Battlefield V alla fine è stato presentato ufficialmente, confermando la maggior parte delle indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni. Penso sia corretto soffermarsi su due dettagli molto positivi, e in generale del tutto inaspettati da parte della community.
Parlo ovviamente del fatto che Battlefield V non avrà un Season Pass né loot box.
Entrambe le notizie sono state confermate ufficialmente dall’azienda, che a quanto pare sta cercando di mettersi sulla giusta carreggiata per recuperare la fiducia dei giocatori dopo lo scandalo dello scorso anno legato a Star Wars Battlefront II.
Battlefield V sarà aggiornato nel corso dei mesi con contenuti di vario tipo, proprio come i precedenti capitoli. Tutti i DLC saranno rilasciati in forma gratuita, permettendo alla playerbase di non frammentarsi.
Questa è probabilmente la novità che in pochissimi si aspettavano. Era chiaro che Electronic Arts non avrebbe potuto continuare a spingere sui loot box dopo il putiferio degli ultimi mesi. Allo stesso tempo parliamo di un’azienda che tende comunque a far pagare per i contenuti aggiuntivi, salvo in casi rarissimi. Sembra che Battlefield V seguirà da questo punto di vista l’esempio di Titanfall 2, con DLC gratuiti e micro transazioni cosmetiche con acquisto diretto.
Battlefield V ci porta nella Seconda Guerra Mondiale
All’apprendere queste notizie sono rimasto piacevolmente sorpreso, non mi aspettavo una mossa del genere da parte di EA, non con un franchise così importante.
E’ bene però capire che è possibile osservare questa situazione da due punti di vista molto diversi. Ho avuto uno scambio di opinioni con la redazione, e ne è emerso un quadro piuttosto interessante.
La domanda che bisogna farsi è: “E’ giusto avere delle micro transazioni cosmetiche in un gioco venduto a prezzo pieno?”
La risposta è meno ovvia di quanto potrebbe sembrare.
Personalmente sono rimasto contentissimo sapendo che non ci sarebbe stato un Season Pass, e ho pensato che ok, la micro transazione può starci, in qualche modo dovranno pur finanziare il lavoro. Se avere dei piccoli contenuti cosmetici a pagamento mi consente di non pagare per i DLC allora tutto ok, mi accollo le micro transazioni.
Poi però alcune persone hanno portato alla mia attenzione tre giochi, ovvero Monster Hunter World, Splatoon 2 e ARMS. Sono prodotti venduti a prezzo pieno, privi di Season Pass, privi di micro transazioni, strutturati come games as a service con eventi e attività periodiche, e dove i nuovi contenuti vengono rilasciati senza dover spendere un centesimo. Monster Hunter World rientra nei tripla A, Splatoon 2 e ARMS sono verosimilmente dei doppia A.
Splatoon 2 è un esempio di game as a service gestito bene
Battlefield è a sua volta un franchise ad altissimo budget, coperto dai finanziamenti di un’azienda gigantesca. Il volume di vendita di un Battlefield è superiore a quello degli altri tre giochi presi in esame, che non hanno assolutamente venduto poco da parte loro. Ciò significa che i costi di sviluppo maggiori vengono compensati da introiti a loro volta maggiori.
Quindi, in un mondo in cui esiste Monster Hunter World, senza DLC, senza micro transazioni, con aggiornamenti costanti ed eventi temporali, perché dovrei accettare la micro transazione in Battlefield V?
Certo, era mia prima reazione è stata positiva, più che altro perché non mi aspettavo che Electronic Arts avrebbe potuto non farmi pagare un Season Pass, perché Electronic Arts è Electronic Arts. Ma era anche una reazione giusta? O dipendeva dal fatto che siamo stati abituati a pesci in faccia?
All’inizio di questo mese è stato rilasciato il secondo DLC di Destiny 2, La Mente Bellica. E’ un contenuto venduto a 20 euro che secondo alcuni avrebbe dovuto essere offerto gratuitamente a causa della sua qualità e longevità.
Discutendo con i ragazzi dello staff abbiamo concordato che questa visione sia a nostro parere errata.
Il punto è che un DLC, esattamente come un’espansione scatolata una decina d’anni fa, può essere venduto a un prezzo proporzionale a ciò che offre, perché comporta per il team di sviluppo delle spese non indifferenti. La Mente Bellica riutilizza asset ed ha contenuti di qualità discutibile, non c’è dubbio che 20 euro sia un prezzo eccessivo. Ma se fosse stato venduto magari a 10 euro credo che ci sarebbero state molte meno persone a lamentarsi. E’ un problema di proporzionalità.
Il DLC di Destiny 2 non valeva i suoi 20 euro
Monster Hunter World offre nuovi contenuti in forma gratuita, ma si tratta di mostri, di arene, di equipaggiamenti. Non ci sono nuove storyline, non ci sono nuovi asset, nuove mappe, nuove città, non ti rilasciano contenuti che abbiano bisogno di uno sviluppo prolungato. L’aggiornamento più corposo è stato quello a sorpresa di Kulve Taroth, dove è stata aggiunta anche una nuova maxi-arena.
