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[Anteprima] Overwatch – Impressioni dalla beta

Tracciare un identikit di Overwatch non è affatto semplice, prima di tutto perché si tratta di un titolo ancora in beta e in secondo luogo a causa della sua multiforme personalità.
Lo sparatutto competitivo a squadre made in Blizzard ha tuttavia le idee chiare: imperniare la propria struttura sulla coordinazione e la cooperazione fra i vari team, un po’ come avviene in Heroes of the Storm, in modo da rendere essenziale il ruolo di ogni giocatore e non lasciar spazio al mero individualismo.

Le classi selezionabili sono quattro, ovvero assalto, difesa, tank e supporto, e contengono in tutto, allo stato attuale, 21 eroi la cui selezione potrà essere cambiata liberamente nel corso del match all’interno della stanza di spawn oppure a seguito di una morte.
Ciò che fa brillare Overwatch viene incarnato proprio dagli eroi, personaggi unici ben caratterizzati sia a livello estetico che meccanico, dotati di abilità molto peculiari che si sposano con svariati stili di gioco.
Di base ognuno possiede almeno un’arma, tre skill attive/passive e l’ultimate, mossa finale spesso devastante.

Tra gli eroi che ci hanno colpito di più annoveriamo di certo Genji, ninja cibernetico in grado di eseguire un doppio salto e deviare i proiettili nemici con la sua lama, Tracer, pistolera dallo stile run & gun munita di un dispositivo che le permette di tornare indietro nel tempo e Widowmaker, armata di fucile d’assalto automatico mutato in cecchino dalla pressione del tasto destro.
Che si decida di affrontare i nemici a viso aperto, difendere la propria base con torrette e barriere energetiche o curare gli alleati, l’obiettivo principale resta quello di coordinarsi al meglio e combinare le abilità per ottimizzare il lavoro di squadra.

La varietà conferita da tali caratteristiche si concretizza in partite emozionanti, ragionate ma velocissime, mai uguali fra loro e ricche di colpi di scena (creati spesso dall’attivazione delle ultimate), ambientate al momento in tre mappe mediamente estese e discretamente dettagliate.
Il design stesso degli scenari incoraggia il tatticismo, fornendo numerose postazioni di vantaggio per controllare agevolmente gli spostamenti avversari sul campo di battaglia e pianificare eventuali contrattacchi mirati.
Le location proposte finora sembrano studiate appositamente per le due modalità disponibili nella beta, Trasporto e Conquista, divertenti seppur poco innovative: nella prima un team dovrà scortare una navicella di carico fino al punto d’arrivo mentre l’altro cercherà di arrestarne l’avanzata, nella seconda le squadre si sfideranno per la conquista di punti critici sparsi per la mappa, sempre con la suddivisione tra attaccanti e difensori.
Niente di rivoluzionario, dunque, ma siamo certi che da qui alla versione finale vedremo rimpinguarsi la quantità di mappe e modalità, di vitale importanza per la longevità di base del titolo, a cui mancano ancora alcune aggiunte relative al roster e il bilanciamento fisiologico che avverrà anche grazie al feedback della community.

Nessuna sbavatura, infine, sotto il punto di vista tecnico.
Pur essendo in beta, Overwatch presenta un notevole livello di pulizia grafica e gira in modo più che egregio persino su sistemi datati, come da tradizione Blizzard; le opzioni di customizzazione sono sempre molteplici e completissime, così come i menù e l’hud.

Gli unici dubbi riguardano il piano contenutistico, al di là delle doverose entry nella versione finale, a nostro parere ancora scarno e privo di un’organizzazione, magari per rank o livelli, in grado di regalare senso di progressione e rigiocabilità al titolo.
Ci riserviamo di proseguire con l’analisi di ulteriori aspetti una volta che gli update avranno fatto il loro corso, ma già allo stato attuale Overwatch dimostra di possedere un potenziale degno dell’hype che si è portato dietro in questi mesi.
Sventata la paura del free to play, adesso si attendono annunci su eventuali espansioni future e -speriamo francamente di no- su skin e microtransazioni tanto vociferate ma, secondo noi, prive di senso in un tripla A multiplayer-only venduto a prezzo pieno.
La comunità sarebbe ben disposta a pagare per un pacchetto completo e supportato nel tempo e il gioco si incastona perfettamente nel mondo degli eSport: il destino di Overwatch, ora più che mai, è tutto nelle mani dei piani alti del colosso di Irvine.

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