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The Legend of Zelda: Majora’s Mask 3D – Recensione | Classici si nasce

Se escludiamo il controverso secondo episodio rilasciato orginariamente su NES, The Legend of Zelda: Majora’s Mask è senza dubbio il capitolo più particolare dell’intera serie nata dalla mente di Shigeru Miyamoto. Proprio Miyamoto decise di interrompere con Ocarina of Time la direzione del franchise, per lasciare spazio ad un arrembante Eiji Aonuma. Nonostante il carico di responsabilità fosse certamente gravoso, il buon Aonuma decise di non camminare sul sentiero già battuto, ma si lanciò invece su un progetto innovativo e senza dubbio unico, spezzando col passato in maniera netta.
Majora’s Mask è dunque seguito diretto dello straordinario Ocarina of Time, ma allo stesso tempo è un’opera originalissima, piena di personalità, per certi aspetti dirompente. E adesso è tempo di 3D.

The Legend of Zelda: Majora’s Mask 3D – Recensione

Data di uscita: 13/02/2015
Versione recensita: 3DS
Disponibile su: 3DS
Lingua: Italiano
Prezzo di lancio: €49.99
Dopo aver risolto i problemi di una tormentatissima Hyrule, il giovane Link si ritroverà a vagare insieme a Epona all’interno di una foresta sconosciuta, quando incontrerà un misterioso figuro celato dietro una maschera carica di malvagità. Questo l’incipit di Majora’s Mask, titolo dove la componente temporale è paradossalmente molto più importante di quanto non fosse in Ocarina of Time.

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La cittadina di Termina, hub principale del gioco, sarà minacciata per tutta la durata dell’avventura dalla Luna, il nostro carissimo satellite, per l’occasione in procinto di collassare sul nostro mondo e annientare ogni forma di vita. Starà a noi ovviamente cercare di salvare tutto e tutti, e per fare ciò avremo appena tre giorni di gioco. All’apparenza non è molto tempo in effetti, ma per fortuna entrerà presto in gioco la possibilità di manipolare il tempo, che potremo riavvolgere più o meno a nostro piacimento. Una volta arrivati dunque al terzo giorno, quando la luna apparirà terrificante e spaventosamente vicina alla nostra atmosfera, il prode Link potrà suonare l’ormai celebre Canzone del Tempo per tornare al primo giorno.
Ciò comporterà naturalmente un reset quasi totale di quanto avevamo fatto nei giorni successivi (o precedenti, a seconda del punto di vista!): perderemo tutto il nostro denaro, gli NPC non si ricorderanno di noi, gli eventi in città accadranno nuovamente in un certo ordine, gli oggetti consumabili in nostro possesso saranno perduti.

Ciò che non perderemo sarà invece la nostra conoscenza dei fatti, il nostro sapere alla perfezione come risolvere determinate missioni, la nostra ottimizzazione dei tempi e, soprattutto, il nostro completamento dei quattro, straordinari dungeon che rappresentano la chiave per salvare Termina.
Come il titolo lascia intendere, il gioco è incentrato sull’utilizzo di maschere che garantiranno al protagonista poteri o abilità speciali. Le maschere di base saranno tre, e ciascuna di esse sarà fondamentale per la risoluzione degli innumerevoli enigmi di cui il gioco è costellato. Potremo ad esempio imparare a planare dolcemente, a nuotare con grande abilità, a camminare sulla lava senza riportare danni, o magari a rotolare come solo i Goron sanno fare.
Oltre a poterci trasformare in Deku, Zora o nei già citati Goron, il mondo creato da Aonuma e soci metterà a nostra disposizione un corposo numero di maschere addizionali, non strettamente necessarie per completare l’avventura principale, ma utili invece per la lunghissima serie di quest secondarie presenti nel gioco.
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In maniera simile a quanto avveniva in Wind Waker, Majora’s Mask è infatti zeppo di segreti, missioni facoltative e contenuti aggiuntivi che fanno da corollario alla trama, e che naturalmente saranno il pane quotidiano di tutti gli appassionati del franchise.
Nella stragrande maggioranza dei videogame gli NPC tendono ad avere delle posizioni fisse, offrendo qualche linea di testo – spesso meri riempitivi – e poco altro. In Majora’s Mask le cose sono molto diverse. Fin da subito sarà chiarissimo come Termina sia in effetti una cittadina viva e pulsante, che muterà nel corso dei tre giorni della nostra avventura, dove gli innumerevoli abitanti si dedicheranno ad attività variegate, occupandosi ciascuno dei propri impegni, seguendo i propri affari, interagendo gli uni con gli altri secondo un pattern che – per forza di cose – impareremo a memoria grazie alla nostra capacità di riavvolgere il tempo.

I diversi comportamenti e le occupazioni degli NPC si traducono in quest che possono essere completate solo durante particolari momenti della giornata, prima o dopo che si verifichino determinati eventi. Se nell’originale Majora’s Mask ciò si traduceva in tempi morti non indifferenti aspettando che i personaggi compissero certe azioni, in questo remake si è deciso di potenziare in maniera netta una delle canzoni principali, che ci permetterà di spostarci avanti nel tempo di ora in ora (su Nintendo 64 si trattava invece di “salti” di 12 ore per volta).

