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Recensione: For Honor

For Honor è un gioco dal grandissimo potenziale, divertente come pochi altri quando ci si scontra con un avversario umano. Punta tantissimo sull’abilità del giocatore, gratifica come e più di un normale picchiaduro aggiungendo uno spessore tattico notevole. E’ uno di quei prodotti che arrivano sul mercato con tante cose da dire, ma con una voce soffocata da problematiche su cui non sarebbe corretto soprassedere.
Analizzeremo il gioco per quello che è oggi, ma cercheremo di capire anche ciò che potrebbe diventare se Ubisoft sarà capace di supportare il progetto a dovere, risolvendo alcune criticità che definire castranti sarebbe davvero una gentilezza.
La gentilezza non ci piace.

For Honor

Uscita 14 Febbraio 2017
Lingua Italiano
Piattaforme PC,PS4,One
Versione recensita PS4
Prezzo al lancio 69,99€

Definito da alcuni come un picchiaduro 3D, For Honor può essere categorizzato come un action dal forte tatticismo, simile ad alcuni fighting game del passato con visuale dalle spalle del personaggio.
La definizione “fighting game” calza a pennello: il gioco è molto tecnico, piacevole da studiare, apprendere e padroneggiare. For Honor è votato a un multiplayer altamente competitivo, e proprio le modalità multigiocatore sono il cuore dell’offerta.
Ubisoft ha comunque cercato di non scontentare nessuno inserendo una campagna più longeva di quanto ci aspettassimo. Si tratta a tutti gli effetti di una sorta di tutorial approfondito, che ci permette di provare tutte le classi e di apprendere gli effetti delle abilità.

For Honor – Trailer di lancio

Giocando in singolo riceveremo consigli sulle tattiche da utilizzare in determinati frangenti per massimizzare la nostra efficacia. Tra rapide combo e il caricare un nemico per gettarlo giù da un ponte, For Honor ci invita alla scoperta.
Consigliamo caldamente di completare la campagna prima di scontrarsi con gli avversari umani. Conoscere alcuni degli attacchi principali è fondamentale, così come prendere dimestichezza con i controlli.
Abbiamo descritto il single player come un tutorial perché in effetti c’è poco altro di cui parlare. La trama è blanda, confusionaria, solo il personaggio di Apollyon risulta un minimo interessante. Gli intermezzi sono realizzati piuttosto bene, ma non c’è comunque alcun tipo di trasporto. Lo sviluppatore ha inserito dei boss, situazioni in cui combatteremo con più personaggi contemporaneamente e qualche terreno di scontro interessante. Tuttavia non c’è abbastanza carne al fuoco perché l’esperienza in singolo risulti davvero divertente. Combattere contro la CPU non può restituire le stesse emozioni di un duello con un avversario umano, è naturale. Del resto esistono dei picchi di difficoltà palesemente fittizi, dove sempre che il gioco riesca a prevedere le nostre mosse.

