Borderlands 3 è ormai arrivato nei negozi, e siamo sicuri che avrà già piazzato senza problemi i suoi bei milioni di copie. Del resto parliamo di uno dei giochi più attesi del 2019, anticipatissimo da critica e giocatori, richiesto a gran voce dalla community, e supportato con una campagna di marketing imponente. Il lavoro di PR non è stato altrettanto buono, lo sappiamo tutti. La colpa è stata di quel simpaticone (qualcuno direbbe “prestigiatore”) di Randy Pitchford, capo di Gearbox Software, e di una sfilza di decisioni discutibili che hanno fatto saltare i nervi a tanta gente. Di certo il rapporto di esclusività con Epic Store per quanto riguarda il mercato PC non ha aiutato un granché.
Ma c’è sicuramente dell’altro.
Come probabilmente saprete, la procedura standard per le recensioni dei videogame prevede che i publisher spediscano dei codici di attivazione alle diverse testate, blogger, youtuber e streamer. In teoria questo dovrebbe avvenire con un certo anticipo rispetto al lancio del prodotto. Si attivano i codici, si gioca il videogame in questione, si valutano pregi e difetti e si scrive una recensione. Allo scadere dell’embargo imposto dal publisher si pubblicano articoli, video review e via dicendo. Questo avviene nel 99% dei casi.
A volte succede che le aziende spediscano i codici solo il giorno di lancio, o un giorno prima del lancio. Questo significa che le recensioni arriveranno in ritardo, e che ovviamente i consumatori dovranno scegliere se comprare al day one senza avere alcun parere esterno, o se attendere le recensioni.
E poi c’è Borderlands 3, che non rientra in nessuna di queste categorie.
Il tanto atteso FPS di 2K e Gearbox ha già ricevuto le prime recensioni, come avrete certamente visto. Ciò che forse non sapete è che il publisher ha deciso di mandare Borderlands 3 prima del lancio solo a pochissime testate in tutto il mondo. Non per forza le più importanti, ma quelle giuste.
Andiamo con ordine.
Alcune testate importanti hanno chiesto a 2K per quale motivo non potessero ricevere il gioco in anticipo. La motivazione ufficiale è stata che c’erano “motivi di sicurezza“. Cosa questo voglia dire, in tutta franchezza non lo sappiamo.
Si potrebbe pensare ad eventuali fughe di notizie, a mancanza di fiducia verso determinate società, a rischi di intercettazione da parte di hacker, all’inquisizione spagnola o agli alieni cattivi. Le possibilità sono infinite. Ma come fa sapere VG247, queste ipotesi non reggono, perché 2K non ha fatto firmare alcun accordo di riservatezza.
Ciò significa che, chi ha ricevuto il gioco, avrebbe potuto diffondere senza alcun problema qualsiasi informazione. Se la sicurezza fosse stata per il publisher motivo di preoccupazione, non dubitiamo che i suoi legali avrebbero minimizzato i rischi con un bel NDA, esattamente come fanno spesso Square Enix, Nintendo, Sony e compagnia.
La verità sarebbe invece un’altra. Secondo quanto dichiarato dagli editor di più network americani, 2K avrebbe selezionato un primo gruppo di siti a cui mandare Borderlands 3 in base al loro entusiasmo verso il gioco. Se durante l’E3 2019 avevi espresso dubbi, perplessità o addirittura critiche, allora niente Borderlands 3. La tua recensione non sarebbe arrivata in tempo per il giorno di lancio, non avrebbe influenzato gli acquisti dei consumatori. Ovviamente il tuo sito non avrebbe avuto il traffico di utenti alla ricerca di informazioni. E per qualsiasi sito internet meno traffico è uguale a meno soldi.
Di contro, chi aveva espresso delle opinioni entusiastiche, alimentando un certo hype nella propria community, ha potuto ricevere il gioco con le tempistiche ottimali.
Tutto questo si è tradotto in una media Metacritic che, al momento in cui scrivo questo articolo, si trova su 85/100. Una valutazione alta che, se tutto è davvero andato secondo i piani di 2K, dovrebbe diminuire nei prossimi giorni.
Essenzialmente il publisher voleva che i network, gli streamer e i blogger non facessero realmente critica, piuttosto pubblicità gratuita. Borderlands 3 non doveva essere analizzato in maniera imparziale, ma giocato da appassionati che non vedevano l’ora di provarlo, pronti a dare un parere entusiastico.
Una scelta comprensibile da parte di un publisher interessato a vendere, senza dubbio. Ma c’è dell’altro, e non vi piacerà.
Le prime recensioni di Borderlands 3 non sono basate sulla versione arrivata sul mercato, ma su una build piuttosto vecchia e non meglio definita. 2K non ha mandato nessun codice di attivazione, i redattori non avevano idea di come sarebbe stata l’edizione retail. I pareri espressi sono su un gioco che non è quello in vendita nei negozi.
Il publisher ha spedito invece i dati di login di alcuni account Epic Store dove erano presenti delle work in progress del gioco. Insieme a questi dati, 2K ha sottolineato che il gioco finale sarebbe stato diverso. Per questo motivo si invitava a non menzionare, nelle recensioni, una sfilza di bug presenti nella build.
Tempi di caricamento biblici, crash improvvisi, salvataggi cancellati, cali di framerate verticali, stuttering, texture non caricate, compenetrazioni poligonali, impossibilità di raggiungere i 60 frame al secondo con PC di fascia enthusiast, missioni che non possono essere completate, eccetera, eccetera, eccetera. Tutto ciò non è il caso di riportarlo. State giocando ad una versione preliminare. Correggeremo tutto in tempo per l’uscita. O almeno questa era la promossa dei geni di 2K.
La maggior parte delle testate ha deciso di mantenere il silenzio, altre hanno raccontato qualcosa, altre ancora hanno detto tutto e denunciato l’assurda situazione.
Con ogni probabilità le recensioni che vedremo fioccare nei prossimi giorni segnaleranno un gran numero di problematiche tecniche.
A conti fatti ciò che 2K ha cercato di fare (riuscendoci) è stato manipolare una serie di testate giornalistiche e blogger, fornendo una versione del gioco ancora acerba, in modo che le critiche sul versante tecnico fossero meno pungenti.
Aver fornito degli account Epic piuttosto che dei codici di attivazione è stato interpretato negativamente da molti. In realtà non credo ci sia qualcosa sotto. Non molto tempo fa anche Steam utilizzava un sistema del genere, registrando un “review account” per testata. In questo modo, nel caso in cui un editor avesse abbandonato una testata per passare alla concorrenza, il codice non sarebbe migrato insieme al redattore. Era un modo per tutelare sviluppatori e publisher.
E’ possibile che Epic Games stia facendo qualcosa di simile. Allo stesso tempo non avrebbe senso eliminare a priori scenari diversi. E’ infatti altrettanto possibile che 2K volesse sottolineare quest’impressione di work in progress, un modo di dire “ecco, ti diamo l’account dei nostri sviluppatori, quelli che testavano fisicamente Borderlands 3. Però hey, renditi conto che la build è vecchiotta, non metterti a parlare dei bug“.
Come al solito, la cosa più intelligente da fare è evitare di prenotare, a meno che non abbiate una fiducia assoluta nello sviluppatore. Di questi tempi abbiamo visto fin troppo marcio nel mondo dei videogame, e nomi come 2K fanno suonare più di qualche campanello d’allarme.
Nella maggior parte dei casi si tratta di manipolare gli acquirenti cercando di spremerli il più possibile. Questa volta sembra che ad essere manipolati siano stati anche editor e giornalisti. Una scelta non troppo lungimirante da parte del publisher.