Per semplificarci ulteriormente la vita, i developers hanno semplificato e arricchito il diario del protagonista, adesso dotato di un’interfaccia più user friendly e nel quale si registreranno in automatico tutte le quest che abbiamo attivato e le informazioni più importanti sui diversi NPC, in maniera tale da offrirci un quadro completo sulla situazione e di riassumere in modo chiaro cosa dobbiamo fare. Se da una parte non possiamo che apprezzare il desiderio di rendere il gioco più accessibile per il giocatore moderno, dall’altra non possiamo dirci totalmente felici del risultato: il diario continua infatti a nostro avviso ad essere confusionario, certamente meno che in passato, ma siamo convinti che sarebbe stato possibile renderlo molto più leggibile. Inoltre, la volontà di riportare tutte queste informazioni e “guidare” il giocatore va un po’ a snaturare la difficoltà del titolo originale, cosa che i veterani probabilmente non apprezzeranno.

I tempi cambiano, e Nintendo si adatta, non possiamo fargliene una colpa. Del resto è anche vero che i contenuti dei dungeon sono stati modificati, in particolare per quanto riguarda gli scontri con i boss. Avvicinandosi ad alcuni dei capitoli più celebri della saga, Aonuma ha deciso di mettere in evidenza i punti deboli dei diversi avversari di fine livello, modifica che rende il tutto molto più al passo con i tempi. Differenze notevoli poi per uno dei quattro boss, che in questo remake vede implementata una nuova fase di attacco, studiata ad hoc per l’occasione.

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I tweak implementati dal team di sviluppo non si fermano qui. Sfruttando a dovere il doppio schermo di 3DS, la mini mappa del gioco risulta nettamente più ampia e comoda da leggere. Alcune missioni richiederanno in particolare di muoversi con una certa velocità da un punto all’altro, e disporre di riferimenti visivi bene in evidenza nel nostro schermo inferiore si traduce in una vera manna dal cielo.

L’interfaccia utente è stata ovviamente ridisegnata sfruttando il touch screen, che ha permesso l’implementazione di alcune scorciatoie non presenti nel gioco originale, che ci permetteranno di preimpostare alcune maschere “preferite” da richiamare attraverso un semplice tocco. Se tale aggiunta risulta graditissima, ci domandiamo perché Nintendo non abbia sfruttato il touch screen per creare un qualche tipo di menù di selezione rapida che permettesse di scorrere attraverso le diverse maschere.

Una delle novità più interessanti sta nel fatto di poter salvare il gioco in qualsiasi momento, cosa non possibile nel titolo originale. Se infatti su Nintendo 64 dovevamo necessariamente suonare la Canzone del Tempo ed essere riportati al primo giorno per poter salvare i nostri progressi, questa edizione per 3DS ci consentirà di interrompere la partita in qualunque momento, grazie a un sistema di salvataggio che ben si sposa con la natura stessa di un prodotto mobile.
Nintendo va incontro al giocatore mordi e fuggi anche per quanto riguarda il teletrasporto tra i diversi punti di salvataggio, funzione che adesso verrà sbloccata con largo anticipo rispetto a quanto avveniva in passato.

Su Nintendo 64, Majora’s Mask faceva uso del modulo di espansione RAM (4MB in più all’epoca facevano faville) per gestire texture di alta qualità per quei tempi. Le potenzialità di 3DS vanno naturalmente oltre, e l’intero comparto grafico risulta essere nettamente superiore rispetto a quanto visto nella release originale.
I modelli poligonali sono molto più ricchi, in particolare per quanto riguarda i personaggi (Link sembra essere stato costruito sullo stesso modello utilizzato in Ocarina of Time 3D). I colori appaiono vibranti, l’effetto tridimensionale offerto da New 3DS è ineccepibile, anche se inutilizzato ai fini del gameplay. In linea di massima il gioco tradisce le sue origini su Nintendo 64, è abbastanza chiaro che non si tratti di un prodotto concepito per le macchine della corrente generazione. Tuttavia, se avete apprezzato il lavoro svolto su Ocarina of Time, senza dubbio apprezzerete anche questa nuova produzione.

Conclusioni
The Legend of Zelda: Majora’s Mask 3D è un’ottima riedizione di un titolo che ha fatto Storia. Il gioco è stato aggiornato sia dal punto di vista estetico che contenutistico, con aggiunte in linea di massima più che positive, e modifiche che hanno svecchiato il gameplay rendendo il prodotto molto più accessibile.
Si tratta di uno Zelda diverso rispetto ai soliti, più cupo, meno “rilassato”, ma una volta appresa la giusta strategia per massimizzare il tempo disponibile (Recupero oggetti > Quest > Sblocco livello > Salvataggio e ritorno al primo giorno > Dungeon) si otterranno soddisfazioni non indifferenti. Salutiamo allora quest’opera del maestro Aonuma, ci inchiniamo davanti alla dimostrazione che i classici non invecchiano mai, e consigliamo caldamente l’acquisto di Majora’s Mask 3D a tutti i possessori di 3DS (e non), indipendentemente dal fatto che possiate averlo già sviscerato su Nintendo 64!

+ Eccellente riedizione di un classico senza tempo
+ Tweak e migliorie molto gradite
+ Gameplay ancora fresco e piacevolissimo
+ Skullkid è uno dei villain più riusciti della serie
+ Più accessibile che in passato
– Journal ancora confusionario
– Alcune semplificazioni potrebbero far storcere il naso

Valutazione 9.1/10

Metascore 90/100

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