Tra un capitolo di Pokémon e l’altro, a Game Freak piace dilettarsi nella creazione di nuove IP. Nel 2015 hanno tirato fuori dal cilindro Tembo the Badass Elephant, un action in 2D dalle meccaniche solidissime rilasciato su PC, Xbox One e PlayStation 4 sotto l’egida di SEGA, ed i risultati erano stati più che soddisfacenti. Quest’anno è toccato al loro primo lavoro edito autonomamente in esclusiva Steam, ovvero Giga Wrecker. In molti non se ne sono accorti ma il titolo militava in accesso anticipato già dallo scorso agosto e solo qualche giorno fa ha visto la luce nel più omertoso dei silenzi. Colpa della stampa? Colpa del marketing pressoché inesistente? Oppure colpa delle slavine di rifiuti misti che sovraccaricano la homepage della piattaforma di Valve? Pensatela come volete. Sta di fatto che, proprio come Icey, Giga Wrecker meriterebbe molta più attenzione da parte di pubblico e critica.
Giga Wrecker
Uscita 6 Febbraio 2017 Lingua Inglese Piattaforme PC Versione recensita PC Prezzo al lancio 19,99€ |
In un mercato dominato da giochi d’azione, sparatutto e MOBA, Game Freak sceglie la via dell’hipster (in senso buono) creando un puzzle platform più o meno unico nel suo genere e seguendo grosso modo le linee guida del titolo precedente soprattutto in termini stilistici.
La protagonista si chiama Reika: da buona waifu è parzialmente svestita e ha un enorme braccio robotico. Grazie ad esso riesce a manipolare detriti di vario genere in modo abbastanza simile al capitano Kid di One Piece. Questo potere le viene affidato per un semplice motivo: la Terra è stata invasa da una minacciosa flotta di androidi alieni e il suo destino sembra dipendere esclusivamente da lei.
Per quanto la breve sinopsi possa far pensare alle banalissime trame da manga shounen dotate della profondità di una tazzina da caffè, Giga Wrecker ha molto da raccontare. Eventi e personaggi nascondono infatti un doppio fondo che viene a galla verso la seconda metà dell’avventura. Dapprima si fatica a trovare il bandolo della matassa, in seguito tutto diviene chiaro e abbastanza godibile.
Il cast non è affatto ampio ma compensa adeguatamente la penuria numerica grazie ad un ottimo character design. Bisogna comunque tenere presenti alcune contaminazioni anche marcate da serie come Steins;Gate e Zero Escape, che potrebbero dare a chi le conosce un forte senso di déjà vu. Tra viaggi nel tempo, scienziati pazzi e ragazze che di cognome vanno Amane troverete senz’altro qualche somiglianza di troppo.
Non il massimo dell’originalità dunque, nonostante una qualità complessiva ben sopra la sufficienza. Escludiamo dall’equazione i dialoghi un tantino banali penalizzati dalla localizzazione in inglese appena accettabile. Si sa, giapponesi e lingue indoeuropee vanno raramente d’accordo.
Parlando di gameplay possiamo invece apprezzare in pieno l’inventiva di Game Freak. Come detto in precedenza la struttura del gioco corrisponde a quella di un puzzle platform. Il mondo è sezionato in 5 macro-aree suddivise a loro volta in stanze, all’interno delle quali si trovano diversi tipi di enigma da risolvere sfruttando i poteri del braccio meccanico di Reika. Esso può attirare magneticamente un certo tipo di detriti per poi lanciarlo o posizionarlo sul terreno. Tutto si basa sulla fisica. Bisognerà all’occorrenza colpire determinati blocchi per spostare delle piattaforme, lanciarne altri in modo da creare contrappesi, saltare al momento giusto provocando spettacolari reazioni a catena in stile domino e così via. Gran parte dei puzzle presenta un livello di sfida medio-alto e non sono previsti aiuti di sorta. Capiterà più volte di bloccarsi anche a lungo mentre si ragiona sulla prossima mossa da compiere.
