Il percorso di sviluppo di Bloodstained: Ritual of the Night è stato a dir poco travagliato. Come probabilmente saprete, Koji Igarashi ha lasciato ormai da un pezzo Konami, oggi molto più incline a produrre macchine mangia-soldi da pachinko che non videogame di qualità. Igarashi si è quindi messo in proprio per dare spazio alla propria creatività, proponendoci questo Bloodstained: Ritual of the Night. Il gioco riprende senza vergogna lo stile del bellissimo Castlevania Symphony of the Night, l’opera più celebre del game designer, co-diretta insieme a Toru Hagihara.
Possiamo parlare certamente di seguito spirituale, ma dai tempi della prima PlayStation è passata davvero tanta acqua sotto i ponti, e il genere metroidvania si è evoluto senza sosta. Scopriamo, nella nostra recensione, come la nuova creatura di IGA si comporta rispetto alla fortissima concorrenza degli ultimi anni.
Bloodstained: Ritual of the Night – Recensione
Data di uscita: 18/06/2019
Versione recensita: PC
Disponibile su: PC, PS4, Xbox One, Switch
Lingua: Italiano
Prezzo di lancio: €39.99
Sponsor: in offerta su Amazon
Se avete giocato ad almeno un videogame della serie Castlevania, noterete innumerevoli similitudini – che a volte sfiorano il plagio – in questo Bloodstained: Ritual of the Night. Niente vampiri, ci si immerge invece in un mondo fatto di demoni e creature infernali, che poi sono estremamente simili agli avversari incontrati nei vari Castlevania.
Iniziamo il gioco nei panni di Miriam, una ragazza orfana che è stata oggetto di numerosi esperimenti da parte della Gilda degli Alchimisti. Siamo ciò che si definisce uno Shardbinder, ovvero esseri umani potenziati con l’utilizzo di cristalli demoniaci. Un concept non troppo lontano da una sorta di Witcher, se mi passate il paragone.
La storia viene introdotta in maniera molto tradizionale, non vuole essere l’elemento portante della produzione e si vede. Non c’è una grande originalità, la caratterizzazione dei personaggi è accettabile, ma quelli davvero intriganti sono pochi. Il cast di Bloodstained: Ritual of the Night ha in particolare un paio di comprimari davvero validi, e una serie di NPC a dir poco bizzarri, anzi oserei dire grotteschi, tanto che a volte mi hanno fatto pensare a The Legend of Zelda: Majora’s Mask. Sono ben contestualizzati, danno grande personalità al mondo di gioco. Per fare un esempio, nelle prime fasi dell’avventura incontreremo un barbiere demone, maledetto, con la fissa per taglio e acconciatura della protagonista.
La narrazione avviene attraverso dialoghi che poco a poco ci racconteranno i background dei protagonisti, e scenette animate che avvengono durante i momenti salienti dell’avventura. Bloodstained: Ritual of the Night ci ha impegnati per circa 11 ore durante il primo playthrough, ma sono presenti 3 possibili finali che incrementano il livello di rigiocabilità.
Bloodstained: Ritual of the Night – Video recensione
Il gioco è strutturalmente identico a Symphony of the Night e affini. Esploriamo un grande castello, senza informazioni chiare sul modo in cui procedere e sul dove andare. Dovremo regolarci utilizzando la mappa che ancora oggi rappresenta uno standard per il genere. Ci sono le classiche stanze per i salvataggi, portali per i teleport diretti, un hub dove acquistare oggetti, craftare, attivare missioni secondarie e poco altro. C’è insomma tutto ciò che ci si aspetterebbe da un Castlevania post Symphony of the Night, che è stato chiaramente il punto di partenza per questo Bloodstained.
Come dicevamo in apertura, i metroidvania si sono evoluti moltissimo negli ultimi anni, in particolare grazie alle proposte del circuito indipendente. Abbiamo assistito al lancio di tanti prodotti eccellenti, come Owlboy, Apotheon, Shantae, Guacamelee, Salt and Sanctuary e tanti altri. Due videogame in particolare hanno raggiunto delle vette qualitative straordinarie, segnando nuovi standard per il genere, per motivi differenti. Mi riferisco naturalmente a Hollow Knight e Ori and the Blind Forest.
