Salt and Sanctuary vuole essere un tributo bidimensionale a Dark Souls, senza dubbio uno dei più importanti franchise nati durante la scorsa generazione di console. Di metroidvania difficili ne esistono a bizzeffe, basti pensarre agli eccellenti Ascendant, Rogue Legacy o Ori and the Blind Forest. Tuttavia, i primi due si affidano a uno sviluppo procedurale dei livelli, mentre il terzo pone buona parte della propria difficoltà esclusivamente sugli elementi platform. Salt and Sanctuary vuole andare dunque a riempire questo vuoto, immergendoci in un’atmosfera cupa, oscura e disegnata in maniera deliziosa.
Salt and Sanctuary – Recensione
Data di uscita: 15/03/2016
Versione recensita: PS4
Disponibile su: PC, PS4, PSV
Lingua: Italiano
Prezzo di lancio: €19.99
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Il gioco è dunque un action adventure 2D con alcuni elementi ruolistici e un sistema di progressione del personaggio interessante, che pone l’accento sui combattimenti e sull’esplorazione.
Abbandonando la natura procedurale di molte produzioni simili (pensiamo anche al recente Bloodborne), gli sviluppatori di Ska Studios hanno realizzato un mondo di gioco decisamente gradevole alla vista, caratteristico per la splendida fusione tra personaggi quasi caricaturali e un’oscurità di fondo che dà un senso di mistero e di scoperta.
Tramite un editor del personaggio sorprendentemente approfondito potremo caratterizzare la fisionomia del nostro protagonista, scegliere una classe tra le 8 disponibili (tutte abbastanza classiche, ma garantiscono una notevole varietà) e lanciarci nell’avventura vera e propria.
La trama è quasi inesistente, praticamente un abbozzo pretestuoso per giustificare il gameplay vero e proprio, che poi è il piatto forte di questo Salt and Sanctuary.
La nostra missione ci porterà in giro per castelli decadenti, ruderi, edifici abbandonati e locazioni del genere, tutte accompagnate da palette di colori estremamente ridotte che donano una sensazione di antico e di consumato. Il fascino del setting è innegabile e gli avversari con cui ci scontreremo sapranno darci del filo da torcere già dopo le prime battute del gioco.
Non aspettatevi però un livello di difficoltà alla Dark Souls, né paragonabile a quello di rogue come il già menzionato Ascendant. Salt and Sanctuary richiede esclusivamente di avere pazienza e di non lanciarsi nella mischia come dei forsennati, sfruttando se possibile le peculiarità della vostra classe e l’ottimo sistema di parate e schivate messo a punto dallo sviluppatore.
Il nostro personaggio farà affidamento da subito su un’arma primaria dipendente dalla classe, che potrà includere spade, fruste, strumenti migliori dalla distanza e altri ideali per il confronto ravvicinato. Non manca la possibilità di utilizzare magie curative o di attacco, ma queste sono state inserite nel contesto di gioco con saggezza: un uso eccessivo delle magie ci porterà a venire “intossicati” da un determinato elemento, costringendoci a usare spell differenti o ad affidarci al combattimento melee.
Le armi contano su sistemi di combo piuttosto semplice ma efficace e tempi di carica dei colpi simili a quelli di Apotheon (o dello stesso Dark Souls), dunque sarà necessario abituarsi all’arma che stiamo utilizzando, comprenderne i ritmi, avvicinarci agli avversari con il giusto tempismo e sfruttare gli attacchi in maniera intelligente.
Per quanto il livello di difficoltà sia superiore alla media, i pattern comportamentali degli avversari non sono molto complessi e l’intelligenza artificiale risulta tutto sommato semplice. E’ comunque abbastanza efficace e solo in pochissimi casi siamo riusciti ad exploitarla.
Se gli avversari normali non rappresentano una minaccia di chissà che tipo, gli scontri con i boss sono cosa ben diversa: divertenti, vari, emozionanti, con creature gigantesche che cercheranno di farci la pelle e la necessità di imparare le diverse animazioni per evitare gli attacchi. Bel lavoro!
Ad aiutarci nelle nostre scorrerie saranno le classiche fialette con cui curare le ferite, che funzioneranno come dot alla maniera di The Witcher, senza dunque avere un effetto immediato e costringendoci a muoverci se fossimo alle prese con un boss.
Se capiterà di venire uccisi perderemo il nostro… sale.
Sì, potremo tornare nella stessa posizione, uccidere chi ci ha ucciso e recuperarlo.
Sì, quando uccideremo i nemici anche questi rilasceranno del sale…
Diciamo che Salt and Sanctuary “prende in prestito” numerosi elementi da Dark Souls, lasciando i riferimenti molto chiari e giocando con le citazioni senza preoccuparsi troppo delle conseguenze (legali >_>).
