Nonostante i dati rilasciati da NPD e il damage control di EA, il lancio di Anthem è stato a dir poco disastroso. Dopo sei anni di sviluppo il gioco ha raggiunto il mercato in una condizione tecnica e contenutistica imbarazzante, deludendo milioni di utenti. Qualcuno ha apprezzato il prodotto, ma si tratta di una percentuale molto ridotta in relazione al bacino di utenza.
I risultati parlano chiaro: la media su Metacritic è un deludente 60/100 per la versione PC, quella basata sul maggior numero di recensioni (82 network internazionali). Su Twitch ci sono in genere fra 600 e 800 spettatori attivi, un numero bassissimo. Per capirci meglio, un prodotto come Destiny 2 (decisamente più vecchio, sprovvisto quindi sia dell’hype che del fattore novità) viaggia sui 7.000 spettatori; The Division 2 (appena rilasciato) ne ha attualmente 12.000, mentre Apex Legends domina la scena con 62.000 spettatori.
Anthem ha guadagnato la testa della classifica del Regno Unito durante la settimana di lancio. Allo stesso modo, è arrivato al primo posto anche negli Stati Uniti nel mese della commercializzazione, superando Jump Force.
Secondo NPD è stato il secondo miglior lancio per un titolo Bioware, con numeri inferiori solo a Mass Effect 3.
Tutto molto bello, allora il gioco va forte, Electronic Arts sarà contentissima, Anthem è un successone. Ma questo non corrisponde alla verità.
Electronic Arts ha fatto sapere che il titolo ha generato guadagni superiori ai 100 milioni di dollari. Questo però si chiama damage control, è un semplicissimo lavoro di marketing e di PR. L’obiettivo è dare ai consumatori un’immagine positiva del prodotto, spingendo la nostra attenzione su determinati elementi piuttosto che su altri. Nella fattispecie, ci invitano a concentrarci su dettagli che non hanno assolutamente alcuna importanza, come i 100 milioni di dollari e le posizioni in classifica.
Spieghiamo.
Anthem, EA e il problema degli investitori
I guadagni generati da un videogame sono, da soli, del tutto irrilevanti. Ciò che importa non è quanti soldi hai fatto, ma se hai raggiunto o meno gli obiettivi di vendita dichiarati agli investitori.
Tutte le aziende quotate in Borsa devono rendere conto della propria situazione economica proprio agli investitori. Deluderli significa perdere miliardi che non saranno certamente recuperati con le vendite di un videogame. La compagnia deve saper fare previsioni affidabili: se sbagli con previsioni troppo ottimistiche gli investitori si incazzano, perché per loro una crescita inferiore alle aspettative significa minori profitti. Questo porta a vendere le azioni, e di conseguenza a farne crollare il valore.
Nelle previsioni di Electronic Arts, Anthem avrebbe dovuto vendere tra 5 e 6 milioni di copie. Non sono stati rilasciati dati di vendita precisi, ma possiamo estrapolarli in maniera approssimativa.
Sappiamo per certo che, nella stragrande maggioranza dei casi, i videogame tripla A vendono almeno l’80% delle copie totali entro il primo mese di commercializzazione.
E’ stato dichiarato che il gioco è stato il secondo miglior lancio di Bioware, dopo Mass Effect 3, che aveva piazzato 3,5 milioni di unità.
Realisticamente, Anthem avrà venduto fra 3 e 3,3 milioni di copie. Se il valore fosse stato superiore, Electronic Arts avrebbe dichiarato vendite tra le più elevate di sempre per Bioware, in maniera tale da spingere ulteriormente sul marketing. Così non è stato, dunque l’approssimazione non era possibile.
Tutto ciò significa che Anthem ha venduto molto meno di quanto EA avesse previsto. Si parla milioni di pezzi in meno, fra il -30% e il -50% rispetto a quanto dichiarato agli analisti. Non devono essere rimasti troppo contenti.
Se guardiamo l’andamento in Borsa di Electronic Arts possiamo notare un crollo che inizia il 15 Febbraio, data dell’uscita di Anthem per una parte dei giocatori.