A noi è successo di frequente, spesso e volentieri perché pensavamo alla soluzione meno probabile invece che a quella ovvia. In altri casi, pur intuendo i meccanismi, ci scontravamo con la fisica non sempre perfetta del gioco e con i movimenti legnosetti della protagonista. Indubbio, comunque, che senza un cervello reattivo in Giga Wrecker non si vada per nulla avanti. Questo perché il level design è intelligente, aperto, organizzato in maniera precisa e ordinata senza la solita proceduralità urticante utilizzata ormai ovunque a sproposito. Sotto tale punto di vista il lavoro svolto è pressoché impeccabile.
Ma non ci sono soltanto puzzle. Capiterà invero di dover avere a che fare con gli stessi alieni citati poc’anzi. In quel caso ci si affida alle abilità offensive di Reika, in grado di trasformare i detriti in armi multiformi. C’è la spada, il giavellotto, il razzo, la trivella, in poche parole un degno arsenale. Ognuno di questi strumenti può essere utilizzato sia per offendere sia per aprirsi delle vie di fuga. I nemici, in linea di massima, non richiedono grandi strategie e basteranno un paio di colpi ben piazzati a farci uscire vittoriosi dagli scontri. Diversa la situazione boss fight, secondo noi i momenti salienti del titolo. Chiariamo subito una cosa. Se non si imparano a memoria i pattern, l’esperienza sarà inevitabilmente frustrante. Abbattere un boss nei primi tre tentativi non è difficile, è impossibile. Per fortuna al quarto un personaggio ci darà suggerimenti su come procedere e la situazione migliorerà a vista d’occhio.
Imparando a prevedere le manovre nemiche i combattimenti assumono tutto un altro piglio, passando da avvilenti ad appaganti. Ancora meglio se si potenziano salute e abilità attraverso la raccolta dei cristalli blu sparsi per il mondo. Avremmo comunque preferito maggiore varietà nei boss, 3 dei quali si ripetono con variazioni minime nelle fasi finali, tuttavia tale pecca si rivela abbastanza lieve se si tiene conto dell’intensità dei suddetti scontri.
Conferme anche dal comparto grafico. Che Game Freak abbia degli artisti eccezionali non è certo un mistero. Le ambientazioni e soprattutto i personaggi sprizzano carattere da ogni poro, in barba ai detrattori del 2D animato. Perfetta la scelta dei colori (al contrario della quarta generazione di Pokémon), affascinanti le illustrazioni, vivi gli scenari. L’ispirazione artistica si tocca con mano. Peccato per due cose: soundtrack e framerate. La prima possiede un buon potenziale ma lo spreca ripetendo l’errore di Gravity Rush 2, il loop martellante delle tracce. Il secondo è vittima di cali ingiustificati, sebbene sporadici, che complicano notevolmente alcune sezioni. Chiudiamo segnalando la presenza di un editor di livelli e della possibilità di accedere ai contenuti creati da altri utenti anche attraverso il Workshop, un’aggiunta davvero gradita che fa lievitare la longevità già cospicua del titolo, attestata in media sulle 8-10 ore.
In sintesi
Giga Wrecker, l’ultimo lavoro auto-pubblicato di Game Freak, stupisce sicuramente in positivo. Il team giapponese ha creato dal nulla una nuova IP dal grandissimo potenziale (e non priva di storture), un puzzle platform dal design sia estetico sia meccanico quasi ineccepibile che strizza l’occhio nello stesso tempo agli amanti del ragionamento e dei combattimenti impegnativi. Affinché lo si possa gustare appieno, però, serve una pazienza non indifferente. Non si tratta di un prodotto dedicato ai giocatori della domenica o ai deboli di cuore. Giga Wrecker è una vera sfida senza se e senza ma. Se vi piacciono i giochi che si completano da soli vi consigliamo di girare al largo. In caso contrario, fatevi sotto.