Il sistema di combattimento di For Honor è valido

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Ma parlando di mosse, come funziona esattamente questo For Honor?
Tra i videogame recenti credo che il prodotto più vicino a For Honor sia un indie poco conosciuto chiamato Nidhogg. Bidimensionale, economico eppure molto profondo, a mio avviso condivide parecchio col nuovo nato di casa Ubisoft.
Fondamentale è la posizione di guardia, che potremo cambiare impostando una difesa in alto, a destra o a sinistra. Sferrare un attacco significherà colpire da quella stessa direzione. Ora, la nostra guardia, come quella degli avversari, è sempre indicata attraverso un cursore che si modifica in tempo reale. Traducendo, due avversari si studieranno continuamente, adattando e riadattando la propria postura in base ai movimenti dell’altro. Bisognerà attaccare quando troveremo un fianco scoperto, spiazzare con le finte, avvicinarsi per entrare in corpo a corpo eccetera.
C’è tantissimo da fare e, soprattutto, giocheremo in primis contro il carattere stesso del nostro avversario umano. Perché c’è chi è paziente e chi preferisce lanciarsi; c’è chi gioca in difesa per sfruttare le parate e chi preferisce investire come una furia; c’è chi si muove in agilità infliggendo una caterva di colpi e chi vuole invece spaccare crani con poche botte ben assestate.
All’interno di meccaniche profonde si innesta la varietà garantita dalle 12 classi disponibili, 4 per fazione. Cavalieri, Vichinghi e Samurai sono archetipi distanti gli uni dagli altri, ed è naturale che si giochino diversamente.
Ciascuna categoria tende ad avere una classe bilanciata, una che infligge danni pesanti e che si muove lentamente, una rapidissima che ha bisogno di colpire più e più volte, e infine una ibrida. Considerate però le diversità che intercorrono tra gli archetipi, scegliere una classe simile ma in una fazione diversa comporta significative differenze nel gameplay. Ce ne siamo accorti immediatamente provando le classi leggere di Samurai e Vichinghi, e abbiamo constatato che la differenza sussiste anche negli altri casi.

La grafica del gioco convince

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Il gioco offre un sistema di progressione interessante, che dà un senso al grinding. Ci sarà come al solito la corsa verso il gadget cosmetico, ma si cerca prima di tutto Reputazione. E’ un parametro che sale con il level up e che determina il drop rate degli oggetti migliori. Ci sono anche le tanto odiate micro transazioni in app, ma non sono troppo dannose per il gameplay. Fondamentalmente è possibile ottenere oggetti acquistando la valuta di gioco (acciaio) con denaro reale. Fastidioso è il bonus di punti esperienza acquistabile con l’acciaio, che permette di ridurre il tempo necessario all’incremento della Reputazione.
Gli eroi addizionali possono essere sbloccati sempre utilizzando l’acciaio, che viene comunque elargito poco per volta partecipando alle partite.
A parte questi esempi si tratta in tutti i casi di variazioni sul tema di natura cosmetica, che non influenzano il gameplay. E’ inoltre stato confermato che le nuove mappe saranno rilasciate in maniera del tutto gratuita.

E’ palese che For Honor possegga un sistema di gioco estremamente profondo. E’ uno di quei giochi alla Dark Souls, dove è bene continuare a giocare se non vuoi perdere la mano. Uno di quei titoli in cui ti accorgi di essere diventato più bravo, in cui studi le tue mosse, metti in atto strategie, impari a guardare il terreno di scontro e ad anticipare le mosse di un nemico che già conosci alla perfezione. Un gioco insomma che avrebbe senza dubbio il suo perché su YouTube, su Twitch e soprattutto negli eSport.
Il dubbio più grande è che Ubisoft non avesse realizzato cosa aveva tra le mani.

Il motivo dell’ultima asserzione va ricercato nell’infrastruttura online che gestisce For Honor. Il publisher francese ha preferito evitare i server canonici, sfruttando un p2p che utilizza gli utenti stessi come host. Questo significa che utilizzeremo la connessione di altri utenti, che a loro volta stanno usando la nostra banda.
In un mondo ideale dove non si scaricano porno, dove torrent è fantascienza e dove tutti hanno una fibra ottica ftth da 300Mb andrebbe tutto bene. La realtà è però molto diversa, specie in Italia.