Anthem e i mancati introiti di Electronic Arts
L’elemento più interessante in questo bel quadretto è però Apex Legends. Il nuovo gioco di Respawn Entertainment ha subito saputo imporsi sul mercato grazie alla sua elevata qualità. Lo stesso strapotere di Fortnite e PUBG è stato messo ampiamente in discussione, con numeri da capogiro sia in termini di download che di introiti da micro transazioni.
Per rendere più chiara la proporzione, Apex Legends ha generato ben 92 milioni di dollari in micro transazioni durante il primo mese, contro i 3,5 milioni di Anthem. Vero, Anthem è un prodotto venduto a prezzo pieno, ma è altrettanto vero che i futuri aggiornamenti del gioco dipenderanno proprio dai guadagni generati dalla vendita di cosmetici, come già confermato sia da Electronic Arts che da Bioware.
Con ogni probabilità, se Anthem non fosse esistito, in questo momento le azioni della compagnia sarebbero schizzate alle stelle. Apex Legends ha già catalizzato l’attenzione della stampa, dei giocatori, degli youtuber e degli streamer su Twitch. E’ senza ombra di dubbio una IP di cui sentiremo parlare a lungo, e su cui il publisher vorrà investire parecchio nei prossimi anni. Il suo straordinario successo è stato a tutti gli effetti frenato dal disastro di Anthem, e questo significa miliardi di dollari in meno per EA.
Se il colosso americano non avesse avuto tra i piedi il gioco Bioware, la fiducia degli investitori avrebbe certamente ricevuto una straordinaria impennata. Oggi invece la compagnia si trova fra due estremi. Da una parte un videogame che stampa soldi ogni giorno. Dall’altra un gioco che mangia denaro, peggiora la già pessima immagine del publisher e impegna una forza lavoro notevole.
Sappiamo perfettamente che Electronic Arts tende a sbarazzarsi dei franchise che non generano introiti sufficienti, chiudendo intere software house senza farsi troppi problemi. Bioware è oggi in una situazione molto rischiosa.
Senza Apex Legends EA sarebbe in una situazione molto più nera
Dopo sei anni di sviluppo Anthem è arrivato sul mercato in una condizione improponibile. Forse è stata colpa della stessa EA, forse della direzione del progetto, forse degli ebrei. Indipendentemente da chi abbia la colpa, il gioco ha già bruciato tantissimi milioni di dollari, sia in sviluppo che in marketing, e sta continuando a richiedere investimenti importanti. Gli sviluppatori stanno lavorando a nuovi contenuti senza avere generato il denaro necessario a finanziarli. Allo stesso tempo, stanno impiegando tantissime risorse per rimediare a problemi tecnici e a mancanze di design che non avrebbero nemmeno dovuto esistere.
A questo punto naturalmente c’è di mezzo anche una questione di immagine. Non che Electronic Arts passi per uno studio rispettabile, chiaro, ma è comunque un’azienda enorme, che non può permettersi di lasciare un suo videogame in una condizione simile.
Apex Legends salva EA e tampona i danni di Anthem
Apex Legends è arrivato sul mercato senza fare rumore, sorprendendo un po’ tutti, anche chi non ama il genere battle royale. Ha travolto un mercato dominato da due giganti come PUBG e Fortnite, dimostrando per l’ennesima volta che il marketing può essere utile, ma non è assolutamente necessario. Se hai un prodotto che merita davvero è possibile che il passaparola sia l’unico marketing di cui tu abbia bisogno.
Servono semplicemente idee migliori di quelle degli altri, qualità, intelligenza nel proporre concept validi.
Respawn Entertainment è uno sviluppatore talentuoso, che oggi sta salvando una situazione altrimenti drammatica. Se non fosse per loro Electronic Arts si troverebbe in una posizione a dir poco scomoda. Per loro fortuna hanno un gioco validissimo, e la possibilità economica di recuperare i casini combinati con Anthem. Sarebbe però opportuno cercare di vederci più chiaro, almeno per capire cosa non abbia funzionato.
Rendiamoci conto, per favore, che Anthem non ha l’aspetto, né i contenuti, né la qualità di un gioco rimasto in sviluppo per 6 anni. Qualcuno deve fare un mea culpa, e non perché sia necessario far cadere qualche testa, ma perché è ovvio che i milioni investiti nello sviluppo siano stati spesi in maniera a dir poco discutibile.
Per il momento lunga vita a Respawn. Riguardo Anthem si vedrà.