Avete presente il famoso “accettatelo o non comprate il gioco” di Patrick Soderlund sulla questione revisionismo storico in Battlefield 5, no? Quella felicissima frase che ha contribuito a scavare la fossa al titolo DICE, con preordini inferiori dell’85% rispetto a Call of Duty Black Ops 4. Bene. Qualcosa di simile, anche se molto più subdolo, è accaduto di recente con Total War Rome 2, a dimostrazione che i social justice warrior sono talmente ottusi da non imparare mai la lezione. Analizziamo il fattaccio.
A partire dallo scorso agosto, Rome 2 ha ricevuto una serie di aggiornamenti piuttosto singolari. In sostanza parecchi generali hanno iniziato a cambiare magicamente sesso dal maschile al femminile, talvolta addirittura razza dal bianco al nero. All’inizio i giocatori non hanno battuto ciglio, trattandosi comunque di un gioco datato e di un cambiamento tutto sommato innocuo. I cazzi sono però diventati amari quando, in risposta a un post sul forum di Steam, Creative Assembly ha impersonato EA usando le fatidiche parole. Accettatelo o non giocateci.
A onor del vero la risposta integrale del community manager (guarda caso una donna) è stata la seguente. “Questa discussione fa pena quindi la chiudo (e ho provveduto a bannare chi ha violato le linee guida di Steam). Come abbiamo detto in precedenza i giochi Total War sono storicamente autentici, non storicamente accurati. Se avere unità femminili vi fa incazzare così tanto ricorrete alle mod o semplicemente non giocateci.” Dicono che intanto a Soderlund sia scesa una lacrimuccia di commozione.
Total War Rome 2: “Accettatelo o non giocateci”, parola di Community Manager
Chiaramente la risposta spaccona non avrà conseguenze sulle vendite del gioco, visto che è uscito nel 2013. Per adesso l’unico effetto riscontrato sono le recensioni negative dei possessori e la loro promessa di non comprare più un altro titolo targato Creative Assembly. E ripetiamo, si tratta di una polemica scoppiata dopo mesi dal rilascio dell’aggiornamento. Non è un problema di misoginia o altre cazzate simili riportate dai soliti siti per dissociati mentali tipo Polygon. Tutto scaturisce dalla risposta dello sviluppatore che dimostra di voler mettere le proprie ideologie politiche prima del consumatore. Complimenti, siete riusciti ad alienare i vostri clienti paganti! Mossa che, considerando il target demografico degli strategici su PC, vi porterà sicuramente un incredibile aumento degli introiti! Scuola di marketing, scuola di vita.
Ora, non pensiamo che ci voglia Einstein per capire che se vendi un prodotto basato su eventi storici la gente si aspetti qualcosa di un minimo realistico. Di certo non il 50% di generali e diplomatici trasformati in donne per non contravvenire alla dittatura del politicamente corretto. La storia ci dice che intorno al 27 a.C. le uniche fazioni in cui le donne avrebbero potuto ricoprire alte cariche erano gli imperi partico, barbaro, kushita ed egiziano. E anche lì si parlava di percentuali comunque molto basse. Per il resto erano confinate tra casa, cucina e figli, se non peggio.
Total War Rome 2 si era distinto per la sua notevole qualità
Lo spiegate voi ai guerrieri sociali? Probabilmente vi direbbero che siete ignoranti. Nonostante sconoscano sia la storia sia il lessico. Parlano di differenza tra autentico e accurato utilizzandoli in maniera del tutto sbagliata. Autentico significa, stando alla Treccani, “che è vero, cioè non falso, non falsificato, e che si può provare come tale”. Accurato, invece, inquadra ciò “che è fatto o condotto con cura attenta e scrupolosa”. Total War Rome 2, loro malgrado, non rientra né nell’una né nell’altra categoria. Pensate che tantissimi giocatori lamentano ancora oggi, a distanza di 5 anni, pesanti bug e lacune di ottimizzazione. Ma no, la patch delle donne è più importante. Vitale, oseremmo dire.