Gli accampamenti di Dark Souls vengono qui rimpiazzati da alcuni tempietti, luoghi privi di nemici dove potremo spendere i punti abilità guadagnati salendo di livello. Il gioco offre da questo punto di vista una notevole versatilità, non ci limita a seguire la strada predefinita dalla classe scelta all’inizio e, attraverso il classico sistema ad albero, ci permette di potenziarci negli ambiti che riteniamo più affini al nostro stile di gioco.
Se inoltre saremo in possesso degli oggetti giusti potremo personalizzare il tempio aggiungendo degli NPC che ci aiuteranno nel nostro viaggio, tra cui fabbri, armaioli, mercanti o personaggi che consentano il viaggio rapido.
Proprio lo spostamento rapido è un elemento importante in questo Salt and Sanctuary perché gli sviluppatori hanno deciso di rendere tutto più complicato evitando di inserire una mappa in stile Metroid. Non è esattamente il massimo, le ambientazioni non sono piccole e potrà capitare di non sapere dove andare, di non ricordare dove siamo stati e quali posti non erano ancora raggiungibili prima che apprendessimo l’ultima abilità.
Riteniamo tuttavia che questo non sia esattamente un difetto, ma piuttosto un voler dare un senso di esplorazione e familiarità con i luoghi tipico dei videogame degli anni ’90. Difficile, impegnativo, non collabora e non tiene per mano: ci piace.
Salt and Sanctuary offre una modalità cooperativa locale (niente online) che ci ha delusi e che a nostro parere va a snaturare il gioco stesso. Potremo giocare in compagnia di un amico che controllerà un secondo personaggio, ma in questo caso il livello di difficoltà si ridurrà in maniera troppo marcata. Alcuni scontri con i boss continueranno ad essere gratificanti, in quanto sarà possibile occupare i due lati dello scenario e “palleggiarsi” il cattivone, dando ad esempio il tempo al compagno di recuperare gli HP o di combinare qualcosa con l’inventario.
Sarà anche possibile teleportarsi immediatamente alla posizione del compagno, il che è un gran peccato: in questo modo si uccide la componente platform del gioco, il livello di sfida si riduce in maniera esponenziale e sembra di stare barando.
Si poteva fare qualcosa in più, magari incrementando i punti vita degli avversari ed eliminando del tutto il teletrasporto, ma immaginiamo che questa modalità sarà comunque divertente per chi sia alla ricerca di un semplice svago in compagnia di una persona di carne sul divano.
Nulla da ridire sul comparto tecnico e visivo del gioco, ma abbiamo un appunto importante da fare: abbiamo provato Salt and Sanctuary fino al giorno prima della release ufficiale, e le traduzioni in lingua italiana sembravano fatte con la versione ugandese di Google Translate, un gran numero di frasi non avevano assolutamente alcun senso.
Abbiamo consigliato agli sviluppatori di rimuovere l’italiano per il lancio e questi si sono detti d’accordo. Non sappiamo al momento se il team intenda lasciare le cose per come sono, ingaggiare dei traduttori umani o implementare eventuali segnali di fumo.
Conclusioni Salt and Sanctuary è una piacevolissima sorpresa, un gioco sufficientemente impegnativo e profondo nel battle system, capace di offrire varietà e una notevole personalizzazione del nostro avatar. Non ha una trama propriamente detta, la modalità cooperativa rende tutto fin troppo facile e la mancanza di una mappa scoraggerà molti giocatori. Tuttavia, la bellezza della direzione artistica, il fascino dei combattimenti con i boss e quella piacevole sensazione retro accompagneranno tutti quegli utenti alla ricerca di un metroidvania serio che tributi in 2D la grandezza di Dark Souls. Consigliato. |
Valutazione 8.3 |
+ Sistema di combattimento profondo e vario + Sviluppo del personaggio molto libero + Scontri con i boss davvero ben fatti + Esplorazione complessa ma appagante + Stilisticamente ottimo |
– L’assenza di una mappa scoraggerà molti – Co-op poco convincente – Traduzione italiana (al lancio) da rivedere |
beh oddio..a tratti sfiora la follia ma è anche vero che buttarsi ad andare avanti senza potenziare/comprare armi, corazze pozioni etc. porta a morte sicura, meglio potenziarsi a dovere prima di andare avanti. Però ragazzi è proprio un gran gioco.
Ciao, bella recensione, volevo chiederti come funziona il sistema di salvataggio: è frustrante o amichevole?
Salvataggio automatico, non lo definirei affatto frustrante, piuttosto elastico. Ti basta chiudere il gioco utilizzando il menù e fa tutto da solo. Considera anche che, sebbene elevato, il livello di difficoltà non è proprio folle, si assesta poco sotto quelli di Dark Souls: richiede impegno e attenzione, ma non è ingiusto.