Questa settimana Bungie ha incassato un colpo notevole, riducendo il suo organico da 1.300 a circa 850 persone. Questo taglio drastico trasformerà in modo significativo lo sviluppatore, i suoi progetti e naturalmente la maniera in cui Destiny 2 sarà aggiornato nel prossimo futuro.
Sono alla fine 220 i dipendenti licenziati da Bungie mercoledì scorso. Tra questi, figurano personalità come lo stesso Luke Smith, gente che ha lavorato sia al primo Destiny che a Destiny 2 nel corso degli anni. Ad ogni modo, i team maggiormente colpiti includono quelli impegnati nella componente audio, della narrativa e del supporto ai giocatori, quindi ovviamente si sono tenuti stretti i coder e i designer con maggiore esperienza.
A quanto pare, a parte i licenziati, 155 dipendenti dovrebbero passare a Sony Interactive Entertainment, mentre un altro gruppo avvierà un nuovo team interno a Sony PlayStation Studios. Teoricamente questo gruppo dovrebbe continuare a lavorare a Gummybears, un progetto che era già stato menzionato in passato e di cui francamente non sappiamo quasi nulla.
Secondo una serie di testimonianze anonime raccolte dall’attivissimo Jason Schreier, il problema di Bungie sarebbe stato l’incapacità dei suoi dirigenti. In particolare, la grande crescita della compagnia avrebbe portato i dirigenti a scommettere sullo sviluppo di più videogame in parallelo, determinando un supporto insoddisfacente verso Destiny 2, che nel frattempo era l’unico videogame che gli portava soldi in cassa.
Parsons ha accompagnato l’annuncio dei licenziamenti scrivendo:
“Siamo stati troppo ambiziosi, i nostri margini di sicurezza finanziaria sono stati superati, e abbiamo iniziato ad andare in rosso.”
Bungie ha perso parecchi milioni negli ultimi due anni, costringendo lo sviluppatore a ridurre i costi, congelare gli stipendi e licenziare centinaia di lavoratori. Da una parte è strano come una storia di successo possa essere gestita così male da trasformarsi in un disastro, dall’altra sappiamo benissimo che questa non è la prima né sarà l’ultima volta che succede.
La maggior parte delle persone intervistate da Jason Schreier ha criticato il CEO Pete Parsons, colpevole di non essersi mai preso la responsabilità di alcune decisioni molto discutibili e di essere stato incapace nella comunicazione con il personale. Anche in questo caso i dirigenti hanno più volte parlato della “magia di Bungie”, questa convinzione irrealistica che tutto sarebbe andato bene perché “tanto noi siamo Bungie”, che è esattamente lo stesso atteggiamento adottato da Bioware durante la produzione del disastroso Anthem.
All’inizio del 2022, Sony ha acquistato Bungie per 3,6 miliardi di dollari, identificando Destiny 2 come un modello da seguire all’interno del genere dei live-service, ovvero la scommessa del vecchio presidente di PlayStation, Jim Rayan. Nonostante il grande influsso di liquidità, le cose si sono messe male molto rapidamente. L’anno successivo infatti Bungie si è trovata in grosse difficoltà, sia per via dell’uscita dalla pandemia, che ha portato a una riduzione nel giro di affari del settore entertainment, sia perché Lightfall, la sua nuova espansione di Destiny 2, ha pesantemente deluso le aspettative. A tutto ciò si sono sommati i problemi di The Final Shape (La Forma Ultima), che come sappiamo bene ha subito un ritardo importante, in un momento pessimo.
Secondo le informazioni di Shreier, durante un incontro alla fine del 2023, il direttore di Bungie ha confermato che l’azienda aveva mancato i suoi obiettivi per gli introiti con un -45%, quindi valori praticamente dimezzati rispetto alle aspettative. A quel punto hanno licenziato circa 100 dipendenti. Niente di nuovo: quando le cose vanno male, chi paga sono sempre i lavoratori. Siamo a Novembre 2023.
A quel punto si è cercato di salvare il salvabile selezionando dei nuovi capi progetto. Sia Marathon che Destiny 2 hanno ricevuto nuovi direttori, ed anche la strategia di Sony PlayStation è cambiata profondamente, con la rimozione di Jim Ryan e una grossa ristrutturazione interna, che tra le altre cose ha comportato anche il licenziamento di 900 persone.
Proprio Hiroki Totoki, nuovo presidente di Sony Interactive Entertainment, all’inizio di quest’anno ha pubblicamente attaccato Bungie, ce lo ricordiamo tutti. Totoki aveva dichiarato che, acquisizione o meno, Bungie doveva ritenersi responsabile dei propri successi, ma anche dei propri fallimenti. Un chiarissimo riferimento alla maniera in cui stava gestendo Destiny 2 e – forse – una frecciata riguardo i progetti interni dell’azienda che non stavano andando da nessuna parte. Lo sapevamo, ne abbiamo parlato più volte, era chiaro che se le cose fossero andate nella maniera sbagliata Sony avrebbe potuto intervenire a proprio piacimento, essendo Bungie a tutti gli effetti un suo studio interno.
Sempre dall’investigazione di Jason Schreier apprendiamo che uno dei grandi progetti di Bungie era Payback, un gioco ambientato nell’universo di Destiny ma con una formula piuttosto diversa, tanto che se ne parla come uno spin off. L’idea era di cambiare la prospettiva, passando da prima a terza persona, scimmiottando possibilmente lo stile di Warframe e Genshin Impact. Avrebbe permesso ai giocatori di utilizzare i personaggi del franchise di Destiny e di esplorare un grande mondo di gioco, prevedendo sia combattimento che risoluzione enigmi. A quanto pare il progetto è stato adesso del tutto abbandonato e cancellato, e sembra che un ipotetico Destiny 3 non sia in realtà mai esistito. La cancellazione del progetto Payback sarebbe avvenuta più o meno a Maggio 2024, e ulteriori risorse sarebbero state dirottate sul tanto atteso Marathon, in uscita nel corso del 2025, se tutto andrà per il verso giusto.
Destiny 2 non verrà del tutto abbandonato da Bungie, ma i futuri aggiornamenti funzioneranno in maniera molto diversa, secondo le testimonianze raccolte da Schreier. Uno dei direttori della compagnia avrebbe infatti confermato nel corso di un meeting che le vendite di ogni espansione fossero diminuite anno dopo anno, includendo La Forma Ultima, che a dispetto delle ottime recensioni non ha comunque raggiunto i risultati auspicati. Per questo motivo l’unica soluzione sarebbe stata appunto un radicale cambio di strategia.
Tyson Green, veterano di Bungie, è adesso il nuovo direttore di Destiny 2, una notizia che è stata accolta in modo positivo dalla maggior parte degli sviluppatori. Resta da capire se con questa forte riduzione nei budget e con aggiornamenti contenutistici più piccoli e distanziati nel tempo, il gioco sarà in grado di mantenere alto l’interesse della sua community, che nel frattempo sembra continuare nel suo declino numerico.
Alla fine le ambizioni a lungo termine rischiano di restare irrealizzate, un altro segno della cattiva gestione che ha portato a questa situazione.