The First Tree è un titolo indie sviluppato da un’unica persona. David Wehle ha iniziato a lavorare al progetto ispirandosi a lavori come Journey, Firewatch e affini. Capolavori del genere hanno però richiesto svariati milioni di dollari. The First Tree cerca di compensare con il proprio stile, senza però riuscirci in pieno, a dispetto di contenuti che possono essere più o meno toccanti.
All’interno dei cosiddetti walking simulator ci sono due correnti di pensiero principali. Dear Esther rinunciava del tutto al gameplay per raccontare una storia. Altri prodotti cercano invece di inserire delle meccaniche di gioco vere e proprie, tendendo a perdersi in un bicchier d’acqua. Purtroppo The First Tree ricade in questa seconda categoria.
The First Tree
Ho impiegato poco più di un’ora a finire il gioco. La sensazione predominante è stata di avere a che fare con un nuovo The Fidelio Incident, prodotto di cui avevo apprezzato la storia ma che mi aveva fortemente deluso a causa delle meccaniche. In The First Tree avviene esattamente la stessa cosa.
Protagonista della vicenda è un uomo che racconta alla moglie di un sogno avuto la notte precedente. Nel sogno una piccola volpe va alla ricerca dei suoi tre cuccioli, scomparsi nel nulla. Il giocatore vestirà proprio i panni della volpe, mentre l’uomo procede nel racconto e rievoca memorie che hanno a che fare con la sua infanzia, in particolare col rapporto con il padre.
The First Tree – Trailer di lancio
Basteranno pochi minuti per renderci conto che proprio il padre è l’argomento principale della narrazione. Il protagonista ne ricorda con profondo affetto alcuni episodi vissuti durante la propria giovinezza, crescendo, mentre poco a poco diventava uomo. E’ un racconto toccante, carico di dettagli che trasmettono dolcezza, una collezione di immagini raccontate con grande trasporto emotivo.
Grande importanza ha dunque la qualità della recitazione, buona nell’uomo e eccellente nella donna. Tutti i racconti sono dei dialoghi, i due si scambiano opinioni, sensazioni, pareri.
Non ci sono colpi di scena, sarà chiaro da subito il perché di determinati pensieri. C’è comunque un senso di intimità, alcuni elementi rimangono impressi, la potenza espressiva è notevole.
Sfortunatamente tutto ciò che riguarda le meccaniche di gioco vere e proprie è da bocciare. Controlleremo la volpe tramite una visuale in terza persona. Dovremo semplicemente esplorare l’ambiente, far emergere i ricordi e procedere oltre. Potremo collezionare strada facendo delle sfere luminose. La loro utilità è pressoché nulla, come vi accorgerete sul finale.
Lo stile grafico di The First Tree è gradevole
I controlli sono insoddisfacenti: le animazioni della volpe non consentono precisione, i comandi non vengono ben recepiti. Il rilevamento delle collisioni è molto elementare, è possibile procedere nel gioco sfruttando dei glitch. Non che sia necessario, non c’è una reale difficoltà, anche se in una circostanza non è stato chiaro cosa dovessi fare per procedere.
C’è insomma una differenza notevole rispetto a un Journey, dove l’esplorazione è sempre gratificante e piacevole anche in termini di meccaniche.
Lo sviluppatore è stato comunque bravo dal punto di vista artistico, lavorando ad una grafica semplice, stilizzata e dal sicuro impatto. Ci sono pochi poligoni, le texture appaiono semplicissime, ma il colpo d’occhio lascia pienamente soddisfatti. Se non fosse per quelle animazioni, ovviamente.
Eccellente la colonna sonora, che a tratti ricorda un po’ lo stile di Ludovico Einaudi. Il pianoforte accompagna i primi minuti di ciascun livello con grande personalità. Un ottimo lavoro.
The First Tree è un racconto gradevole e toccante, ma non è un bel gioco. Le fasi esplorative sono noiose, quelle platform semplicemente frustranti a causa di controlli mediocri e animazioni pessime.
Se siete appassionati di avventure interattive prendetelo magari in saldo, ma ricordate sempre che YouTube è vostro amico.