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Danganronpa 2: Goodbye Despair – Recensione | Un titolo da Oscar

Danganronpa 2 fa parte di uno di quei brand che non passa facilmente inosservato, per un motivo o per un altro.
Tra i principali annoveriamo il grande carisma della sua mascotte, l’orsetto malvagio Monokuma, che ha contribuito ad attirare un numero considerevole di curiosi in Giappone e in tutto il mondo, consentendo al titolo di piazzare centinaia di migliaia di copie già nella settimana di lancio.
Un successo sorprendente, specie se si considera che i due capitoli principali (entrambi visual novel) sono stati lanciati in esclusiva su PSP e sono rimasti al di fuori del mercato home fino allo scorso 18 febbraio e al venturo 18 aprile 2016, rispettivamente date dell’uscita di Trigger Happy Havoc e Goodbye Despair su Steam.
Noi abbiamo ricevuto quest’ultimo in anticipo e, dopo averlo spolpato fino in fondo quasi di seguito al primo, siamo pronti a darvi un giudizio nella recensione che segue.

Danganronpa 2: Goodbye Despair – Recensione

Data di uscita: 19/04/2016
Versione recensita: PC
Disponibile su: PC
Lingua: Inglese
Prezzo di lancio: €49.99

Iniziamo col dire che si tratta di un sequel diretto, dunque per comprendere la storia è praticamente obbligatorio portare a termine il predecessore o, in alternativa, guardare l’adattamento animato di 13 episodi.
In entrambi i casi si assiste a un cliffhanger finale di proporzioni mostruose, costruito a regola d’arte per spiazzare il giocatore e spingerlo a desiderare ardentemente di conoscere il prosieguo della vicenda.

Lo scopo di Danganronpa 2: Goodbye Despair è proprio quello di concluderla, peraltro in modo eccezionale, portando avanti il filo logico degli eventi senza mai incappare in falle e incongruenze tali da intaccarne la fluidità narrativa.
Spike Chunsoft, sviluppatore noto ai più per aver lavorato a Pokémon Mystery Dungeon e J-Stars Victory, è riuscito nell’ardua impresa di creare una delle trame migliori -forse la migliore- di sempre in ambito visual novel, innovando allo stesso tempo il genere con interessanti variazioni alla classica formula ormai un tantino stagnante.
La bontà della sceneggiatura si tocca con mano sin dalle prime fasi, simili tematicamente a quelle di Trigger Happy Havoc tanto da scatenare frequenti déjà vu ma diversificate da nuovi personaggi e ambientazioni nonché importantissimi dettagli nell’economia della storia che vengono aggiunti con gradualità.

Danganronpa 2: Goodbye Despair – Video recensione

Noi interpretiamo l’ennesimo studente delle superiori dalla personalità in apparenza incolore, Hajime Hinata, costretto suo malgrado a partecipare ad una misteriosa gita scolastica nell’isola di Jabberwock insieme al resto della classe e all’insegnante, il coniglietto rosa Monomi; il character design è, come al solito, eccellente e tutti i compagni sono caratterizzati alla perfezione sia esteticamente che caratterialmente, cosa davvero rara al giorno d’oggi.

L’avventura è strutturata in modo speculare al primo episodio, con 6 casi di omicidio da risolvere suddivisi in capitoli al termine dei quali si dovrà affrontare il canonico processo di classe, marchio distintivo della serie.
Nonostante il gioco ci metta parecchio ad ingranare perdendosi in ciance, verso la fine si farà così avvincente ed incalzante da tenere letteralmente incollati allo schermo.

Il susseguirsi di colpi di scena e rivelazioni scioccanti corre verso un potente climax conclusivo, in grado allo stesso tempo di lasciare a bocca aperta e rispondere a tutti gli interrogativi lasciati dal titolo precedente, di sicuro meno brillante sotto l’aspetto narrativo.
Vi assicuriamo che se esistessero gli Academy Awards dei videogiochi, Danganronpa 2: Goodbye Despair vincerebbe senza ombra di dubbio l’Oscar alla migliore sceneggiatura originale.

Detto ciò, torniamo con i piedi per terra analizzando la parte ludica dell’opera in questione.
Sebbene gli sviluppatori abbiano apportato non pochi rinnovamenti, il gameplay di Goodbye Despair ricalca fedelmente la base meccanica del predecessore, con tutte le criticità che ne derivano.

