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Dragon’s Crown Pro – Recensione | Uno dei migliori beat ‘em up di sempre

Ci sono voluti ben 5 anni ma finalmente Dragon’s Crown è giunto anche su PlayStation 4. Dopo Odin’s Sphere Leifthraisir un altro titolo dei leggendari Vanillaware vede la luce sullo store dell’ammiraglia Sony, per la gioia dei fan dello studio con sede a Osaka che tra l’altro si appresta a rilasciare l’atteso 13 Sentinels: Aegis Rim nel corso del 2018. In realtà, comunque, per i possessori del gioco originale non c’è molto da gioire trattandosi di un porting quasi nudo e crudo della versione PS3/Vita. La re-release va a puntare principalmente a tutti coloro che non avevano avuto modo di recuperarlo prima, loro malgrado, perdendosi uno dei migliori beat ‘em up dell’era moderna.

Dragon’s Crown Pro

Data di uscita: 15/05/2018
Versione recensita: PS4
Disponibile su: PS4
Lingua: italiano
Prezzo di lancio: 49,99€

Come dicevamo Dragon’s Crown Pro è poco più che un porting basico. Le uniche aggiunte prevedono il supporto alle risoluzioni 1080p/4K a seconda del sistema utilizzato e una soundtrack (splendida) orchestrata per l’occasione che si può sostituire in qualsiasi momento con quella standard. Per il resto si tratta dello stesso gioco uscito nel 2013, nel bene e nel male. Nel male perché si porta dietro certe imperfezioni e il prezzo di circa 45€ è oggettivamente altino. Nel bene perché parliamo in ogni caso di un prodotto eccellente sotto svariati punti di vista.

La storia e l’ambientazione riprendono i motivi dark fantasy di opere del calibro di Dungeons and Dragons, Castlevania e Berserk. Dal primo mutua una sorta di game master nelle veci di narratore, che si occupa di dar voce sia agli eventi che ai dialoghi tra i personaggi, per scelta non doppiati al di fuori dei combattimenti. Nonostante l’apporto del narratore sia più che gradito e conferisca un particolare fascino da board game all’esperienza, si sarebbe potuto fare un po’ di più nel comparto audio. Infastidisce l’impossibilità di avere un doppiaggio giapponese al di fuori del narratore e del protagonista, visto che il resto del cast parla inglese e non c’è modo di uniformare la lingua, difetto assolutamente evitabile in una riedizione.

Dragon’s Crown Pro – Video Recensione

Ma torniamo a noi. La trama, allo stesso modo di gran parte dell’opera, è estremamente old school. Semplice, lineare, priva di sostanziali ramificazioni. La missione del nostro alter ego, selezionabile da un pool di 6 eroi identificativi delle loro classi (guerriero, strega, elfo, nano, amazzone, mago), consiste banalmente nell’ottenere 9 sigilli da altrettanti dungeon e sconfiggere un potente drago millenario recuperando una reliquia. Se cercate critica sociale e approfondimento psicologico siete dunque abbastanza fuori strada.

Problemi? Niente affatto. Anzi, l’essere tanto retrò rappresenta proprio il cavallo di battaglia di Dragon’s Crown. Da tradizione Kamitani il gameplay si basa sui principi dei beat ‘em up 2D a scorrimento classici, naturalmente uniti ad elementi action e GDR più al passo con i tempi in grado di donare una certa freschezza al mix. Ogni classe possiede il proprio stile di combattimento e abilità esclusive. C’è chi si dedica agli attacchi a distanza, chi alle juggle combo, chi al crowd control e via dicendo. Le manovre combinabili non sono tantissime ma tra armi e gadget a utilizzo limitato, mostri da cavalcare e trappole ambientali da utilizzare con astuzia la varietà non manca di certo. Buoni i pattern nemici ed eccellenti le boss fight, dotate di gimmick originali e divertenti.

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Dragon’s Crown Pro vanta uno stile grafico sopraffino

Non manca neanche il focus sul loot e sull’aspetto ruolistico, peraltro legati a doppio filo. I punti esperienza, infatti, vanno di pari passo con i tesori rinvenuti nei dungeon. Più preziosi rinverremo, più possibilità si apriranno nello sviluppo del personaggio. A fine missione ci verrà mostrato un sommario degli equipaggiamenti raccolti. Nostro compito decidere se analizzarli, tenerli o venderli per accumulare oro. In tal caso sarà possibile spendere la valuta nell’HUB cittadino, composto da diversi punti d’interesse come il negozio di Morgan, presso cui effettuare la compravendita di oggetti, e la gilda degli avventurieri, luogo dove accettare missioni opzionali e sbloccare nuove abilità.

La struttura, insomma, è senz’altro solida e rodata. Si ha sempre ben chiaro cosa fare e come agire, i tutorial sono esaustivi e le perdite di tempo ridotte ai minimi termini. Pur trattandosi di un titolo old school fino al midollo e quindi piuttosto ostico, Dragon’s Crown non scade mai nell’astrusità. L’ottimo lavoro svolto in fase di bilanciamento, poi, fa sì che le sfide proposte risultino stimolanti di volta in volta, a patto di accettare la ripetitività di fondo dell’esperienza beat ‘em up e qualche incertezza su controlli e feedback. Alcuni prompt (ad esempio le interazioni con il triangolo) non vengono registrati alla prima pressione e talora lo stile grafico rende difficile sia calcolare le profondità sul piano sia distinguere gli elementi su schermo nelle situazioni più concitate.

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Dragon’s Crown Pro è un inno alla vecchia scuola, nel bene e nel male

Niente di drammatico, in ogni caso, anche perché dal canto suo l’art style è niente meno che straordinario. I disegni sembrano dotati di vita propria, complice una resa meticolosa dei dettagli e animazioni fluide all’inverosimile. Ne segue che qualsiasi oggetto, scenario, personaggio o nemico vanti un design caratteristico e pittorico a tal punto da fargli meritare un posto nei migliori musei d’arte digitale. Mi è capitato di guardare gli artwork sbloccati a schermo intero e rimanere sinceramente a bocca aperta. E pensare che nel 2013 ci fu anche chi bocciò il titolo criticando il suo stile a quanto pare “sessista”. Probabilmente furono le stesse persone tristi e represse che si lamentavano di Bayonetta. Grasse risate, signori, grasse risate.

Consigliato

In conclusione, comunque, Dragon’s Crown Pro è un titolo valutabile in due modi diversi. Il gioco di per sé è tra i migliori mai creati nel suo genere senza se e senza ma, ergo se non l’avete ancora recuperato fareste meglio a non perdere altro tempo. Dovendo invece dare un giudizio sul porting direi che è stato fatto appena lo stretto indispensabile e per i possessori della versione originale su PS3 e Vita l’acquisto non ha alcun senso, almeno non a questo prezzo. Must buy per i nuovi utenti, scaffale per i vecchi. Ma d’altronde ormai il principio vale per tutte le remaster.

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