Si crea un grande caos nelle battaglie

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Ho effettuato dei test in maniera approfondita su due connessioni. Ho raccolto informazioni da altri utenti italiani, britannici e americani.
Nella mia abitazione c’è una ADSL di Vodafone da 20Mb, con 11Mb effettivi in download e 1Mb in upload. Nei test effettuati sono riuscito a completare 3 partite su 14 in modalità dominio, la più pesante per la connessione. In nessuno di questi casi ho riscontrato un’esperienza fluida. Ho sempre assistito a un minimo di 6 disconnessioni da parte degli altri utenti per match, fino a un massimo di 13. Ogni volta che un utente perde la connessione avviene un’interruzione di qualche secondo per tutti. Questo è necessario affinché si ristabilisca un collegamento tra i nuovi host. Naturalmente quando ciò accade è molto fastidioso, ma se avviene durante un duello è da spararsi in faccia.
Nella seconda abitazione ho provato il gioco con una fibra ottica (fttc) di Fastweb da 100Mb, con circa 92Mb in download e circa 27 in upload. Sono riuscito a completare 8 partite su 10, il numero di disconnessioni da parte degli altri utenti è stato nettamente inferiore.
Il test è stato effettuato in orari serali con ADSL, nel pomeriggio con fibra ottica. Il carico di utenza sulla rete era ovviamente diverso.

Non contento ho contattato un nostro utente di Milano dotato di fibra TIM. Mi riferisce di avere avuto solo 3 disconnessioni da quando ha acquistato il gioco ma – sorpresona – l’amico con cui ha comprato il titolo ha orientativamente una caduta ogni 2 partite. Anche questa seconda persona è dotata di fibra TIM.
Ho interrogato altri giocatori di Palermo: For Honor sembra andare decisamente male su ADSL, mentre su fibra è tutto più accettabile. In un caso mi hanno parlato di esperienza fluida e priva di intoppi. Ho chiesto a 6 italiani.
In Inghilterra, su fibra ottica, l’esperienza è scorrevole ma presenta un gran numero di interruzioni durante le partite, a causa dei numerosi utenti che vanno in DC.
Negli Stati Uniti, periferia di Los Angeles e fibra ottica, la situazione è pessima, tanto che questa persona ha dichiarato che smetterà di giocare finché non arriverà un fix. In questo caso si parla della versione PC del gioco.
Per il resto basta andare sul forum ufficiale del gioco e leggere i commenti.

Il sistema di connessioni è inspiegabile

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Ora, questo non significa che acquistando il gioco avrete automaticamente dei problemi. Significa però che la situazione è almeno altalenante, e se avete una ADSL è probabile che il gioco venga penalizzato.
Al di là di quanto accadrà a voi in prima persona, ciò che mi preme sottolineare è quanto sia folle da parte di un colosso come Ubisoft lanciare un gioco tanto atteso affidandosi al p2p piuttosto che a server dedicati. Considerato l’hype, il marketing e soprattutto le potenzialità del prodotto, una scelta del genere appare castrante.
L’augurio è che For Honor possa ricevere un trattamento adeguato dal punto di vista tecnico. E’ un gioco che merita tantissimo e che può divertire come pochi altri, un franchise che può espandersi ed avere lunga vita. Ma non in questo modo.

In sintesi

For Honor è potenzialmente un ottimo gioco, ma all’atto pratico può risultare del tutto ingiocabile a causa di scelte incomprensibili legate all’infrastruttura online. Non è pensabile affidarsi al p2p con un prodotto del genere, soprattutto considerato che la diffusione della fibra ottica è ancora estremamente ridotta in parecchie nazioni.
Questo gioco ha le basi, la struttura, la profondità e senza dubbio le gambe lunghe. Se supportato a dovere sarà uno dei videogame più giocati negli anni a venire, è indubbio. Cavalca sull’onda del PvP competitivo, quello che punta tutto sull’abilità del giocatore, quello che gratifica e che tiene incollati allo schermo.
Il nostro appello a Ubisoft è di non lasciare che una gemma del genere soffochi sotto il peso di scelte commerciali -perché di questo si tratta- palesemente sbagliate.

2 commenti

    • Personalmente mi è piaciuto abbastanza negli scontri uno contro uno con avversari umani. Condivido sul fatto che la campagna sia un po’ una vaccata messa a buffo, da questo punto di vista Titanfall 2 ha fatto scuola.
      Ad ogni modo a mio parere il sistema di combattimento è solido, abbastanza tecnico. Il problema sono i server, o meglio l’assenza di server.

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