Il mondo del gaming sta vivendo un periodo talmente colmo di nonsense che nulla dovrebbe più sorprenderci. L’intrusione della politica nei videogiochi ha fatto sì che censure e revisionismo storico siano diventate la norma e che qualunque sviluppatore decida di andare controcorrente venga bollato con i soliti appellativi ormai privi di ogni valore. Allo stesso tempo l’avarizia crescente dei publisher ha fatto sì che qualsiasi titolo AAA contenga al suo interno quantità industriali di micro transazioni invasive stile giochino mobile. L’ultima vittima di questo schifo? Mortal Kombat 11, che ha scelto di piegarsi alla follia del politicamente corretto e spingere sul ladrocinio mirato degli acquisti in app.
Ma andiamo con ordine partendo dalla questione censura. Ve lo avevamo accennato nei giorni scorsi: una brigata di guerrieri sociali all’interno di Nether Realms ha deciso di dare il medio ai fan e coprire ogni centimetro di pelle delle lottatrici. La scusa ufficiale è quella del “design maturo e rispettoso”, che ovviamente crolla di brutto una volta data un’occhiata ai costumi maschili, striminziti all’inverosimile. Niente di sconvolgente: classici doppi standard da social justice warrior e feminazi. Senza poi contare che si tratta del picchiaduro più sanguinolento sul mercato, talmente esplicito da meritarsi il divieto di vendita in alcuni stati. Ma ehi, rispetto e maturità.
A peggiorare le cose ci pensa anche la direzione presa dalla narrativa. Mortal Kombat 11 contiene pesanti riferimenti al panorama politico odierno, numerosi attacchi alla presidenza americana e modifiche radicali di alcuni personaggi in chiave attivista. Attenzione perché stiamo per spoilerare alcuni dettagli cruciali sulla trama del gioco, quindi se avete intenzione di comprarlo (ma non ve lo consigliamo) saltate alla fine della sezione spoiler.
Mortal Kombat 11 è l’ultima vittima illustre dei social justice warriors
*inizio spoiler*
Al termine della campagna di Jax Briggs, al soldato viene offerta la possibilità di riscrivere la storia. Anziché salvare famiglia, patria o mondo, Jax decide di cancellare la schiavitù americana perché non aveva tempo di aspettare che la gente si svegliasse, letteralmente “to get woke”. Di rado si erano viste affermazioni politiche tanto palesi in un videogioco. E da che pulpito, poi. Da un soldato americano, patriota e uomo di famiglia nonché difensore del Reame Terrestre. Non c’è dubbio, una scelta sensatissima.
Altra stronzata immane è la conversione di Shao Kahn in Trump, con il suo “make the Outworld great again!”. Naturalmente, come nelle peggiori fantasie di un guerriero sociale, Shao Kahn viene ucciso dalla figlia Kitana con il suo fantastico girl power. Che si concordi o meno con il pensiero politico in questione, trasformare due personaggi storici di un franchise videoludico in meri burattini a scopo di satira è triste e ridicolo allo stesso tempo.
*fine spoiler*
Siccome ce l’hanno nelle corde, quelli di Warner Bros hanno anche iniziato a silenziare le voci critiche. Diversi canali YouTube (TheQuartering, Nerdette’s Newstand e tanti altri) sono stati infatti vittima di DMCA Strike, falsi reclami sul copyright, per aver messo publisher e sviluppatore alla gogna. Tra i contenuti presi di mira anche video con appena 10 secondi di cutscene su 15-30 minuti, o addirittura clip non riguardanti il gioco. Qualcuno in Warner Bros deve aver passato proprio una brutta Pasqua.
Mortal Kombat 11 dà spazio anche a micro transazioni e grinding
Ora, non essendoci due senza tre, mettiamo la ciliegina sulla torta di sterco parlando delle micro transazioni e del grinding che ne consegue. A onor del vero bisogna dire che lo store in game non è ancora stato rilasciato, prassi comune per evitarsi recensioni negative e massimizzare i preordini. I furbetti aggiungono gli acquisti in app soltanto dopo l’assestamento del metascore in modo da ingannare al meglio i consumatori.
Come già successo con L’Ombra della Guerra, la progressione in Mortal Kombat 11 si preannuncia lenta e noiosa per design. Gli oggetti sbloccabili non saranno disponibili subito ma soltanto a seguito di un grinding pesante, a meno che non si voglia sborsare moneta reale nello shop venturo. Si inizia dalla Kript, modalità dungeon crawler in cui l’obiettivo è recuperare dei forzieri. Questi forzieri non possono essere aperti aggratis ma spendendo una certa quantità di valuta. Tanta valuta.
Peraltro i drop rate delle fatality sono bassissimi, come dimostrano dei test condotti dagli utenti sul forum testyourmight.com, e le probabilità di ottenere contenuti filler sono elevatissime. Se poi si decide di resettare il contenuto dei forzieri si dovrà spendere ancora di più per riaprirli, creando un circolo vizioso che sa tanto di casinò. La situazione non migliora nelle Torri, altra modalità storica della serie. Se volete affrontarle per sbloccare collezionabili cascate male perché gli scontri sono praticamente impossibili a causa di modificatori che aumentano la difficoltà in modo esagerato.
Anche Mortal Kombat 11 adotta i doppi standard tipici del movimento feminazi americano
Si può ricorrere all’aiuto di buff e potenziamenti ma il modo volutamente astruso in cui Nether Realms li ha progettati rende parecchio difficile ottenere quelli desiderati. C’è un sistema di progressione degli equipaggiamenti basato sul RNG, in modo tale da costringere l’utente al re-roll delle abilità. Questo re-roll ha ovviamente un costo, per la precisione 1000 monete. L’opinione generale sul sistema è negativa, in quanto propone sfide al limite dell’impossibile per spingere il giocatore dentro un vortice di grinding e possibile esborso economico.
Esistono addirittura dei consumabili chiamati “skip token” che permettono di saltare determinate sfide nelle Torri. Ciò significa che gli sviluppatori sono a conoscenza dell’irragionevolezza di alcuni match e modificatori, e consigliano di affidarsi a dei trucchi (perché in sostanza di questo si tratta) per superare la frustrazione studiata a tavolino. Sai di essere davanti a un gioco grindoso quando il gioco stesso ti offre un metodo per saltare certe sezioni.
Creano un problema e ci vendono la soluzione. Tipico dei publisher di videogiochi tripla A. Anche se allo stato attuale lo store non è ancora andato live, sappiamo già cosa aspettarci. Del resto Nether Realms e Warner Bros non sono nuove a pratiche svergognate come vendere fatality semplificate e altri simili cheat da quattro soldi. Non dimentichiamo poi che hanno pure intenzione di vendere personaggi storici come DLC, oltre ad aver bloccato il celebre Shao Khan dietro il ricatto del bonus preordine.
Dunque, non siete hyppati? Warner Bros vi offre un gioco politicamente corretto ed eticamente scorretto con auto-censure, politica americana, ben tre valute in game, DLC e micro transazioni a soli 60€. Non è un affare? Mo’ aspettiamo soltanto i costumi originali delle lottatrici venduti a 15€ l’uno. Questo e tanto altro nel fantastico mondo dei videogame tripla A occidentali, signore e signori.
le donne nei picchia duro sono nate per essere gnocche e devono rimanere gnocche società un paio di balle, mk 11 di per se sarebbe anche carino ma questo non dovevano farlo, le icone non si toccano