Halo è da sempre il franchise di punta di Microsoft e uno dei FPS migliori di tutti i tempi. Inizialmente concepito e presentato da Bungie come strategico in esclusiva per Mac, il titolo attirò subito le attenzioni del colosso di Redmond che decise di acquistarlo e renderlo un’esclusiva per la neonata Xbox. Mai scelta si rivelo più giusta. In pochissimo tempo Halo Combat Evolved divenne una vera killer app settando nuovi standard nel mondo degli shooter su console. Tornando indietro e analizzandolo attentamente è facile capire il perché del suo successo.
L’importanza di Halo è strettamente interconnessa con l’andamento del mercato first person shooter fino al 2001. Salvo rare eccezioni le esclusive di genere appartenevano al PC e i consolari avevano sempre dovuto accontentarsi di scialbi porting. Bungie riuscì nell’impossibile: mettere in discussione lo status quo. Grazie ad un comparto grafico di tutto rispetto, ad una direzione artistica sublime e a meccaniche profondamente innovative per il periodo d’appartenenza, Combat Evolved dimostrò di aver sostanzialmente poco da invidiare ai rivali da mouse e tastiera.
Già a partire dall’affascinante setting spaziale e dalla trama zeppa di misteri si percepiva l’unicità del gioco. L’alone mistico che circondava pianeti e razze aliene, insieme alla sensazione di meraviglia percepita solo guardandosi attorno, fu sufficiente ad attirare la nostra attenzione.
Ma ancor più di storia e ambientazione (le quali comunque non erano del tutto esenti da criticità) ci colpì particolarmente il level design aperto e complesso, capace di far sentire il giocatore non più un protagonista assoluto, bensì un piccolo interprete all’interno di un mondo immenso e minaccioso. Persino la lodevole soundtrack contribuiva a rafforzare ciò seguendo pedissequamente ogni istante dell’avventura e definendone al contempo il mood. Se la vedete su Spotify aggiungetela immediatamente alla vostra libreria.
E cosa dire del gameplay. Pad alla mano, Halo rimane tutt’oggi un’esperienza validissima. I frenetici combattimenti contro nemici sempre diversi erano davvero qualcosa di nuovo nel panorama dei FPS. Sia che si trattasse di semplici Grunt o letali Elite il ritmo si manteneva elevato e coinvolgente pur non disdegnando una certa dose di tatticismo. Bungie spinse molto anche sulla difficoltà progettando un’intelligenza artificiale di alto livello, quasi invalicabile a Eroica e Leggendaria. Inoltre non bisogna dimenticare l’infame limite dell’arsenale portatile a due armi. Per tale motivo si scelse di semplificare la gestione della salute aggiungendo la rigenerazione automatica a tempo, ormai adottata dalla stragrande maggioranza degli shooter. Poi avevamo i veicoli, divertenti ed estremamente efficaci soprattutto in multiplayer. Alcuni dei nostri ricordi più felici provengono proprio dalle LAN in cui, a bordo di Ghost o carri armati, compivamo gli stunt più folli in compagnia di amici.
Peccato non averli avuti a disposizione nelle fasi finali della campagna, dove il level design regrediva ai vecchi corridoi. In generale, comunque, la freschezza meccanica di Halo era e rimane superba.
Il capolavoro di Bungie continua ad evolversi un capitolo dopo l’altro senza perdere un briciolo di carattere. Potremmo definirla una serie senza tempo, una delle poche avanguardie videoludiche rimaste tutto sommato immutate dalle origini ad ora.
Non si tratta solo di un grande brand tripla A. Halo è passato alla storia come uno dei pochissimi FPS esclusivi console in grado di far ingolosire i giocatori PC. E i motivi, neanche a dirlo, sono molto più che validi.