Ignoranza e idiozia a parte, a farci imbestialire è l’atteggiamento di superiorità di questi signori. Non siamo talmente fragili da rifiutare a prescindere l’introduzione di personaggi femminili in titoli basati su avvenimenti storici, d’altra parte parliamo pur sempre di videogiochi. Il problema risiede proprio nel modo acido in cui si pongono, talmente assuefatti dalle loro convinzioni politiche da mostrare il medio persino agli utenti che gli pagano lo stipendio.
Fidatevi, non ci sarebbe stata alcuna controversia se si fossero comportati diversamente. Anziché rispondere alla Soderlund e precisare su Twitter di non aver alcuna intenzione di aggiustare le percentuali di donne in gioco, avrebbero magari potuto inserire un’opzione “diversità” nei menu oppure creare degli appositi DLC a pagamento. Nessuno si sarebbe lamentato in quel caso. Del resto se sono riusciti a vendere più di 20 contenuti aggiuntivi tra cui anche gli effetti di sangue e squartamenti avrebbero potuto cavarsela con il revisionismo opzionale. E invece, seguendo la peggior moda del momento, hanno dovuto obbligare i giocatori a sorbirsi l’intrusione della politica all’interno del medium.
Total War Rome 2 ha già venduto quanto doveva, ma in questo modo si rovina il nome dell’intero franchise
A livello puramente economico, come direbbe Maccio, si tratta di suicidio. Alienare la base installata facendola sentire inferiore e invitandola addirittura a evitare il proprio prodotto è quanto di più insensato un’azienda possa fare. Ciò la dice lunga sulla capacità d’impresa e sulla professionalità dei social justice warrior, che trovano quasi sempre lavoro non sulla base della meritocrazia ma dell’inclusione delle cosiddette minoranze. E purtroppo l’industria dei videogiochi è piena di gentaglia simile. Basti vedere cosa succede in Riot Games, Insomniac, DICE, Naughty Dog, Eidos Montreal e tanti altri.
Cosa possiamo fare per fermare uno schifo di trend potenzialmente distruttivo per la qualità, la creatività artistica e il realismo storico nei videogiochi? Non comprare i titoli sviluppati da chi ci tratta come sterco. Altrimenti, recuperarli usati o per altre vie. Bisogna fargli capire con il portafogli che ne abbiamo abbastanza dei loro pipponi ideologici, seguendo l’esempio dei fan di Marvel e Star Wars, perché è davvero l’unico modo a nostra disposizione per evitare la caduta del nostro hobby preferito nel buio e profondo baratro del politicamente corretto. Non facciamoci cagare in testa, ragazzi.
Ottimo scritto. Concordo perfettamente. Vorrei leggerne più spesso di questi articoli. Il femminismo ed il politicamente corretto, distruggeranno anche il mondo dei videogiochi se non verranno contrastati adeguatamente. Vedere il caso Gamergate.
Grazie! Ne abbiamo già scritti in passato e continueremo a farlo. La politica nei videogiochi è un male da estinguere al più presto.
Mi dispiace non averli letti. A dir la verità non conoscevo questo sito. Ho trovato questo articolo su Google notizie. Ora lo aggiungo ai siti preferiti. Io purtroppo lo scrivo da anni che assecondare femminismo e politicamente corretto, avrebbe portato alla distruzione anche del settore videoludico. La moda occidentale odierna è quella di rivendicare presunti diritti per revisionare, imporre e distruggere ciò che ad una minoranza non va bene. Inoltre, tacciatemi pure di maschilismo, la gran parte delle femmminucce non sa creare nulla e si limita a parassitare le creazioni e gli ambiti maschili, per poi distruggerli pian piano dall’interno con assurde rivendicazioni e modifiche. Il comportamento di questa dipendente donna è solo l’ennesima dimostrazione.
Tra l’altro sta tizia sarebbe pure manager della community… Non puoi rivestire un ruolo del genere e uscirtene fuori con sparate del genere, è proprio da psicopatici.