il permesso di farlo. Già, nascondere un casinò glorificato dentro un titolo venduto a prezzo pieno è l’esatta definizione di giustezza. Mi piace come da un lato cerchino di sembrare corretti e pro consumatore e dall’altro spingano al massimo sulle pratiche predatorie inventandosi la scusa della cosiddetta “player choice”.
E meno male che siamo noi giocatori a non sapere cosa vogliamo. Lo sappiamo eccome invece. Vogliamo che la si smetta di prenderci per il culo con le solite ridicole dichiarazioni aziendali, che si pensi alla qualità anziché alla quantità, che loot box, microtransazioni e merda simile venga rimossa dai titoli non gratuiti, ma soprattutto che si torni a sviluppare videogame degni e non palesi tentativi svergognati di moneygrabbing veloce a spese di divertimento e creatività. Ecco cosa vogliamo, cari publisher.