La relazione publisher-media videoludici sta cambiando in modo alquanto drastico e non necessariamente in meglio.
Sempre più distributori decidono infatti di non concedere accesso anticipato ai propri titoli ai membri della stampa e spedire i codici review con solo un giorno d’anticipo.
Nonostante a primo acchitto possa sembrare una scelta indirizzata a schermare i prodotti di dubbia qualità dalle recensioni negative, ormai la situazione ha preso una piega ordinaria e la prassi è diventata piuttosto comune.
Era già nell’aria prima dell’uscita di Doom, ma adesso Bethesda sembra aver imbracciato in toto tale politica.
La compagnia ha annunciato che non fornirà più codici review ai media di settore prima di un giorno dal day one, additando come motivazione il desiderio di voler offrire un’esperienza simile a tutti, siano essi giornalisti o comuni gamer.
Questo dopo aver reiterato il suo tenere in grande considerazione le recensioni della critica, naturalmente. Non ha poi mancato di precisare come i dubbi scaturiti a fronte del lancio “al buio” di Doom siano stati fugati dall’altissima qualità del gioco, giustificando la scelta di limitare la distribuzione dei codici.
Ma procediamo con calma, senza adirarci anzitempo, e andiamo a riflettere con estrema ratio sul significato di queste dichiarazioni. Partiamo dall’ovvio.
Bethesda, in quanto publisher di spicco, sa benissimo che la maggior parte dei suoi prodotti venderebbe egregiamente a prescindere da quante e quali review possano affossarla.
D’altro canto immagina anche possibili scenari in cui un responso negativo da parte della stampa potrebbe oscurare i piccoli benefici della copertura mediatica. I vantaggi, insomma, non sono sufficienti.
Ecco la ragione principale per cui si è deciso di bloccare i codici review anticipati: proteggere le percentuali di vendita.
Senza recensioni prima del day one i consumatori sarebbero invogliati ad acquistare a scatola chiusa, magari cedendo alla tentazione dei bonus preorder ed andando incontro ad eventuali delusioni.
Ma la situazione non danneggerebbe soltanto i consumatori, giacché gli stessi media subirebbero una drastica diminuzione degli accessi.
Non solo, c’è da tenere in considerazione anche il fattore qualitativo delle recensioni.
I redattori si troverebbero costretti ad affrettare i ritmi lavorativi, specie nel caso di giochi mastodontici del calibro di Skyrim.
Noi vediamo all’orizzonte un inasprimento dalla corsa alla review, ovvero pubblicazioni incomplete o frettolose per accaparrarsi il primato di visite.
Non abbiamo neanche bisogno di spiegarvi perché tutto ciò sarebbe davvero poco auspicabile.
Chiunque tranne i publisher ci perderebbe, videogiocatori in primis.
Peraltro, e non è una novità, molte aziende tendono a non inviare codici ai media ritenuti inaffidabili, le cosiddette wildcard.
Se un sito valuta il tripla A di turno con un punteggio inferiore al 7/10 (talora persino all’8) pur esprimendosi in maniera professionale ed oggettiva, gli vengono automaticamente negate altre possibilità di review anticipate.
E sì, lo abbiamo sperimentato in prima persona, essendo sempre franchi e onesti nelle valutazioni, per alcuni anche troppo.
Sta di fatto che Bethesda non è l’unico publisher a seguire tale prassi.
Di recente la lista si sta espandendo, con l’inclusione di 2K (Mafia III, Civilization VI) e Ubisoft (The Division), tra i più importanti, a rendere inutilmente fastidiosa la classica procedura di recensione.
La manovra punta a capitalizzare l’hype scaturito dal pomposo marketing talora ingannevole, specie verso gli utenti poco smaliziati.
Trailer di gameplay editati, feature decantate poi assenti nel prodotto finito, microtransazioni non annunciate. C’è di tutto nel calderone di tossicità preparate a regola d’arte dai piani alti dell’industria.
La grande ultima prevede sponsorizzazioni da parte di personaggi noti in TV e sul web facendo leva sulla loro popolarità.
Vedere Belen che pubblicizza Infinite Warfare è sì degradante ma lo è ancora di più -e non ci saremmo mai sognati di dirlo in questa vita- sopportare gli Youtuber maggiormente popolari (tra i bambini, chiaro) ricevere trattamenti di favore rispetto alle figure professionali del settore.
A proposito: alla faccia dell’esperienza simile per tutti, Bethesda ha mandato un codice di Skyrim ad alcuni streamer in cambio di pubblicità entusiastica, come accade praticamente sempre quando tali individui realizzano video colmi soltanto di lodi sperticate sotto le mentite spoglie di recensioni imparziali. Sponsored content, come si suol dire, non equivale a review.
E lasciatevelo dire, fidarsi dell’imparzialità di uno Youtuber o di uno streamer pagato dai publisher significa commettere un errore. Un gravissimo errore.
Potremmo dire lo stesso dei preordini, pratica deleteria per sé e per l’intera community, non ci stancheremo di ripeterlo.
Dare i vostri soldi in anticipo a un qualsiasi distributore non vi rende speciali, anzi vi espone a possibili rischi del genere No Man’s Sky. È l’esempio del fallimento dell’hype portato avanti negando le prove in anteprima ai media videoludici, tra le altre cose.
Allora, tornando alle dichiarazioni di Bethesda, vediamo esattamente dove porti la strategia del proibizionismo sui codici review anticipati.
Da qualunque punto di vista la si osservi, questa mossa non fa bene a nessuno fuorché alle tasche dei publisher.
L’unica risposta efficace non deve venire da noi ma da voi. Attendete i pareri dei vostri punti di riferimento alla rete prima di acquistare un prodotto, leggete, informatevi, non comprate mai a scatola chiusa.
Ma, soprattutto, evitate di preordinare.