C’è poco da fare: gli omaggi a The Legend of Zelda non cesseranno mai di catturare la nostra attenzione.
Nonostante la quantità strabordante di titoli ispirati alla serie capolavoro di Miyamoto, è difficile che almeno i più meritevoli riescano a passare inosservati, tanta la voglia di rivivere persino in minima parte quella magnifica sensazione di scoperta e progressione che da bambini ci aveva stregato.
Ittle Dew 2 rientra nella suddetta categoria. Si tratta di un action adventure con elementi RPG che ricorda da vicino i vecchi Zelda, Minish Cap su tutti.
Sarà per la visuale isometrica, sarà per lo stile grafico vivace e coloratissimo o magari per il gameplay semplice ma solido, il secondo capitolo della produzione Ludosity sembra studiato appositamente per elogiare al meglio la sua celebre fonte d’ispirazione.
Vediamo se ci è riuscito anche nella prova dei fatti.
Ittle Dew 2
Uscita 15 Novembre 2016 Lingua Italiano Piattaforme PC, PS4, One Versione recensita PC Prezzo al lancio 19,99€ |
Se avete già giocato al primo Ittle Dew, riconoscerete una certa familiarità nella struttura del titolo.
Come nel predecessore, le premesse sono abbastanza semplici.
La bionda protagonista e il suo volpino fatato (chiari riferimenti a Link e Navi), giungono naufragando in una terra misteriosa.
Essa è composta da zone tematicamente diverse, da spiagge a tundre, ed abitata da svariate creature a dir poco strambe.
L’obiettivo consiste nell’esplorare quanto più possibile tale regione alla caccia di misteri e tesori nascosti, prestando la massima attenzione alle centinaia di minacce disseminate per le varie aree ed in particolar modo ai dungeon.
Al loro interno si celano infatti le insidie più grandi per i nostri due intrepidi avventurieri: puzzle, nemici, boss fight.
Superarle significa ottenere potenziamenti, gadget, armi, ma soprattutto gli oggetti speciali in grado di garantire l’accesso all’area finale del gioco.
A tal scopo, in assenza di un percorso predefinito, saremo liberi di completare i dungeon nell’ordine che preferiamo.
Considerando la vastità e il design della mappa, questo elemento non può che risultare azzeccato.
Il sistema segue una logica meritocratica basata sull’abilità del giocatore e ne premia adeguatamente gli sforzi. Infatti più una zona è impegnativa, più sarà cospicuo il bottino ottenutovi.
Ogni utente sceglierà come procedere in perfetta autonomia, senza costrizioni o limitazioni di alcun tipo, andando a recuperare anzitempo armi e strumenti avanzati che gli permetteranno poi di facilitarsi la run, sia con lo sblocco di aree segrete che di comode scorciatoie, oppure seguendo semplicemente il percorso standard.
A facilitare la navigazione ci penseranno i warp, piazzati strategicamente di fronte ai dungeon, e sarà inoltre possibile raggiungerli in qualsiasi momento tramite un’apposita opzione nel menu di pausa.
Ma parliamo adesso di controlli e combat system.
E’ impossibile non apprezzare l’estrema responsività dei comandi e la fluidità nei movimenti del nostro alter ego in qualsiasi situazione.
Tutte le manovre, dall’attacco fisico alla rotolata con parziali frame di invulnerabilità, iniziano nel preciso istante in cui poniamo il dito sul corrispettivo tasto; stesso discorso per il resto delle azioni disponibili, tre poteri speciali di natura complementare conferiti da altrettante armi rinvenute nei dungeon.
Peccato per i nemici non sempre all’altezza delle aspettative, sebbene la loro varietà in termini visivi sia sufficiente.
La maggior parte degli scontri viene annacquata dal quantitativo eccessivo di salute degli stessi più che dai (pochi) pattern mostrati.
Di conseguenza molte boss fight si trasformano in una gara di pazienza anziché abilità, e il risultato stona con l’insieme.
Non siamo sicuramente di fronte a un Nuclear Throne, sia chiaro, tuttavia certe sezioni potrebbero risultare un tantino troppo frustranti.
Maluccio anche per quanto concerne gli elementi RPG, a dir poco appiccicati con la saliva.
Gli NPC sono tanti e inutili, gli eventi mutevoli come la comparsa di un dungeon sporadici e irrilevanti, gli upgrade delle armi scarsi e semplicistici; insomma, gli sviluppatori avrebbero decisamente potuto fare qualcosa in più.
Parlando dei puzzle, invece, la situazione è molto più rosea. Sebbene in linea di massima si tratterà di spostare blocchi e schiacciare interruttori apparentemente irraggiungibili, il loro design intelligente ci costringerà quasi sempre a spremere le meningi per almeno una manciata di minuti.
Gradevole poi la possibilità di risolverne alcuni utilizzando le armi, in questo caso parte integrante del sistema a 360 gradi.
Buoni, infine, grafica e sonoro, che pur senza brillare conferiscono al gioco un aspetto a metà tra retrò e moderno.
In sintesi Ittle Dew 2 dimostra di aver colmato le lacune del capitolo precedente, ovvero quelle relative a contenuti e sistema di controllo. A dispetto di novità poco convincenti come la risicata componente RPG e l’evoluzione spongiforme dei nemici che rende tediose le fasi finali, il potenziale si vede e viene sfruttato prevalentemente in modo corretto -pur non inventando nulla- dal punto di vista meccanico, omaggiando al contempo la saga di Zelda con umorismo citazionale mai fuori luogo. Per finirlo ci impiegherete in media 5 ore, tuttavia la varietà e l’ampiezza della mappa ne aumentano notevolmente la rigiocabilità. Se vi sentite pervasi dal desiderio di nostalgia nintendiano made in ’90, Ittle Dew 2 potrebbe rivelarsi un ottimo acquisto. |
Valutazione scala 1/10 7.9 |
+ Gameplay semplice ma godibile + Totale libertà di progressione + Enigmi ben calcolati + Mappa ampia e varia + Stile conforme ai vecchi Zelda |
– Elementi RPG non pervenuti – Fasi finali spesso frustranti – Nessuna novità rivoluzionaria |
*Recensione basata su una copia promo fornita dal publisher*