Uno dei videogiochi più spaventosi di tutti i tempi ottiene un sequel ancora più terrificante, quell’Outlast 2 adesso appena sbarcato anche su Nintendo Switch. Terrificare il giocatore non è però l’unico requisito necessario per creare un buon survival horror, e fortunatamente i ragazzi di Red Barrels questo lo sanno bene.
Outlast 2 mette paura anche ai giocatori più navigati in questo genere, sicuramente è inadatto ai più deboli di stomaco o a chi ha difficoltà a prendere sonno la notte. Scopriamo in dettaglio come se la cava alla prova dei fatti nella nostra recensione completa.
Outlast 2
La storia principale dura all’incirca una decina di ore e, se non siete avvezzi al genere potrebbero sembrarvi una eternità.
Pur apparentemente ambientato nello stesso universo immaginario, Outlast 2 non ha legami ovvi o diretti con il predecessore, e non è richiesta alcuna conoscenza di ciò che è accaduto nel primo capitolo per immergersi nella nuova storia.
Scordatevi di Miles, questa volta ci ritroveremo nei panni di Blake, un cameraman che, insieme alla moglie e giornalista Lynn, indaga su un misterioso caso di omicidio nel deserto dell’Arizona.
L’elicottero sul quale viaggiavate precipita senza che si capisca bene il motivo. A quel punto vi ritroverete totalmente soli, forzatamente separati da vostra moglie Lynn. L’ambientazione è una regione montuosa teoricamente vuota, ma in realtà sede di una nutrita setta religiosa, per l’occasione un tantino deviata. Blake scopre presto che questo gruppo di psicopatici è ossessionato dal sesso e dalla gravidanza, e Lynn è diventata il nuovo centro di quell’ossessione. A questo punto sarà tutto nelle vostre mani e, tra mille peripezie, dovrete andare alla ricerca della moglie per scappare via il più presto possibile.
Outlast 2 – Video Recensione
Ovviamente i fanatici non renderanno il vostro compito agevole e, come nel predecessore, non potrete fare affidamento su nessun tipo di arma, se non la vostra inseparabile videocamera.
Ancora una volta quindi il nostro compito sarà fuggire dal pericolo e nasconderci da orde di folli intenzionati a farci la pelle con le armi più disparate.
L’area di gioco questa volta è meno claustrofobica ma per nulla rassicurante. Vi ritroverete a vagare per tutta l’avventura all’interno di un villaggio putrido, malsano e carico di tensione.
Badate bene che non è un open world e che troveremo ostacoli e cancelli a sbarrare la strada. Tutto ciò rende più complicati ma anche più interessanti i nostri tentativi di metterci in salvo.
La videocamera sarà ancora una volta fondamentale per vedere al buio
Sostanzialmente la grande abilità dei ragazzi di Red Barrels è quella di immergervi dall’inizio del gioco e fino ai titoli di coda in un mondo che trasmette un profondo senso di insicurezza e di tensione. Le atmosfere sono in grado di suscitare emozioni intense con costanza ed efficacia.
A differenza del primo titolo, il team ha svolto un ottimo lavoro su Nintendo Switch per quanto riguarda i controlli, stavolta immediati e precisi.
Graficamente Outlast 2 raggiunge una pulizia grafica molto soddisfacente e sfrutta a dovere la potenza di calcolo della console. Posso azzardare che per l’esperienza offerta non ha molto da invidiare alle console con più cavalli sotto il cofano.
Le animazioni non vi faranno sicuramente cadere la mascella al suolo, ma sono le atmosfere le vere protagoniste dell’esperienza, e quanto viene offerto raggiunge un ottimo compromesso. C’è una direzione artistica valida che riesce a tamponare le mancanze tecniche.
Il comparto audio rimane anche in questo caso al top, dimostrandosi ancora una volta fiore all’occhiello del franchise di Red Barrels. Questa volta il sonoro non è solo un fantastico contorno alla storia ma un importante elemento del gameplay. La nostra telecamera infatti è dotata di un sistema di microfoni che ci aiuterà a scoprire la direzione dei passi o delle urla dei nostri “simpatici” nemici, permettendoci quindi di trovare una strada alternativa.
L’elemento religioso è preponderante in Outlast 2
In definitiva ho trovato il titolo davvero ben realizzato, una pietra miliare per tutti gli amanti del survival horror.
La storia è credibile e mai banale con numerosi riferimenti alla religione, al credo, alla sessualità e alla deviazione della mente umana, tutti spunti che tracciano una linea marcata sull’annosa questione tra bene e male, fede e miscredenza.
I difetti nella produzione ovviamente ci sono ma non renderanno mai l’esperienza di gioco davvero frustrante. Vi capiterà di morire un buon numero di volte, ma il sistema di checkpoint vi permetterà di riprendere dallo stesso punto in cui avete tirato le cuoia senza lo sbattimento di dover ripercorrere intere sezioni già affrontate. E’ una scelta che alcuni apprezzeranno, altri potrebbero trovarla fin troppo permissiva.
Il gioco rimane comunque eccellente e consigliatissimo agli appassionati del genere.