Deviljho faceva già parte del franchise, è un modello poligonale con mosse e comportamenti che vengono impostati dal tool di sviluppo della compagnia. Non c’è dietro un lavoro di chissà che tipo.
La politica di Capcom con Monster Hunter World può essere interpretata facilmente come marketing nei confronti del pubblico occidentale. La verità è che per anni abbiamo chiesto un Monster Hunter su una console fissa di generazione corrente. Quando il gioco è arrivato, le vendite sono state stratosferiche, anche superiori alle aspettative. A determinare gran parte di questo successo è stato l’occidente, che per tanti anni aveva snobbato il franchise anche a causa delle piattaforme di riferimento.
Capcom adesso sta spingendo sull’immagine, sta guadagnando clienti, sta lavorando per ottenere fedelissimi affezionati del franchise che lo seguano nelle prossime iterazioni. Offre contenuti gratuiti, si assicura che tutto vada per il meglio, investe tutto ciò che deve. Attenzione: investe. Sono soldi che rientreranno, è con ogni probabilità una strategia che darà i suoi frutti. L’azienda si accolla di guadagnare meno su quei 7,5 milioni di copie vendute, pur di far contenti i suoi giocatori. E ha senso.
Monster Hunter World e il suo travolgente successo
Nintendo ha dalla sua uno Splatoon che ha costi di sviluppo moderati, e lavora in modo molto simile a Capcom. Rilascia arene, armi, costumi. Allo stesso tempo però ti lavora ad un DLC vero e proprio, e quello te lo dà in cambio di denaro. Questa è una maniera intelligente di supportare un prodotto. Stai mantenendo i giocatori interessati con il tuo game as a service, offri i vari eventi a tempo, le ricompense, offri i contenuti aggiuntivi che gratificano e aggiungono varietà. Poi rilasci un DLC che sa di espansione, e la base di utenti che ti ritrovi è sufficientemente ampia proprio grazie alla maniera in cui hai supportato il tuo gioco sul lungo periodo. Questo significa più copie vendute per il tuo DLC.
Il punto è molto semplice: Electronic Arts potrebbe guadagnare abbondantemente con Battlefield V anche senza alcun tipo di micro transazioni. Significherebbe sicuramente introiti inferiori, ma senza dubbio andrebbe in positivo. Aggiungendo le micro transazioni può guadagnare di più.
Ci sta bene?
Dunque, potrebbe starci bene. Come dicevamo è un discorso di proporzionalità. Se Electronic Arts intende supportare il suo prodotto con DLC propriamente detti, con mappe, storie, contenuti importanti e che comportino un reale dispendio da parte dello sviluppatore, allora e solo allora, mi sta bene che ci siano delle micro transazioni cosmetiche all’interno di Battlefield V.
Diversamente, se tutto ciò che intende aggiungere sono armi e una mappa ogni 3 mesi direi che il gioco non vale la candela.
Kulve Taroth, aggiunto gratuitamente in Monster Hunter World
Realizzare un DLC può essere un processo dispendioso o economico, dipende da cosa vuoi realmente offrire. Se inserisci nel tuo gioco le micro transazioni devi investire almeno una parte dei tuoi guadagni extra nello sviluppo di contenuti all’altezza. Di nuovo, proporzionalità.
Dobbiamo ricordarci infatti che inserire oggetti cosmetici a pagamento significa che il team sta investendo risorse, tempo, denaro, programmatori e designer nello sviluppo di contenuti che saranno ad appannaggio solo di una piccola fetta dei giocatori. Tutte queste risorse avrebbero potuto essere sfruttate per far contenta l’intera userbase. Dovete darmi un motivo sufficientemente valido per giustificare questa scelta. Ergo, DLC propriamente detti, che in circostanze diverse avrebbero avuto un costo reale.
Electronic Arts sembra aver un minimo imparato la lezione che i giocatori hanno impartito con Star Wars Battlefront II. Ha ribilanciato il gioco, ha posticipato Anthem, ora vuole offrire il Season Pass gratuito per Battlefield V.
Può essere una cosa molto positiva per noi, ma dipenderà tutto dal modo in cui l’azienda riuscirà a gestire le cose. Non lasciamoci esaltare da situazioni che possono sempre migliorare, ma non disperiamoci neanche, perché abbiamo imparato che le cose possono, velocemente, peggiorare. In due parole, quando le cose vanno male ricordiamoci del lancio di Battlefront II e di L’Ombra della Guerra. Quando vanno bene ricordiamoci che possono andare meglio, pensiamo a Monster Hunter World, pensiamo a The Witcher 3.
Con ogni probabilità sarà necessario attendere il lancio di Battlefield V per conoscere i piani sui DLC. Per il momento penso si possa rimanere in un cauto ottimismo.