Dopo aver appreso che la commissione gaming del Belgio desidera perseguire penalmente Electronic Arts, altri 15 paesi si gettano nella mischia. All’ultimo convegno europeo sulla regolamentazione del gioco d’azzardo si è infatti parlato della questione loot box e dei sistemi di monetizzazione predatoria nei videogiochi. È stato anche firmato un documento con l’obiettivo di debellare simili meccanismi una volta per tutte. Tra gli stati coinvolti figurano Paesi Bassi, Francia, Spagna e Regno Unito, tutti d’accordo nel considerare pericoloso l’impatto delle loot box su minori e soggetti a rischio dipendenza.
Non solo, ma a quanto pare ci sarebbe anche l’obiettivo di vietare il maneggio di skin e affini sui siti di terze parti. L’esempio citato è quello di portali come CSGO Lounge, dove i giocatori possono partecipare ad aste, scambi e scommettere spendendo cifre anche importanti. E meno male che Valve si era impegnata a farli chiudere. Sicuro! Siti del genere continuano a sbucare fuori senza tregua, sicuri di poterla fare franca ancora una volta. Perché in fondo, parliamoci chiaro, finché i CEO riescono a specularci in modo indiretto a loro sta bene così.
Ora, però, devono vedersela con i governi. Non uno ma ben 16, intenzionati a tutelare i consumatori obbligando i publisher a rimuovere le loot box o modificarle in modo tale che non costituiscano gioco d’azzardo. E’ una bella gatta da pelare, specialmente per i furbetti del quartiere come Electronic Arts, che si è addirittura permessa di sfidare il Belgio. Il nuovo avvertimento lanciato al convegno ha il valore di un ultimatum a chiunque non si sia ancora adeguato. Se gli editori dovessero continuare sulla stessa strada, le sanzioni penali potrebbero diventare pesantissime.
Overwatch è la gallina dalle uova d’oro di Blizzard, grazie alle loot box
A ciò si uniscono le indagini partite nei giorni scorsi in Finlandia e in Australia, decise a porre un freno a un fenomeno che è diventato praticamente un cancro per l’industria dei videogiochi. Nelle relazioni ufficiali si parla di studi effettuati su larga scala che dimostrerebbero il legame psicologico tra loot box e gioco d’azzardo. Di conseguenza i risultati sarebbero devastanti su utenti affetti da dipendenze patologiche o semplicemente inclini alle scommesse. Il governo australiano valuterà quindi se applicare delle etichette specifiche sui giochi incriminati ed eventualmente vietarli a un pubblico di minorenni. Per una questione tanto seria è il minimo.
Ad ogni modo, a prescindere da quali saranno i verdetti negli altri Paesi, una cosa è certa. I nostri amici publisher dovranno in qualche modo scendere a compromessi e rinunciare a una parte ingente dei loro introiti annuali. Non ci sarà più la scusa delle figurine Panini o dell’interpretazione sbagliata di una legge. Molto presto sfruttare le debolezze psicologiche e le patologie dei consumatori non gli sarà più possibile. E questo ovviamente sarà una tragedia per tanti studi multimilionari che con le debolezze altrui ci hanno costruito interi business. Ci chiediamo come questi signori riusciranno a campare nei prossimi anni senza loot box. Magari chiedendo un canone di accesso ai server seguendo l’esempio del defunto online pass e altri DRM tristi? Qualcosa se la inventeranno, statene pur certi. Alla fine il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Per quello che hanno fatto al cervello e alla salute di bambini, ragazzini di varie età e alle loro famiglie (vedere quanto ha detto l’OMS sulle patologie gravi legate ai videogiochi e alle monete virtuali) le varie società in primis la Electronic Arts andrebbero non solo portate in tribunale ma chiuse per i gravi danni alla società causati dallo smodato desiderio di denaro di questi signori ben poco etici. Galera per tali manager di EA o multe? Sarebbe poco. Bisognerebbe tornare all’impalatura. Un bel palo di legno su dritto dal deretano fino alla gola di tali bastardi.
Nell’industria videoludica girano ormai troppi soldi. Compagnie come EA diventeranno sempre più viscide con il passare degli anni se gli utenti dovessero continuare ad accettare implicitamente le loro tattiche sborsando anche solo i 70€ canonici senza microtransazioni. L’unico rimedio potenziale è il boicottaggio, non vedo altre soluzioni.