Bloodstained: Ritual of the Night non riesce in alcun modo a competere con i due titani in questione, in particolare a causa di un level design semplicistico, ancorato a una tradizione che è stata ampiamente superata. Il prodotto di Igarashi si affida ad asset ripetuti e disposti nei livelli creando percorsi piuttosto prevedibili, come fatto del resto dalla maggior parte dei videogame appartenenti al genere. Questo rende l’esplorazione meno piacevole rispetto ai due massimi esponenti del nostro presente, e allinea Bloodstained alla qualità dei metroidvania che si accontentano di essere ottimi, invece che stellari. C’è un piacevole senso di continuità con Symphony of the Night, ma nessun tipo di innovazione.
Bloodstained: Ritual of the Night offre alcuni scorci di sicuro effetto
Questa critica non vuole assolutamente sminuire un prodotto che, in ciò che propone, è comunque piacevolissimo. Tutti quei giocatori che amano i Castlevania di Igarashi apprezzeranno senza dubbio il level design di Bloodstained. Io stesso ritengo che il lavoro svolto sia più che buono, ma allo stesso tempo credo che svincolarsi dai canoni del genere e utilizzare un approccio più moderno avrebbe potuto incrementare notevolmente la qualità del prodotto. Come sempre, dipende molto da ciò che cercate.
Passando invece al sistema di combattimento, questo è convincente, consente una notevole libertà nella scelta di armi ed equipaggiamento. Potremo utilizzare spade, coltelli, fruste, perfino armi da fuoco, con tanto di proiettili da gestire. Ci sono tanti strumenti di attacco diversi, ciascuno dotato di una certa velocità, raggio d’azione e danno per colpo. Riuscirete sicuramente a trovare qualcosa di vostro gradimento, ce n’è davvero per tutti i gusti. Personalmente ho apprezzato molto le spade a due mani, lente ma capaci di colpire a una certa distanza grazie alle dimensioni. Non sono l’ideale per avversari che richiedono riflessi fulminei, considerata la pesantezza dei colpi, ma infliggono danni considerevoli.
Per i nemici più agili mi sono affidato a una sfilza di abilità, che in Bloodstained vengono apprese a ripetizione, dall’inizio alla fine del gioco. Essenzialmente ciascun avversario che sconfiggeremo ha la possibilità di rilasciare un cristallo che racchiude una specifica abilità. Considerata la notevole varietà nel bestiario del gioco, il nostro personaggio si ritroverà spesso ad apprendere nuove mosse speciali. Alcune sono più utili di altre, certo, ma la cosa più interessante è a mio avviso la spinta allo sperimentalismo promossa dal titolo.
Il sistema di combattimento di Bloodstained è solido, molto variegato
Ottenere skill addizionali, magari subito dopo aver sconfitto un avversario incontrato per la prima volta, stuzzica la curiosità del giocatore e lo invita a perdere qualche minuto per testare le nuove abilità.
Questo porta a cambiare di frequente il nostro stile di gioco, modificando il nostro approccio alle diverse situazioni, mentre impariamo a gestire al meglio le opzioni a nostra disposizione. Nel mio caso ad esempio, utilizzando molte spade a due mani, ho optato spesso per abilità di supporto estremamente rapide e capaci di colpire dalla distanza. Le combinazioni possibili in Bloodstained sono innumerevoli, e il gameplay ringrazia, confermandosi sempre fresco e in continuo divenire.
Unico elemento che ho fatto fatica a digerire è stato lo scatto all’indietro, che potremo effettuare con L1. E’ una tecnica evasiva già vista in questo genere di prodotti, ma personalmente tendo a fare confusione con la direzione del personaggio, mi capita spesso di girarmi per indietreggiare e allo stesso tempo saltare all’indietro… il che mi fa regolarmente andare addosso al nemico. Molti sostengono che si tratti di abitudine. Più sensato sarebbe stato a mio parere usare L1 per uno scatto a sinistra e R1 per uno scatto a destra. Limitandosi a un solo pulsante diventa tutto molto meno intuitivo.
