Electronic Arts ha confermato con la propria scaletta ufficiale che Anthem sarà uno degli argomenti caldi del suo E3. L’account Twitter del gioco è ormai nel più assoluto silenzio da oltre due settimane, e di recente abbiamo appreso che numerosi content creator sono stati invitati all’evento pre-E3 della compagnia. Secondo le ultime indiscrezioni, il maxi aggiornamento del gioco di cui vi parlavamo qualche giorno fa sarebbe una totale conversione di Anthem in videogame free to play. Si tratta per l’appunto di rumor, da non prendere come verità certe, non esiste nessuna conferma ufficiale. La fonte, rimasta ovviamente anonima, dovrebbe essere un addetto ai lavori vicino ad Electronic Arts.
Considerato il silenzio di BioWare attraverso i canali ufficiali, è chiaro che qualcosa stia effettivamente bollendo in pentola. E’ difficile dire con certezza di cosa si tratti, ma l’ipotesi del free to play è piuttosto sensata. Anthem ha infatti piazzato un numero di copie sensibilmente inferiore rispetto alle aspettative del publisher, dichiarate tra 5 e 6 milioni di pezzi. Oggi apprendiamo invece che in totale sono state vendute 3,7 milioni di unità tra mercato fisico e digitale. La differenza rispetto alle previsioni iniziali è a dir poco marcata.
Se Anthem decidesse di abbracciare la strada del free to play avrebbe una possibilità di risollevare le proprie sorti, ma ovviamente sarebbero necessari cambiamenti strutturali importanti, e si dovrebbe rendere conto a quei giocatori che hanno già pagato i loro bei 60 euro per acquistare il videogame.
Anthem in volo verso il modello free to play con micro transazioni?
Free to play significa automaticamente espandere in maniera colossale la base di utenti. Tantissimi giocatori scaricherebbero il gioco spinti da curiosità, andando ad aiutare chi già da un pezzo non trova più nessuno in matchmaking. A parte infatti il discorso loot, uno dei più recenti problemi di Anthem è il fatto che non si trovino altri giocatori con cui svolgere le diverse attività, specie quando selezioniamo livelli di difficoltà diversi dal GM1. Introdurre nuovi utenti permetterebbe di migliorare notevolmente la situazione da questo punto di vista, rendendo quindi l’esperienza più piacevole anche per i giocatori paganti.
Free to Play comporterebbe anche una grossa ristrutturazione interna, possibile ma da non sottovalutare. Anthem ha al momento numerose mancanze, in tanti campi, e uno tra questi è la varietà di oggetti cosmetici offerta ai giocatori. Fin dal lancio le nostre possibilità di personalizzazione sono state limitate quasi esclusivamente ai colori, mentre le skin addizionali sono sempre state poche, distribuite secondo una rotazione bizzarra e vendute a caro prezzo. Questo è il motivo per cui tantissimi giocatori hanno preferito limitarsi a colorare i propri javelin invece che acquistare skin addizionali. Il paradosso è che il personaggio che avremo nell’endgame di Anthem avrà un aspetto identico a quello che avevamo durante la prima ora di gioco. Considerato che parliamo di un prodotto multiplayer non è proprio il massimo della vita.
Con il free to play e la spinta verso le micro transazioni arriverebbero per forza di cose un gran numero di elementi cosmetici. Escludo che Electronic Arts possa voler tentare nuovamente la strada dei loot box dopo il macello successo con Star Wars Battlefront 2. La soluzione più plausibile sarebbe quindi micro transazioni ad acquisto diretto, dove sai cosa stai comprando e sai quanto stai spendendo.
Warframe è un esempio di looter shooter free to play che funziona
Warframe ha dimostrato che il free to play è un sistema economico più che adeguato per questa tipologia di prodotti. Anthem potrebbe adottare un approccio simile e riuscire a ritagliarsi uno spazio interessante nel mercato. E’ una strada che vale la pena di tentare, del resto Electronic Arts ha avuto un ottimo riscontro economico ultimamente con un altro free to play, ovvero Apex Legends, il cui successo è stato parzialmente vanificato proprio dal titolo BioWare.
Puntando maggiormente ai cosmetici sarebbe però opportuno spingere anche sulla componente social, e creare un hub condiviso che abbia effettivamente un senso. Per adesso Anthem ha Fort Tarsis, dove ci muoviamo completamente da soli, e un hub minuscolo pensato per l’incontro con gli altri giocatori. E’ piccolo, rettangolare, vuotissimo, palesemente sviluppato in un pomeriggio. Non va bene.
Bisogna dare ai giocatori un motivo per acquistare le skin, per migliorare l’estetica del proprio javelin, per puntare a ottenere una determinata emote. Questo è possibile solo se agevoli e valorizzi l’incontro fra gli utenti, cosa che attualmente è semi-inesistente nel gioco.
Altro punto da considerare è poi il rapporto con i giocatori che hanno pagato quei 60 euro per comprare Anthem, che a quanto pare non sono pochi. 3,7 milioni di persone vorranno giustamente conto e ragione del denaro speso. Electronic Arts e BioWare dovranno in qualche modo compensare, e a questo punto le cose si complicano, c’è il rischio di fare inferocire tanta gente. E la rabbia dei consumatori è ciò che al publisher serve meno, in questo momento.
Anthem deve ricordare la storia di LawBreakers
Credo sarebbe corretto rimborsare in toto chi ha comprato Anthem nel mese precedente l’annuncio del passaggio al free to play. Per tutti gli altri si possono valutare opzioni diverse, la più probabile sarebbe ovviamente offrire dei crediti da spendere nello store del gioco e un bel pacchetto che dice che siamo “founder“, o comunque sostenitori del progetto del day one. Una bella spilla da mettere sulla fronte del nostro javelin, che ci ricordi che abbiamo fatto volontariamente da beta tester a pagamento. Credo sia l’ipotesi più plausibile.
Penso che a conti fatti sia inevitabile fare incazzare tanta gente. Quelle stesse persone però potrebbero ritrovarsi tra le mani un prodotto migliore, un matchmaking più efficace, nonché un portafogli più sgonfio. Se l’alternativa è che accada qualcosa di drastico come è successo con LawBreakers direi che sia meglio scegliere il minore dei mali. Ricordiamo infatti lo sfortunato sparatutto competitivo di Cliff Bleszinsky, che forse avrebbe potuto riprendersi se fosse stato lanciato direttamente come free to play. Diversamente, il gioco è stato venduto come prodotto premium, divenendo free to play quando ormai era troppo tardi. Alla fine i server sono stati chiusi in tempo record, non c’è stato alcun risarcimento, e i giocatori si sono ritrovati con un titolo su Steam che non sarà più possibile avviare.
Alla luce dei 3,7 milioni di copie già vendute e delle possibilità economiche di Electronic Arts, è possibile che Anthem non faccia la stessa fine. E’ necessario però agire subito.
Se il gioco deve passare al free to play allora che lo si faccia immediatamente. Il problema fondamentale, quello dei loot, deve venire risolto in concomitanza col rilancio, non dopo. Essenzialmente i nuovi giocatori devono trovarsi per le mani un prodotto completo. Dovevamo averlo anche noi in realtà, ma questa è un’altra storia.