city of brass

City of Brass – Recensione | Il fascino arabo che non affascina

City of Brass è un action roguelite in prima persona sviluppato da Uppercut Games, team australiano composto da veterani dell’industria. Scoperto qualche mese fa grazie al buon Jim Sterling che ne aveva analizzato la versione ad accesso anticipato, il gioco mi ha subito trasmesso delle sensazioni incoraggianti (dovute in primis all’ambientazione arabica antica in stile Prince of Persia) e ho deciso di dargli una chance. Scopriamo subito se le apparenze siano riuscite a ingannarmi.

City of Brass

Versione recensita: PC
Disponibile su: PC, PS4, XBO
Lingua: Inglese

A dirla tutta, parliamo di un gioco parecchio basilare. 13 livelli completamente procedurali a disposizione, sporadiche boss fight, loot da rinvenire e upgrade da sbloccare. Niente di nuovo, niente di particolarmente emozionante. Non che mi aspettassi qualcosa di stratosferico, d’altronde parliamo pur sempre di uno studio molto piccolo e dal budget limitatissimo, tuttavia per lo meno un accenno di narrativa e sviluppo dell’ambientazione non sarebbe stato male. Dico questo perché il punto di forza lo riveste senz’altro lo scenario mediorientale, bello e particolareggiato eppure dalle potenzialità non sfruttate a dovere.

Video Recensione

Gli sviluppatori si sono concentrati decisamente di più sul gameplay e sulla flessibilità dell’esperienza stessa. Il protagonista può contare su sciabola e frusta, l’una deputata agli attacchi corpo a corpo e l’altra allo stordimento dei nemici ma anche al recupero di oggetti lontani e al raggiungimento di certe superfici sopraelevate a mo’ di rampino. Abilità e bonus come armi, salute e skill passive sono naturalmente ottenibili all’interno di certe zone pagando la valuta in game, non difficile da reperire.

Al giocatore il compito di scegliere l’assetto migliore per arrivare alla fine della run, della durata media di 2-3 ore, mettendo mano ai modificatori che consentono di aumentare o diminuire in modo dinamico il grado di sfida. Potremo rendere i nemici più ostici, disattivare le trappole, amplificare i danni di certe armi e così via. In tal senso City of Brass risulta certamente un prodotto adatto ai novizi del genere, nonostante la difficoltà rimanga comunque abbastanza elevata e non sempre per i motivi giusti.

Capita infatti che il sistema procedurale generi stanze da cui uscire indenni è matematicamente impossibile, magari per l’eccessivo numero di nemici, di trappole spesso inevitabili e della ristrettezza dell’area. In quei casi ci si rende anche conto della lentezza e legnosità delle animazioni di combattimento, affette da un fastidioso ritardo che le rende inadatte a scontri su larga scala. Peraltro la bassissima varietà dei nemici getta un’ulteriore ombra sulla pigra filosofia di game design qui adottata. Ne risente parecchio anche la ritmica.

In compenso l’aspetto tecnico si regge bene in piedi e mostra un discreto utilizzo dell’Unreal Engine.
Buoni menu e interfacce, nella media il sonoro. Nel lato artistico si sente la mancanza di un’organizzazione umana del materiale su schermo a causa della generazione randomica degli ambienti. Alla fine l’atmosfera compensa alla meno peggio.

City of Brass poteva essere molto di più, purtroppo si accontenta della sufficienza

ACCETTABILE

City of Brass dimostra che la proceduralità è sempre un rischio. Sarebbe meglio adottarla quando necessario e in piccole dosi. Farlo in maniera così ampia e indiscriminata ha purtroppo inficiato la qualità del titolo, che soffre di ripetitività e mancanza di coesione. Peccato perché le idee ci sono ma è mancato il lavoro manuale necessario a tesserle insieme con ordine e perizia, in poche parole il lavoro di un designer. Non parlo in ogni caso di un brutto gioco, sia chiaro, d’altronde costa soltanto 15€ e assicura una rigiocabilità sufficiente. Dico soltanto che si poteva fare di più, e sarebbe bastato poco.

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