Bloodstained ci offre un selettore con 3 diversi livelli di difficoltà. Su Normale avremo un’esperienza più o meno allineata allo standard di queste produzioni, nessuna sorpresa da questo punto di vista. La curva è piuttosto lineare, non ci sono spike improvvisi, a parte forse uno dei boss iniziali che rischia di spiazzare un minimo. In generale tutta la sfida sta appunto nei combattimenti con i boss, mentre gestire i nemici normali è ordinaria amministrazione. Niente difficoltà proveniente da sezioni platform assurde in stile Ori and the Blind Forest quindi, lo stile di Igarashi è riconoscibilissimo.
Bloodstained ha le classiche stanze di salvataggio tipiche di numerosi metroidvania
Il design degli avversari presenti in Bloodstained è, nella maggior parte dei casi, eccellente. Sono creature che sembrano essere state prese di peso da un Castlevania qualsiasi, su tutti Aria of Sorrow e appunto Symphony of the Night. Sono estremamente variegate sia in termini di dimensioni, che di pattern di attacco, che ancora in termini di movimenti e schemi di spostamento. C’è tanta carne al fuoco, numericamente e qualitativamente siamo rimasti assolutamente soddisfatti.
I boss sono interessanti, ma non ci sono meccaniche particolarmente originali. Si tratta come al solito di imparare i pattern di attacco e pazientare un minimo per minimizzare i danni. Esteticamente sono realizzati quasi tutti bene, con qualche caduta di stile qui e là.
Il team di Igarashi ha deciso di modificare profondamente lo stile grafico a breve distanza dal lancio del gioco. Una mossa coraggiosa, che per fortuna ha dato ottimi risultati. La veste grafica è molto piacevole, restituendo un feeling visivo di tutto rispetto. Alcuni scorci sono straordinari, ma si tratta purtroppo di casi piuttosto rari. Più di frequente siamo su un livello buono, perfettamente allineato ai vari Castlevania. Le fonti di illuminazione accompagnano egregiamente il lavoro svolto dai designer, ma esistono certamente metroidvania più belli da vedere. Il pensiero vola verso il particolarissimo Apotheon o il già menzionato Ori, una spanna avanti in termini estetici.
Il character design di Bloodstained è un po’ altalenante. Quello dei nemici – boss o fodder che siano – è spesso convincente, ma ci sono delle eccezioni evidenti, modelli realizzati con meno cura. I boss sono tutti ben disegnati, mentre con gli NPC ho aggrottato le ciglia più di una volta. Alcuni dei comprimari sono stati modellati piuttosto male, e soffrono anche di animazioni francamente tristi se rapportate al resto della produzione.
Alcuni modelli dei personaggi di Bloodstained lasciano parecchio a desiderare
Ottima infine la colonna sonora, che cambia in base alla zona del castello in cui ci troviamo, e sa accompagnare tutta l’esperienza con grande puntualità. Giusto un paio di pezzi mi hanno convinto meno degli altri, ma il parere complessivo è più che buono.
Consigliato
Bloodstained: Ritual of the Night riesce nella difficile impresa di essere all’altezza delle aspettative. E’ un eccellente metroidvania, rispetta la tradizione e i canoni fissati dall’indimenticato Symphony of the Night, e la mano di Igarashi è facilmente riconoscibile.
C’è tutto, dal level design solido, a un sistema di combattimento profondo, con tantissime armi dal feedback differente, un sacco di abilità che spingono allo sperimentalismo e crafting che fa da complemento.
Non innova in alcun modo il genere e non raggiunge i livelli dei migliori metroidvania attualmente sulla piazza, accontentandosi invece di essere “solo” un ottimo videogame. A volte c’è un senso di già visto, ma l’esperienza risulta comunque molto piacevole per tutta la durata dell’avventura.
Compratelo se vi piace il genere, ma non aspettatevi uno spartiacque come fu Symphony of the Night, né un titolo all’altezza di Ori and the Blind Forest o Hollow Knight.
Preview | Product | Price | |
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Pregi | Difetti |
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