Come in Trigger Happy Havoc, anche qui trascorreremo la maggior parte del tempo a cliccare e leggere i dialoghi spostandoci tra le varie locazioni per interagire con oggetti e personaggi.

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Danganronpa 2: Goodbye Despair è un seguito diretto di Trigger Happy Havoc

All’interno degli scenari più contenuti potremo ancora muoverci liberamente in prima persona. All’esterno invece ci toccherà muovere la figurina in 2D di Hinata a destra e sinistra in modo lento e tedioso, oltre che scomodo.
Ciò è stato giustificato da elementi di progressione legati ai passi effettuati, ad esempio il livello del personaggio, alquanto fine a se stesso. C’è poi una sorta di Tamagotchi che, se accudito con attenzione, permette di sbloccare degli oggetti esclusivi. Le loro funzioni coincidono con quelle dei regali da acquistare con Monocoin, e consentono di facilitare i minigiochi nei processi, fornendo aiuti o tempo extra.
Il fulcro dell’interazione in Danganronpa sono processi ispirati a quelli di Ace Attorney. Qui bisognerà analizzare e presentare le prove raccolte per smentire eventuali contraddizioni e marchiare il colpevole dell’omicidio di turno.

La difficoltà dei minigame in Goodbye Despair è stata senz’altro aumentata rispetto al passato, così come il numero degli stessi che cresce di due unità: avremo adesso il Logic Dive, percorso a scorrimento disseminato di ostacoli da evitare con i tasti direzionali, e il Rebuttal Showdown, dibattito in tempo reale in cui si dovranno tagliare le argomentazioni altrui con lame dal numero limitato.
A parte queste due new entry il parco minigiochi non ha subito variazioni significative e, se escludiamo il maggior grado di sfida presentato, la struttura rimane identica nei suoi alti e bassi.
Per alti intendiamo la frenesia e l’ingegnosità di certi enigmi, per bassi i tempi dilatati e la saltuaria frustrazione derivata da inferenze talora non molto intuitive e anzi decisamente contorte.
In poche parole, se non eravate fan dei processi nel primo episodio non lo sarete neanche qui.

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Danganronpa 2: Goodbye Despair include degli ottimi doppiaggi in giapponese

Tuttavia i contenuti non mancano e ad arricchire un’offerta già di per sé corposa (la longevità si attesta sulle 25+ ore) ci pensano le modalità secondarie: Magical Girl Miracle Monomi e Island Mode.
Nella prima vestiremo i panni del simpatico coniglietto rosa in un hack & slash isometrico nel quale l’obiettivo sarà quello di resistere a diverse ondate di nemici per poi sconfiggere il boss dell’area, mentre nella seconda ci verrà fatta vivere la storia da un punto di vista differente, un po’ come nello School Mode del primo Danganronpa; presente, infine, anche un riassunto del prequel sotto forma di light novel.

Per il resto non c’è molto da dire, dal momento che il comparto tecnico è rimasto pressoché invariato da quello del port PlayStation Vita datato 2014, a sua volta port della versione PSP risalente al lontano 2010, quindi aspettatevi ben poco dagli elementi in 3D presenti negli scenari.
Ottimo invece l’art style di tutto ciò che è in due dimensioni, chiaramente in stile anime, e il sonoro, che include i pregiati doppiaggi in lingua giapponese e le tracce musicali sempre incalzanti.

Conclusioni

Danganronpa 2: Goodbye Despair è la miglior visual novel che ci sia mai capitato di giocare.
Se si tralasciano i difetti congeniti dovuti in parte alla natura del gioco, cioè la scarsa interazione, le meccaniche talvolta troppo macchinose e le tempistiche dilatate, resta comunque un’esperienza memorabile che migliora praticamente in toto il predecessore e conclude la storia in modo impeccabile.
Vista l’altissima qualità complessiva del prodotto, lo consigliamo con enfasi a tutti gli appassionati del genere ma invitiamo anche i più scettici a dargli una chance, recuperando magari gli avvenimenti di Trigger Happy Havoc attraverso la visione della serie animata o la lettura della light novel.

Valutazione

8.9
+ Sceneggiatura da oscar
– Longevità notevole
– Appassionante e impegnativo
– Migliore del prequel in tutto e per tutto
– Limitazioni classiche da visual novel
– Ama temporeggiare
– Il gameplay non soddisfa ancora in pieno

*Recensione basata su una copia promo fornita dal publisher*

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