In un periodo scandito da centinaia di uscite giornaliere, sarebbe lecito aspettarsi di rinvenire titoli indipendenti di alta qualità. E invece, soprattutto su Steam, bisogna sempre aspettarsi il peggio possibile. Probabilmente ormai l’unica garanzia risiede nella release su altre piattaforme come GOG, dove il team di curatori interno di CD Projekt RED presiede alla selezione di videogame da pubblicare e vendere sullo store. Tra essi figura un certo Cultist Simulator. Riconosco che il nome non sia incoraggiante, d’altronde i simulatori sono diventati più che altro dei meme. Questo, però, ha ben poco da spartire con tale categoria e lo dimostra fin dal primo minuto di gioco.
Cultist Simulator
Data di uscita: 31/05/2018
Versione recensita: PC
Disponibile su: PC
Lingua: Inglese
Prezzo di lancio: 19,99€
Cultist Simulator è a tutti gli effetti un romanzo noir esoterico diviso in migliaia di piccole particelle. Presenta una struttura da card game con elementi RPG e roguelike, il tutto in un setting ispiratissimo, un ipotetico 1920 lovecraftiano intriso di magia e mistero. Il punto di partenza viene rappresentato dalla scelta di un personaggio, o per lo meno di un abbozzo, da plasmare a piacimento durante la partita. Generalmente si inizia con soltanto un paio di carte, che simboleggiano aspetti primari della vita come salute, conoscenza e lavoro. Sul tavolo da gioco appariranno progressivamente dei contenitori, dove trascineremo le carte in modo da creare varie combinazioni. Nella casella relativa al lavoro, ad esempio, vanno posizionate in linea di massima le attività da svolgere in modo regolare per guadagnare e mantenersi in vita; in quelle di dialogo e studio vanno invece persone da approcciare, libri di cui approfondire la conoscenza e così via.
Molte altre racchiudono bisogni primari ed esigenze del momento da colmare al punto giusto. Esse vengono segnalate da un timer, che scadendo decreterà spesso una penalità se non addirittura la morte. In quel caso sceglieremo un’altra personalità da sviluppare, ereditando eventualmente parte dei progressi fatti in precedenza. Il ritmo rimane comunque costante per tutta l’esperienza. Che piaccia o meno ci troviamo davanti a un gioco in cui, a livello meccanico, si ripete continuamente la stessa azione. L’unica variabile è l’estrema complessità, in parte procedurale, del comparto narrativo, vero pilastro di Cultist Simulator.
Cultist Simulator porta una ventata d’aria fresca nel mondo dei card game
La storia ruota intorno alla nascita di vari culti, uno per run, definiti nei minimi dettagli dal giocatore. Le righe di testo contenute nel titolo ammontano a circa 70.000 unità. Se lo scrittore fosse un pippopapera qualunque non ci sarebbe molto da stare allegri. Ma dal momento che si tratta di Alexis Kennedy, creatore di Fallen London e Sunless Sea, si può tirare un gran sospiro di sollievo. La sua sceneggiatura è ancora una volta assolutamente magistrale. Tra argute citazioni ai più grandi autori della letteratura e della filosofia mondiale, riflessioni originali sui drammi esistenziali, sul mondo onirico e sui peccati capitali (e non solo), un avido lettore dalla mente un minimo aperta troverà senza dubbio il nirvana.
Ecco spiegato come faccia un gioco privo di doppiaggio e dalla grafica spartana ad avere un’atmosfera tanto densa. Certo, l’affascinante soundtrack ci mette del suo, tuttavia il fulcro dell’esperienza va appunto ricercato nella scrittura, peraltro legata a doppio filo alle meccaniche. Infatti le carte, unite alle corrispettive caselle, permettono lo sviluppo di ramificazioni ben diversificate dalle possibilità multiple. È un metodo di storytelling flessibile ed efficace, che plasma il gameplay e lo rende funzionale al messaggio lanciato. Design, questo, che vorremmo fosse applicato un po’ ovunque. Perché funziona, e funziona dannatamente bene tanto da creare dipendenza. Sapete quando si perde la cognizione del tempo pensando “altri 5 minuti e poi spengo” salvo poi rimanere davanti al monitor per altre 2 ore? Esattamente quello che è successo a me con questo giochino tanto semplice quanto intrigante.
Per quanto imperfetto, Cultist Simulator è decisamente consigliato agli amanti del genere
Attenzione: lo definisco semplice ma in retrospettiva mi ha causato qualche grattacapo. La mancanza di un vero e proprio tutorial rende acerbo il primo impatto, del resto la parola chiave per gli sviluppatori è esplorazione. Veniamo invitati a riflettere, sperimentare, correre rischi, e di conseguenza i suggerimenti ricevuti scarseggiano. Non è, quindi, un gioco per tutti, specie per chi ha poca pazienza. Se mangiate pane e FIFA, non me ne vogliate, vi conviene lasciar perdere. E alla fine va bene così. Ogni genere ha il suo target, il mercato gira secondo questo principio.
Consigliato
E allora tiriamo le somme. Cultist Simulator è qualcosa di parecchio diverso dai card game a cui siamo abituati. Richiede un approccio estremamente ragionato ma allo stesso tempo coraggioso e sconsiderato, ricompensando il giocatore con una notevole libertà d’azione. Una volta raggiunto l’equilibrio, nulla sarà impossibile. Uccidere, manipolare, effettuare raid, sacrificare adepti in nome del sommo Chtulhu, ma anche solo avviare un processo di miglioramento e purificazione di se stessi e di chi ci sta intorno. Tentare di scandagliare la mente umana in tutta la sua infinita complessità non è cosa da poco. Cultist Simulator lo fa, e lo fa maledettamente bene. Se sono riuscito a incuriosirvi giusto un minimo, vi straconsiglio di provarlo. Non è bello da vedere né da seguire in video o streaming: per capirlo in pieno e apprezzarlo dovete assolutamente toccarlo con mano. E, credetemi, non ve ne pentirete affatto.